Capacità, abilità, conoscenze e competenze

Chiunque abbia a che fare con la scuola sa che esiste una terminologia che bisogna apprendere e usare molto rapidamente ma che a volte è poco chiara a chi non è del settore (e a volte neanche agli addetti ai lavori). In particolare, la spesso si sente parlare di capacità, abilità, conoscenze e competenze e definirle può essere utile per comprendere cosa sono e come svilupparle, utilizzando le più opportune metodologie didattiche

Competenze, abilità, conoscenze e capacità

Capacità

Iniziamo con la capacità. La capacità è l’insieme di comportamenti in grado di permettere la riuscita nello svolgimento di un compito, derivante da una naturale predisposizione di un individuo a fare qualcosa. Ad esempio, una persona può avere una capacità innata per la matematica, il canto o la velocità di lettura. Essendo predisposizioni, più che svilupparle si può imparare a esercitarle in modo efficace.

Abilità

Le abilità sono invece le competenze acquisite attraverso l’istruzione, la formazione o l’esperienza. Ad esempio, una persona può imparare a suonare la chitarra, a parlare una seconda lingua o a utilizzare un software di elaborazione testi. Le abilità vanno sviluppate in modo mirato attraverso dei percorsi formativi.

Conoscenze

Le conoscenze sono informazioni o dati che una persona ha acquisito tramite l’istruzione, la lettura o l’esperienza. Ad esempio, una persona può conoscere le regole del calcio, la storia romana o la chimica organica. Le conoscenze sono i contenuti che vanno trasmessi.

Competenze

Infine, le competenze sono la combinazione delle capacità, delle abilità e delle conoscenze che permettono di eseguire un compito o risolvere un problema. Ad esempio, un medico ha competenze in medicina, chirurgia e diagnostica; un insegnante ha competenze nell’istruzione, nella pedagogia e nella gestione dei gruppi di studenti. Sviluppare competenze vuol dire creare percorsi e attività, interdisciplinari e multidisciplinari, con formazione teorica e pratica, per offrire alle persone strumenti ad ampio spettro per agire in varie circostanze non note.

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Emozioni, sentimenti, pulsioni e istinti

Quando si parla di emozioni e sentimenti capita spesso che non ci si intenda perché, per quanto crediamo di sapere cosa siano, non ci è sempre chiaro come definirli e circoscriverli. Succede, poi, che introducendo termini come pulsioni e istinti la confusione diventi massima: perché con Darwin si parla di istinti? Cosa intende James con emozioni? Perché Freud utilizza il termine pulsioni?

Emozioni, sentimenti, pulsioni e istinti

Le emozioni, i sentimenti, le pulsioni e gli istinti sono tutti termini utilizzati per descrivere le risposte del nostro corpo e della nostra mente a determinati stimoli. Tuttavia, ci sono alcune sottili differenze tra questi termini che vale la pena chiarire.

Le emozioni sono stati mentali e fisiologici che accompagnano un’esperienza o un pensiero. Sono generalmente brevi e intensi, e possono essere positivi o negativi. Le emozioni sono spesso accompagnate da cambiamenti fisici, come un battito cardiaco accelerato o una sudorazione. Ad esempio, la gioia, la tristezza, la paura e la rabbia sono tutte emozioni comuni.

I sentimenti sono simili alle emozioni, ma sono meno intensi e di durata più lunga. Essi descrivono l’atteggiamento generale verso una persona, un oggetto o un evento. I sentimenti sono spesso accompagnati da pensieri e comportamenti coerenti con essi. Ad esempio, l’amore, l’odio, l’indifferenza e la gratitudine sono tutti sentimenti comuni. 

Le pulsioni, invece, sono desideri o bisogni innati e universali che spingono l’individuo all’azione immediata per soddisfarle. Le pulsioni sono molto forti, spingono all’azione immediata per soddisfarle e, se non vengono soddisfatte, possono causare frustrazione e ansia. Ad esempio, la fame e la sete sono pulsioni. 

Gli istinti, infine, sono comportamenti innati e automatici che si verificano in risposta a determinati stimoli. Essi sono risposte automatiche e innate a situazioni specifiche, spesso sono anche pre-programmate in base alle esperienze e all’apprendimento. Ad esempio, un neonato che succhia per nutrirsi è guidato dall’istinto di sopravvivenza. 

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Mnemotecniche: ricordare è un’arte

Memorizzare è una capacità importante nello studio e lo stesso Dante nel Paradiso scrive «non fa scïenza, sanza lo ritenere, avere inteso» (canto V, vv. 41-42), quindi non c’è una vera conoscenza se, dopo aver compreso l’argomento, non riusciamo a fissarlo nella memoria.

