Il Partito Comunista Italiano

Nato a Livorno il 21 gennaio 1921 con il nome di Partito Comunista d’Italia (poi rinominato Partito Comunista Italiano nel 1943), il PCI diventò, dopo l’esperienza della dittatura fascista, il più importante partito della sinistra italiana.

Antonio Gramsci

Uno dei suoi fondatori, Antonio Gramsci, è stato tra i più importanti intellettuali italiani. Il capo più rappresentativo fu però Palmiro Togliatti, che guidò il PCI negli anni della ricostruzione, facendo diventare i comunisti un attore importante nella nascita della Costituzione. Sul PCI di Togliatti ci sono diverse interpretazioni: alcuni studiosi sottolineano il ruolo del partito nella costruzione della democrazia italiana (anche se mantenne vivo l’entusiasmo rivoluzionario dei suoi militanti), altri storici evidenziano invece il legame stretto di Togliatti con Stalin e con l’URSS, da cui, in pratica, dipendeva ogni scelta del PCI, che approvò perfino la repressione sovietica a Budapest nel 1956. Inoltre, la presenza di un così forte partito comunista e di un debole partito socialista ha impedito per molti anni in Italia l’alternanza al governo, facendo della Democrazia Cristiana il partito della difesa della democrazia italiana dal pericolo sovietico.

Manifesto del Partito Comunista italiano

Negli anni il PCI cominciò a riflettere sulla possibilità di costruire una “via italiana al socialismo”, vista l’impossibilità di arrivare al potere in un’Italia ormai saldamente inserita nell’Alleanza Atlantica. La stagione più vivace del PCI fu quella della guida di Enrico Berlinguer, segretario dal 1972 al 1984: il PCI si allontanò piano piano dall’URSS, progettando la nascita di un “eurocomunismo”, anche se ancora c’erano al suo interno settori vicini a Mosca. Ma in quegli anni c’era anche per il PCI il pericolo della contestazione dei movimenti studenteschi e dei movimenti extra-parlamentari. Berlinguer portò il PCI a collaborare con la DC al governo alla fine degli anni Settanta. Negli anni Ottanta iniziò il declino del partito, che perse voti a ogni elezione e perse anche diverse battaglie politiche e sindacali (la sconfitta nello sciopero della Fiat nel 1980, con la “marcia dei quarantamila”, e la sconfitta al referendum sulla “scala mobile” nel 1985, vinto dai socialisti, sono i simboli di quel tramonto). Solo nel 1989, caduti i regimi comunisti dell’Est, il PCI capì che doveva cambiare e il 3 febbraio 1991 finiva la storia di questo partito, trasformato in Partito Democratico della Sinistra, poi entrato nell’Internazionale Socialista. Il simbolo della falce e martello è scomparso solo nel 1998, con la nascita dei Democratici di Sinistra. E’ così stato possibile per uomini politici provenienti dal PCI arrivare infine al governo e nelle più alte cariche dello Stato: Massimo D’Alema è diventato Presidente del Consiglio dal 1998 al 2000, mentre Giorgio Napolitano, esponente dell’area più moderata del PCI (che dialogava con gli USA), è diventato Presidente della Repubblica nel 2006.

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Andare a Canossa

L’espressione “andare a Canossa” è divenuta un proverbio italiano che indica un gesto di sottomissione umiliante. L’origine dell’espressione risale all’anno 1077, quando l’imperatore Enrico IV, in conflitto con papa Gregorio VII, si recò a Canossa, in Emilia Romagna, per chiedere perdono al pontefice.

Enrico IV - Andare a Canossa

Lo scontro tra l’imperatore e il papa

La vicenda ebbe inizio quando Enrico IV, che aveva ereditato il titolo di re dei Romani e di futuro imperatore del Sacro Romano Impero dal padre. Il nuovo imperatore cominciò a intralciare l’operato della Chiesa e in particolare a interferire nelle nomine dei vescovi. Questa ingerenza fu malvista dal papa Gregorio VII, che aveva avviato una riforma ecclesiastica che prevedeva una maggiore autonomia della Chiesa rispetto ai poteri temporali.

