La questione della colpa
Alla fine della Seconda guerra mondiale c’erano due visioni dominanti riguardo al futuro della Germania e dell’Europa:
- L’idea di umiliare la Germania, sostenuta da Charles de Gaulle, che considerava la Germania come la “malattia” d’Europa;
- L’idea di un’Europa unita, in cui la Germania potesse rinascere dal punto di vista politico e dove l’Europa intera fosse vista come la “malattia” da affrontare.
Una federazione di popoli
Hannah Arendt sosteneva la seconda teoria e proponeva che l’Unione Europea dovesse assumersi la responsabilità di affrontare sia il problema ebraico che quello tedesco, proponendo una federazione europea che avrebbe dovuto affrontare i problemi dei popoli senza stato. Arendt sottolineava che il livello delle politiche nazionali è cambiato e anche il concetto di guerra si è evoluto e quindi era necessaria una nuova prospettiva politica.
Le colpe della Germania
Alla fine della Seconda Guerra Mondiale, si poneva il problema di come giudicare la Germania e le sue colpe. La Germania aveva subito una sconfitta totale, era stata invasa e non c’era stata alcuna resistenza contro il regime nazista. Di conseguenza, l’idea diffusa era che tra nazismo e Germania non ci fosse alcuna differenza, e che il nazismo fosse il risultato della cultura tedesca, vista come una costante minaccia per l’Europa. Questa visione veniva fatta risalire a diverse figure storiche, come Bismarck e Lutero, e alla fallita via democratica nella costruzione dello stato tedesco.
In alcuni dei suoi scritti del 1945, “Colpa organizzata e responsabilità universale” e “Approcci alla questione tedesca”, Hannah Arendt criticava questa interpretazione, sostenendo che essa nascondeva l’origine reale del nazismo e permetteva che si ripetesse in futuro. Secondo Arendt, il nazismo non era figlio della cultura tedesca, ma era un prodotto del male europeo e un crollo di tutte le tradizioni tedesche ed europee. Hitler, secondo Arendt, voleva distruggere il popolo tedesco e sostituirlo con un popolo ariano. Infatti, prima dello sterminio degli ebrei, c’era stato il progetto di “eutanasia”, che prevedeva lo sterminio di malati, disabili e omosessuali. Il progetto è stato, poi, fermato a causa delle proteste, mentre non ci sono state proteste durante lo sterminio degli ebrei.
La crisi dello stato nazionale
Il punto che può spiegare il nazismo è la crisi della società europea, la crisi degli stati nazionali e la crisi della struttura di classe.
Friedrich Meinecke afferma che il nazismo è stato un potenziamento della forza dello stato nazionale portando un forte contrasto tra kratos (stato) ed ethos (morale). Arendt afferma, invece, che non è un potenziamento ma un crollo: lo stato nazionale è come una scatola vuota e la forza di questa scatola vuota può essere presa da un altro soggetto.
I processi di Norimberga e le colpe giudicate
Arendt sostiene che la questione della colpa dei tedeschi dopo la Seconda guerra mondiale è complessa e non può essere ridotta a semplici categorie di colpevoli e innocenti. Sottolinea l’importanza di distinguere tra colpa legale e colpa morale d sottolinea la necessità di una giustizia che non sia basata solo sulla forza del vincitore ma su una legge universale eterna, accessibile a tutti gli uomini.
Dopo la guerra si cercano i colpevoli e questo si vede bene nei processi di Norimberga (specialmente il primo).
Il tribunale di Norimberga contesta tre colpe:
- crimini contro la pace
- crimini di guerra
- crimini contro l’umanità
Il primo problema per Arendt è distinguere il colpevole. Arendt dice che solo Dio può sapere se un tedesco sia nazista o meno, ma come giudicare il colpevole che non ha trasgredito le leggi nazionali? Come possiamo definire questo tipo di colpa? L’ufficiale tedesco nel campo di sterminio non trasgrediva neppure le leggi internazionali, dobbiamo quindi attribuirgli delle colpe morali? Che rapporto c’è tra la colpa (così evidente) e il colpevole (meno evidente). C’è il male ma non c’è la malvagità.
Jaspers e La questione della colpa
Arendt e Jaspers discutono entrambi della questione della colpa in relazione ai processi di Norimberga dopo la Seconda Guerra Mondiale. Mentre Arendt sottolinea la difficoltà nell’identificare il colpevole e distinguere tra colpe morali, metafisiche e politiche, Jaspers, ne La questione della colpa, propone la classificazione delle colpe in:
- colpe morali, che non possono essere perseguite;
- colpe metafisiche, che l’uomo ha in quanto uomo;
- colpe politiche, legate all’appartenenza a un popolo e che non si risolve nei tribunali;
- colpe criminali, dell’individuo che viola le leggi.
Arendt sottolinea anche il problema dell’uso retroattivo del reato di crimini contro l’umanità e come ciò riguarda la coscienza degli individui che hanno eseguito le leggi. Coloro che avevano eseguito le leggi ora erano accusati per non aver dato spazio alla coscienza.