Mnemotecniche

Fin dall’antichità, tuttavia, si sono cercate delle tecniche che consentissero di facilitare il ricordo di informazioni, per recuperarle al momento giusto. Tali tecniche sono chiamate, appunto, mnemotecniche. I sofisti, ad esempio, utilizzavano queste tecniche per memorizzare lunghe liste di argomenti e per presentarli in modo persuasivo durante i loro discorsi.

Con le mnemotecniche, la memoria non diventa solo una capacità, ma anche un’arte da affinare. Oggi ci sono diverse mnemotecniche disponibili, ognuna con i propri punti di forza e di debolezza, ma alcune di esse sono considerate particolarmente importanti e utili. Il trucco è trovare quella che funziona meglio per noi.

 

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Le metodologie didattiche

Le metodologie didattiche sono i modi in cui l’insegnante può strutturare e condurre una lezione o un corso. Le metodologie didattiche sono importanti perché possono influire sulla comprensione del materiale da parte degli studenti, possono sviluppare competenze trasversali e a mantenere vivo l’interesse del gruppo classe.

Metodologie didattiche

Le metodologie didattiche sono tante e varie e ne nascono sempre di nuove. Ovviamente, non esistono metodologie miracolose, valide con ogni studente, in ogni gruppo classe, con ogni docente e per ogni materia. Anche se esistesse la metodologia perfetta, inoltre, venendo applicata in modo continuo, senza variazioni, perderebbe alla lunga la sua efficacia.

Variare metodi di insegnamento, tuttavia, è fondamentale per un insegnante perché, oltre a intercettare più stili di apprendimento e a sviluppare competenze diverse, lo studio e l’applicazione di nuove metodologie permette all’insegnante stesso di non respirare la stessa area. 
Le metodologie didattiche, pertanto, servono tanto agli studenti quanto agli insegnanti.

Qui di seguito alcune metodologie che adotto e preferisco:

 

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Problem solving, pensiero laterale e pensiero critico

Il problem solving, oltre a essere una capacità, è una vera e propria metodologia didattica che insegna a risolvere problemi attraverso il pensiero critico, la logica, l’analisi, la sintesi, la creatività e la collaborazione efficace e proficua. Con il problem solving, gli studenti vengono esposti a problemi reali o a situazioni di simulazione che richiedono interventi complessi per essere risolte. Gli studenti devono analizzare i dati a disposizione, generare e valutare le possibili soluzioni e scegliere quella più adatta al contesto.
L’esercizio del problem solving richiede uno spirito critico, una mente aperta soluzioni imprevedibili, il pensiero laterale, la capacità di pensare in modo creativo e una buona dose di perseveranza.

Problem solving

Il problem solving, il pensiero laterale e il pensiero critico sono tre abilità chiave che ci aiutano a risolvere i problemi in modo efficiente ed efficace e che possono essere sviluppate nella didattica.

Pensiero laterale

Il pensiero laterale, il pensare fuori dagli schemi, è un metodo che consiste nell’osservare il problema da angolazioni diverse e trovare soluzioni inaspettate, attraverso idee nuove e innovative. Il pensiero laterale è particolarmente utile per risolvere problemi complessi o per creare nuove opportunità di riuscita.

Pensiero critico

Il pensiero critico, infine, ci aiuta a valutare la validità e l’affidabilità delle informazioni a disposizione. Il pensiero critico consiste nell’analizzare i dati con logica e obiettività, verificando fonti e valutando eventuali bias. Il pensiero critico è essenziale per prendere decisioni informate e per evitare di cadere in trappole cognitive.

Problem solving, pensiero laterale e pensiero critico nello studio della storia e della filosofia

Il problem solving, il pensiero laterale e il pensiero critico sono abilità estremamente importanti nello studio della storia e della filosofia.

Per quanto riguarda lo studio della storia, il problem solving è essenziale per comprendere e interpretare gli eventi del passato. Gli storici devono essere in grado di analizzare le fonti, identificare problemi e trovare soluzioni per comprendere meglio il contesto. Il pensiero laterale, inoltre, aiuta a guardare gli eventi storici da prospettive diverse, apportando nuove interpretazioni e comprendendo meglio la complessità degli eventi. Infine, il pensiero critico permette di valutare la validità e l’affidabilità delle fonti storiche ed evitare di cadere in trappole cognitive come il presentismo.