La situazione degenerò fino a sfociare in uno scontro aperto tra il papa e l’imperatore. Nel 1075, Gregorio VII emanò il cosiddetto Dictatus Papae. Tale documento consisteva in un insieme di tesi sul potere papale e sanciva il primato del pontefice sulla Chiesa e sulle monarchie cristiane. Enrico IV reagì con un atto di sfida: convocò un sinodo a Worms, nel quale, però, i vescovi tedeschi lo dichiararono deposto. Enrico rispose allontanando i vescovi ribelli e nominando nuovi vescovi, che furono a loro volta scomunicati dal papa.

Matilde di Canossa

Andare a Canossa

La situazione di stallo continuò per alcuni anni, fino a quando Enrico IV decise di cercare una via d’uscita. Nel gennaio 1077, l’imperatore si recò con un seguito di nobili e vescovi a Canossa, dove il papa si era rifugiato presso la contessa Matilde di Canossa, sua sostenitrice. Enrico si presentò alla porta del castello vestito da penitente, scalzo e in abiti umili, e chiese udienza al pontefice. Dopo tre giorni di attesa, durante i quali Enrico scontò la propria penitenza, il papa gli concesse l’assoluzione e lo riammise nella Chiesa.

La sottomissione di Enrico IV a Canossa non risolse definitivamente lo scontro tra papato e impero, che continuò a trascinarsi per decenni. Tuttavia, l’episodio di Canossa rimase nella storia come uno dei momenti più significativi del conflitto tra papato e impero, e l’espressione “andare a Canossa” divenne simbolo di sottomissione umiliante e di abiura della propria posizione di potere.

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Vittoria di Pirro

L’espressione “vittoria di Pirro” è divenuta famosa per indicare una vittoria ottenuta a costo di gravi perdite, tanto da vanificare i benefici conseguiti. Tale espressione ha le sue radici nella figura storica di Pirro, re dell’Epiro, un regno dell’antica Grecia, vissuto tra il 318 e il 272 a.C.

Vittoria di Pirro

Pirro, un generale molto abile, è noto soprattutto per la sua campagna contro Roma, nella quale mise in campo la sua fanteria pesante e la cavalleria, riuscendo a sconfiggere i Romani in due importanti battaglie: la prima presso Eraclea nel 280 a.C. e la seconda a Ascoli Satriano nel 279 a.C.

Nonostante le vittorie ottenute, il costo in termini di uomini e risorse fu altissimo per il re dell’Epiro. Pirro ebbe, così, la consapevolezza che, anche in caso di ulteriori vittorie, non avrebbe potuto consolidare il proprio potere in Italia e quindi decise di abbandonare la campagna. Si dice, infatti, che Pirro in seguito alla vittoria abbia esclamato: “Un’altra vittoria così e sarò perduto”.

La vittoria di Pirro è quindi diventata un modo di dire che indica una vittoria che, nonostante i successi iniziali, porta con sé conseguenze negative a lungo termine.

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Cronologia degli zar (imperatori di Russia)

Gli zar hanno avuto una grande importanza nella storia europea e mondiale. Viene qui proposta la cronologia degli zar che hanno guidato la Russia, e non solo, con il riferimento ad alcuni eventi fondamentali.

Innanzitutto, è nel XV secolo che si afferma il Principato di Mosca, nel territorio sotto il controllo mongolo. A guida del Principato di Mosca c’è Ivan I, della dinastia Rjurikide.
Dal ‘400 i principi moscoviti estendono il loro potere su altri territori russi. I principi moscoviti sono appoggiati dalla Chiesa russa ortodossa.

