La vita
Hannah Arendt è stata una filosofa ebrea tedesca, nota per la sua opera sulla teoria della politica, la filosofia della storia e la filosofia della coscienza. Nasce nel 1906 in un sobborgo di Hannover, da una famiglia ebrea benestante. Arendt è sempre stata una studentessa brillante: studia prima a Marburgo e poi a Berlino, dove incontra il famoso filosofo Martin Heidegger con cui avrà una importante relazione, sia filosofica che personale. Tra i suoi maestri ci sono anche Karl Jaspers e Edmund Husserl.
A Berlino, durante l’ascesa del nazismo, Arendt si avvicina al mondo ebraico, anche se non era mai stata molto legata alla religione. In seguito alla discriminazione subita in quanto ebrea, viene arrestata mentre effettua ricerche sulla propaganda nazista. Riesce a scappare e fugge a Parigi, ma nel 1940 la Francia cade e Arendt viene catturata e messa in un campo di concentramento, da cui riuscirà a fuggire per gli Stati Uniti dove vivrà fino alla sua morte, avvenuta a New York nel 1975.
Tedesca ed ebrea
Arendt ha avuto un rapporto complesso con la Germania, affermando di non sentirsi tedesca, anche se non ha mai dimenticato la sua lingua madre. Nel 1933 lascia la Germania e non vi farà ritorno fino al 1949. Nel 1937 viene privata della cittadinanza tedesca e solo nel 1959 le viene concesso il passaporto americano, che definisce «il libro più bello della sua vita».
Si dice che nel 1959, accettando il premio Lessing, affermi che quando le chiedono «Chi sei?» lei risponda «sono un’ebrea», perché questa sarebbe l’unica risposta che tenga conto della persecuzione. Arendt afferma di essere un’ebrea emancipata ma non libera dall’antisemitismo.