Per quanto riguarda lo studio della filosofia, invece, il problem solving e il pensiero critico permettono di analizzare i problemi filosofici e valutare le argomentazioni. Chi studia filosofia deve essere in grado di identificare le debolezze e le fallacie nelle argomentazioni e trovare argomenti forti per le varie questioni. Il pensiero laterale, infine, aiuta a considerare differenti prospettive, generare idee nuove e originali, e osservare complessità dei problemi filosofici in modo dinamico.

Esercizi possibili di sviluppo e rinforzo

Il problem solving, il pensiero laterale e il pensiero critico si possono sviluppare e rinforzare attraverso alcuni esercizi.

Per il problem solving possiamo utilizzare i seguenti:

  • Analisi del testo: somministrare agli studenti un testo complesso e chiedere loro di estrapolare i concetti principali, identificare i punti di forza e di debolezza dell’argomentazione, e formulare domande critiche sul contenuto.
     
  • Studio di un caso: presentare agli studenti un caso di storia o filosofia complesso e chiedere loro di formulare delle ipotesi, identificare le fonti e le informazioni pertinenti, e sviluppare una soluzione plausibile.
     
  • Discussione di gruppo: organizzare una discussione di gruppo su un tema specifico, fornendo agli studenti un set di informazioni incompleto o ambiguo, in modo che devono fare affidamento sulla loro capacità di risolvere problemi per sviluppare una risposta coerente e giustificabile.

I seguenti esercizi, invece, possono essere usati per il pensiero laterale:

  • Scrittura creativa: chiedere agli studenti di scrivere una storia alternativa, un finale alternativo o una soluzione alternativa a un problema storico o filosofico.
     
  • Analisi di immagini: presentare agli studenti una serie di immagini che rappresentano concetti storici o filosofici e chiedere loro di estrarre informazioni, idee e concetti nascosti o impliciti.
     
  • Analisi del linguaggio: presentare agli studenti una citazione famosa o un testo complesso e chiedere loro di trovare significati alternativi o interpretazioni divergenti.
     
  • Attività di brainstorming: fornire agli studenti un tema filosofico o storico e chiedere di generare il maggior numero possibile di idee e argomenti relativi al tema. Questo esercizio aiuta gli studenti a sviluppare la loro creatività e a esplorare diversi punti di vista su un argomento.

Per il pensiero critico possiamo utilizzare i seguenti:

  • Analisi delle fonti: chiedere agli studenti di esaminare e valutare le fonti che si riferiscono a un evento o un concetto storico o filosofico, per identificare le opinioni, i pregiudizi e le limitazioni.
     
  • Analisi delle argomentazioni: chiedere agli studenti di esaminare e valutare l’argomentazione di un testo storico o filosofico, per identificare le affermazioni, le premesse e le conclusioni, e valutarne la coerenza e la plausibilità.
     
  • Esame delle implicazioni: chiedere agli studenti di esaminare e valutare le implicazioni di un’idea o un evento storico o filosofico, per identificare le conseguenze a breve e lungo termine, e valutarne la rilevanza e l’importanza.
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Realtà virtuale, realtà aumentata e metaverso

 Sempre più spesso si sente parlare di mondi virtuali e di come le nuove tecnologie stiano cambiando la nostra modalità di interagire con il mondo fuori di noi.

La realtà virtuale (Virtual Reality – VR), la realtà aumentata (Augmented Reality – AR) e il metaverso sono tecnologie che consentono di creare esperienze immersive e interattive, pur presentando peculiarità differenti.

Realtà virtuale

La realtà virtuale, infatti, crea un ambiente completamente sintetico che gli utenti possono esplorare utilizzando un visore o uno schermo. Inoltre, gli utenti possono muoversi all’interno dell’ambiente virtuale e interagire con esso attraverso dispositivi di input come controller o guanti. La realtà virtuale viene utilizzata principalmente in ambito ludico e di intrattenimento, ma sta trovando sempre più applicazioni in ambito educativo e terapeutico.

Realtà aumentata

La realtà aumentata, invece, è una tecnologia che sovrappone elementi virtuali al mondo reale. Gli utenti possono vedere il mondo reale attraverso un dispositivo di visualizzazione, come uno smartphone o un tablet, e vedere elementi virtuali sovrapposti al mondo reale. La realtà aumentata viene utilizzata principalmente per visualizzare informazioni supplementari su oggetti del mondo reale. Per esempio si possono osservare i resti archeologici e, attraverso il dispositivo, vedere la possibile ricostruzione storica.

Metaverso

Il termine metaverso, infine, si riferisce a un ambiente virtuale globale che gli utenti possono esplorare e in cui possono interagire tra di loro, utilizzando avatar virtuali per rappresentare se stessi. Il concetto di metaverso è stato originariamente introdotto negli anni ’90 nella letteratura fantascientifica, ma negli ultimi anni è diventato un tema molto attuale.