Nel 1480 il principe russo Ivan III il Grande libera il paese dai mongoli.
Ivan III, detto il Grande, si proclama sovrano di tutta la Russia. Ivan III centralizza lo stato appoggiato dalla piccola nobiltà contro l’alta aristocrazia. Egli elabora la teoria della terza Roma: dopo la caduta di Roma e Costantinopoli Mosca sarebbe diventata la terza città simbolo dell’Impero e della Cristianità.

Tuttavia, è solo con Ivan IV, detto il Terribile, che viene adottato il titolo di zar mentre il titolo di imperatore, associato a quello di zar, si adotta soltanto con Pietro I Romanov.

L’ultimo zar è stato Nicola II Romanov, costretto ad abdicare con la rivoluzione del 1917.

Cronologia degli zar

Nome Dinastia Anni Note
Pietro I Romanov 1721-1725 Detto il Grande
Con Pietro I c’è stato un forte impulso all’europeizzazione dei costumi russi e alla modernizzazione del paese.
Caterina I Romanov 1725-1727  
Pietro II Romanov 1727-1730  
Anna Romanov 1730-1740  
Ivan VI Romanov 1740-1741  
Elisabetta Romanov 1741-1762  
Pietro III Romanov 1762  
Caterina II Romanov 1762-1796 Detta la Grande. La zarina è stata un’esponente importante del dispotismo illuminato.
Paolo Romanov 1796-1801  
Alessandro I Romanov 1801-1825 Ha combattuto contro la Francia di Napoleone.
Costantino I Romanov 1825  
Nicola I Romanov 1825-1855  
Alessandro II Romanov 1855-1881 Nel 1861 abolisce la servitù della gleba.
Alessandro III Romanov 1881-1894  
Nicola II Romanov 1894-1917 Nel 1904-05 combatte la guerra russo-giapponese
Nel 1905 c’è una rivoluzione e Nicola II concede riforme.
Nel 1914 la Russia entra nella Prima guerra mondiale e nel 1917 il regno dello zar è travolto dalle rivoluzioni di febbraio e di ottobre.

Vedi anche:

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Attività didattiche

L’apprendimento è un processo continuo che richiede costante impegno e dedizione. Per aiutare gli studenti a raggiungere i loro obiettivi educativi e per aiutare i docenti nell’insegnamento, vengono qui proposte oltre 100 attività didattiche, alcune più generiche e altre più specifiche, che utilizzano diverse metodologie didattiche. Tali attività didattiche hanno come obiettivo quello di sviluppare varie competenze e permettere l’acquisizione di conoscenze. Queste attività sono state progettate per essere interattive e coinvolgenti, in modo che gli studenti possano imparare seguendo il proprio stile di apprendimento.

Le attività sono state proposte e sperimentate in classe, con gruppi di studenti diversi, ovviamente non tutte insieme e non tutte con gli stessi studenti. Tuttavia, queste attività vanno pensate come spunti e ispirazioni, per rendere più dinamiche le lezioni.

Attività e metodologie
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Segretari del PCUS

I segretari del Partito comunista dell’Unione sovietica (PCUS) hanno giocato un ruolo fondamentale nella storia europea e mondiale. Il PCUS ha assunto tale denominazione nel 1952, quindi bisogna considerare che nel 1917 si chiamava Partito operaio socialdemocratico russo e, nel 1918, Partito comunista russo. Viene qui proposta la cronologia dei segretari che hanno, di fatto, guidato l’Unione sovietica, con il riferimento ad alcuni eventi fondamentali.