Il metaverso è spesso associato alla realtà virtuale e alla realtà aumentata, ma è molto più ampio e complesso e comprende entrambe le tecnologie. La tecnologia alla base del metaverso include la grafica tridimensionale, l’intelligenza artificiale, la realtà virtuale, la realtà aumentata, il cloud computing e la blockchain.
L’idea è che in futuro, il metaverso diventi un luogo dove le persone possono incontrarsi, condividere interessi e interagire in modo simile al mondo reale. Magari anche dove ricreare delle aule virtuali in cui fare lezione e sperimentare nuove metodologie didattiche.

Attualmente sono in via di sviluppo diverse piattaforme di metaverso come Second Life, VRChat, Entropia Universe ecc.. ognuna con le proprie caratteristiche e specificità. 

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Stili di apprendimento

Non impariamo tutti le stesse cose, con la stessa velocità e con le stesse modalità. Cresciamo con l’idea di essere portati per alcune materie, con il giudizio dato sui risultati del nostro studio e con la credenza di essere più o meno bravi a studiare. 

Tutti si son sentiti rivolgere la domanda: quanto studi? Riducendo l’apprendimento a una questione quantitativa. Qualcuno, più fortunato, si sarà sentito chiedere: come studi? Ma, anche in questo caso, la risposta si perde in questioni tecniche e spesso è: leggo-sottolineo-schematizzo-ripeto, in modo più o meno variabile. La domanda che faccio ai miei studenti è: come impari? Quando apprendi facilmente qualcosa di nuovo, quando impari con disinvoltura qualcosa di scuola e non, quando ti senti di sapere qualcosa senza grandi fatiche, cos’è che hai fatto per raggiungere tale obiettivo? Questo perché ognuno di noi ha un modo diverso di imparare, ha un diverso stile di apprendimento.

Imparare e apprendere

Gli stili di apprendimento si riferiscono a come le persone acquisiscono, elaborano e trattengono le informazioni. Bisogna osservare, tuttavia, che gli stili sono descrittivi, non prescrittivi, quindi ci dicono comefunzioniamo” e non come “dovremmo funzionare”. Inoltre, le varie teorie degli stili di apprendimento descrivono tendenze, non valori assoluti.

Insegnare e apprendere

Diverse sono le teorie sugli stili di apprendimento. Una delle più note è quella di Howard Gardner. Questi sostiene che esistono intelligenze multiple, tra cui l’intelligenza linguistica, quella logico-matematica, la visivo-spaziale, l’intelligenza musicale, la corporea-cinestetica, l’intelligenza interpersonale e quella intrapersonale. Secondo questa teoria, ognuno di noi ha una combinazione unica di tali intelligenze e ciascuna di queste intelligenze può essere utilizzata per apprendere in modi diversi. Ad esempio, una persona con un’intelligenza linguistica potrebbe imparare meglio attraverso la lettura e la scrittura, mentre una persona con un’intelligenza visivo-spaziale potrebbe imparare meglio attraverso mappe e grafici.

L’educatore e teorico Neil Fleming, invece, propone la teoria dei modelli di apprendimento, identificando tre modelli: uditivo, visivo e cinestetico. Per Fleming, che si lega alla Programmazione neurolinguistica (PNL o Neuro-linguistic programming, NLP) , i modelli descrivono il canale preferenziale attraverso il quale l’individuo acquisisce la conoscenza.

Infine, un’altra importante teoria è quella dell’educatore statunitense David Kolb, il quale ha sviluppato  un modello di apprendimento basato su 4 fasi: attiva/concreta, riflettente, teorizzante/concettualizzante e applicativa/sperimentale. Kolb crede che il processo di apprendimento sia ciclico ma che ognuno di noi abbia una preferenza per una o più fasi di questo ciclo.

Stili di apprendimento

Al di là delle varie teorie e delle loro differenze, è fondamentale che ognuno di noi si interroghi sul proprio modo di imparare, in modo da mettere in campo delle strategie che siano più efficaci, ricalibrando lo studio e le energie necessarie a raggiungere il risultato. Ed è importante che anche gli insegnanti e gli educatori riconoscano che esistono vari modi per veicolare le informazioni e sviluppare le competenze.

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Il tedesco filosofico: i modi per dire corpo

Körper, Leib e Leiche sono tutti termini tedeschi che si riferiscono al corpo umano, ma con sfumature di significato leggermente diverse. Il corpo, infatti, si può dire in vari modi in tedesco e ogni modo rivela una concezione profonda di quel che il nostro corpo rappresenta.