Nome Anni Note
Vladimir Lenin 1922-1924 Lenin guida la rivoluzione di ottobre del 1917 che porta i comunisti al potere.
Adotta la politica economica chiamata “comunismo di guerra” e poi la NEP.
Nel 1922 la Russia si trasforma in Unione Sovietica.
Iosif Stalin 1924-1953 Si scontra con Lev Trotsky, sostenendo la politica del comunismo in un solo paese.
Adotta l’industrializzazione forzata attraverso piani quinquennali.
Nel 1939 sottoscrive il patto di non-aggressione con Hitler (Ribbentrop-Molotov) che viene superato dall’invasione con l’Operazione Barbarossa del 1941.
Georgij Malenkov 1953 Segretario per una settimana: dal 7 marzo 1953 al 14 marzo 1953.
Nikita Chruščëv 1953-1964

Nel 1955 dà origine al Patto di Varsavia.
Pronuncia il rapporto (Rapporto Chruščëv)  durante il Congresso del PCUS del 1956 denunciando i crimini di Stalin.
Nel 1956 sopprime la protesta dell’Ungheria.
Nel 1962 è protagonista della crisi dei missili di Cuba.

Leonid Brežnev 1964-1982 Nel 1968 sopprime la “primavera di Praga”.
Interviene in Afghanistan nel 1979.
Jurij Vladimirovič Andropov 1982-1984  
Konstantin Černenko 1984-1985  
Michail Gorbačëv 1985-1991 Nel 1986 avviene il disastro di Černobyl.
Adotta una politica di ristrutturazione del potere (perestrojka) e trasparenza (glasnost).
Nel 1991 si dissolve l’Unione Sovietica.

Vedi anche:

  • Cronologia degli zar
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L’inquisizione spagnola

La storia dell’inquisizione spagnola è stata spesso interpretata in modo opportunistico a seconda delle posizioni di partenza degli storiografi. Il giornalista spagnolo Julian Juderìas ha coniato, a tal proposito, l’espressione leyenda negra (“leggenda nera”), per identificare quel riflesso intellettuale, diffuso soprattutto nell’Europa del nord, che pone in risalto gli aspetti più torbidi dell’inquisizione in un’ottica antispagnola.

Inquisizione spagnola

L’inquisizione spagnola, in tutta la sua storia, non è stata uno strumento così solido ed efficace come viene tramandato, né era solita ricorrere alla tortura o alla morte, pur mancando per l’accusato un reale meccanismo di difesa. I processi seguivano una certa imparzialità, benché l’istituto non fosse esente da corruzione. Numerose vittime dell’inquisizioni sono state ebrei o di origine ebraica, ma l’antisemitismo, che pure l’inquisizione ha istituzionalizzato e incentivato, non è nato con questo tribunale e la cancellazione del tribunale non porterà alla fine dell’antisemitismo, per quanto sia fuori di dubbio che il tribunale abbia contribuito alla denigrazione dell’ebreo. L’inquisizione spagnola non ha perseguitato solo le fedi minoritarie, ma ha anche cercato di correggere e definire diversi aspetti della fede cristiana. Tuttavia, l’inquisizione è stata sottomessa più alla corona che al papa e in molti casi è stata utilizzata per consolidare il potere statale. Nonostante la reale convinzione di molti inquisitori di difendere la fede cattolica o la nazione spagnola, molti processi hanno avuto luogo a causa di dissidi sociali ed economici e per radicati pregiudizi culturali, di cui hanno fatto le spese migliaia di vittime innocenti.

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Thomas Malthus

Thomas Robert Malthus (1766 – 1834) economista e politico inglese nel suo Trattato sulla popolazione, sostiene che la popolazione (umana) cresce secondo una progressione geometrica (per esempio 2, 4, 8, 16, …), mentre le risorse necessarie per la sua alimentazione crescono secondo una progressione aritmetica (per esempio 3, 6, 9, 12, …). In tale crescita abbiamo due tipi di freni: i freni preventivi, che riducono la natalità (leggi a favore del controllo demografico), e i freni positivi, che aumentano la mortalità (carestie, epidemie e guerre).

Thomas Malthus

Non importa quali siano i numeri di partenza: prima o poi la popolazione supera le risorse e la crescita non può continuare e, senza un controllo demografico, l’umanità può solo aspettarsi catastrofi che riequilibrano il rapporto popolazione-risorse.

 

 

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La mafia

La mafia è un complesso di organizzazioni criminali, diffuse su base territoriale, rette dalla legge dell’omertà e strutturate gerarchicamente.