Corpo

Körper si riferisce al corpo umano in generale, sia vivo che morto. Si può usare per parlare di un corpo sano o malato, di un corpo atletico o sedentario.

Leib, invece, si riferisce al corpo umano come sede dell’anima o della personalità. Leib rimanda a Leben, vivere/vita, è il corpo vivo e vitale.

Leiche, infine, si riferisce al corpo umano quando è privo di vita, morto. Si può usare per parlare di un cadavere o di una persona deceduta.

 

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La filosofia e la piazza: agorazein

Chi ha studiato filosofia conosce la vita di Socrate e del suo amore per il filosofare nella piazza, con gli altri. Non tutti, però, sanno che in greco esiste una parola che è difficilmente traducibile in italiano, se non con un giro di parole. Parliamo del termine “agorazein“.

Agorazein

La parola “agorazein” deriva dal greco antico “agora“, che indicava la piazza o il mercato. Inizialmente, quindi, il termine “agorazein” si riferiva semplicemente all’azione dell’andare in piazza o di frequentare il mercato. Tuttavia, con il tempo, il termine è diventato più ampio e ha assunto anche un significato filosofico.

Nel pensiero greco antico, infatti, l’agora era il luogo dove si svolgevano le attività pubbliche e dove si discutevano questioni politiche e filosofiche. Di conseguenza, “agorazein” ha cominciato a significare anche il partecipare alla vita pubblica o il prendere parte al dibattito pubblico.

Nel pensiero filosofico classico, “agorazein” è spesso associato all’idea di libertà e di democrazia. Essere in grado di “agorazein” significa avere la possibilità di esprimere le proprie opinioni e di partecipare attivamente alla vita pubblica, senza essere sottomessi o intimoriti.

Inoltre, “agorazein” è anche spesso associato all’idea stessa di filosofare o di pensare in modo critico, divenendo uno dei modi in cui si esercita la filosofia: il partecipare attivamente al dibattito pubblico condividendo i propri ragionamenti.

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Come utilizzare Wikipedia in modo rigoroso

Tutti conoscono Wikipedia, in tanti la usano ma in pochi sanno come farlo. C’è chi la usa in maniera acritica e chi, invece, la vede come un male da combattere. Tuttavia, benché non si possa utilizzare Wikipedia come fonte autorevole,  seguendo alcune precauzioni è possibile utilizzare Wikipedia in modo rigoroso e affidabile.

Wikipedia

Innanzitutto, è importante ricordare che Wikipedia è un’enciclopedia online aperta a chiunque, il che significa che chiunque può contribuire a scrivere e modificare gli articoli. Questo può rendere il contenuto della piattaforma meno affidabile rispetto a fonti più tradizionali, come libri o riviste accademiche. Pertanto, è sempre importante fare una verifica delle fonti citate nell’articolo.

È inoltre importante fare attenzione agli eventuali pregiudizi o partigianerie presenti negli articoli di Wikipedia. Può capitare, infatti, che alcuni articoli siano influenzati da opinioni personali o da una particolare prospettiva. Pertanto, è importante considerare diverse fonti e punti di vista per avere una visione più ampia e accurata dell’argomento.

Inoltre, è importante prestare attenzione alle date di modifica degli articoli. Se un articolo è stato modificato di recente, ciò può indicare che le informazioni in esso contenute sono ancora attuali e accurate. Al contrario, se l’articolo non è stato aggiornato da molto tempo, potrebbe contenere informazioni obsolete o non più accurate.

Wikipedia può essere utilizzata per consultare gli articoli presenti sulla piattaforma come punto di partenza per la propria ricerca e non come fonte principale. In questo modo, si può avere una panoramica generale sull’argomento di interesse e, successivamente, approfondire la ricerca utilizzando fonti più affidabili e autorevoli.

Le fonti citate dagli articoli di Wikipedia, inoltre, possono fornire delle piste importanti per le nostre ricerche. Un ulteriore suggerimento potrebbe essere quello di consultare l’articolo in più lingue, per recuperare più fonti e spunti.

In sintesi, per utilizzare Wikipedia in modo rigoroso è importante:

  • Verificare le fonti citate nell’articolo
  • Considerare diverse fonti e punti di vista
  • Prestare attenzione alle date di modifica degli articoli
  • Utilizzare Wikipedia come punto di partenza per la ricerca e non come fonte principale
  • Utilizzare le fonti citate come piste di indagine

Per ulteriori fonti ho raccolto una abbondante sitografia di storia.


Vedi anche:

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