Emerge per la prima volta in Sicilia negli anni successivi all’unità (1861) e si presenta all’inizio come una società segreta che esige obbedienza, cioè «umiltà», un termine che nella versione dialettale diventa «omertà».

La mafia non è solo un fenomeno criminale ma spesso rappresenta una «patologia» del potere. La mafia ha espresso ed esprime il rifiuto delle leggi dello Stato da parte di diversi soggetti sociali e istituzioni.
La mafia è diventata più forte nei territori dove lo Stato era più debole.

La mafia ha assunto nel corso del tempo diverse fisionomie che hanno giustificato l’uso plurale del termine «mafie», che indica la presenza di organizzazioni criminali su territori diversi da quello originario della Sicilia occidentale, per esempio la ‘ndrangheta in Calabria e la camorra nell’area vesuviana.

Mafia

Le attività mafiose

Sul piano locale, la principale attività è l’estorsione sistematica (il «pizzo») esercitata su attività economiche lecite e illecite.

Dagli imprenditori di vari settori dell’economia legale (commercio, edilizia, agricoltura) i mafiosi pretendono tangenti promettendo di ‘proteggerli’ contro la delinquenza, ossia da altri gruppi di mafiosi, e spesso per questa via diventano essi stessi imprenditori. Altra attività è il commercio illegale (stupefacenti, armi, prodotti di contrabbando) anche su larghissima scala.

Legato alla mafia è anche il fenomeno del «clientelismo», con cui si identifica la pratica disonesta con cui personaggi influenti o individui dell’amministrazione pubblica instaurano un sistema di favoritismi e scambi.

Le caratteristiche

La mafia si è configurata come un’organizzazione di controllo del territorio e ha assunto tre caratteristiche fondamentali:

-La forma del clan parentale, compatto nel mantenimento della segretezza nei confronti dell’avversario concorrente e dell’autorità;

-Il modello dell’associazione segreta, con un rito di affiliazione che crea un’ulteriore esclusione dalla società civile;

-La forma di una rete di affari di scala sovralocale e internazionale, con un fluido giro di affari.

La mafia non è mai statica ma è sempre in movimento, si rinnova, si adegua continuamente ai grandi mutamenti istituzionali o di mercato.

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Canzoni e storia

La musica e le canzoni hanno da sempre accompagnato la storia e la trasmissione di testimonianze, vicende e valori. Nel Novecento, alcuni brani sono diventati celebri e conosciuti pur trattando temi storici e complessi. A queste canzoni vanno aggiunti anche i canti della Resistenza e quelli in voga durante il fascismo perché anch’esse sono entrate a far parte della cultura pop, oltre che popolare. 

Canzoni e storia

Le canzoni qui proposte sono una selezione personale, quindi parziale e soggettiva.

Brano:

Cantato da:

 

 

Bella ciao

 

Canzone del bambino nel vento

Francesco Guccini

Ciao, amore ciao

Luigi Tenco

Enola Gay

Orchestral Manoeuvres in the Dark (OMD)

Faccetta nera

 

Fischia il vento

 

Futura

Lucio Dalla

Gimme Hope Jo Anna

Eddy Grant

Giovinezza

 

Guantanamera

Joseíto Fernandez

Here’s To You

Joan Baez

Il ragazzo della via Gluck

Adriano Celentano

La badoglieide

 

La canzone del Piave

 

Ma mi

Ornella Vanoni

Masters of War

Bob Dylan

Miss Sarajevo

U2 e Luciano Pavarotti

Nena

99 Luftballons

Papaoutai

Stromae

Pipes of Peace

Paul McCartney

Sunday Bloody Sunday

U2

Tammurriata nera

 

Titanic

Francesco de Gregori

Vola colomba

Nilla Pizzi

Waterloo

ABBA

Wind Of Change

Scorpions

Zombie

Cranberries


Per i suggerimenti potete scrivere nel form qui in basso.

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