Mnemotecniche: ricordare è un’arte

Memorizzare è una capacità importante nello studio e lo stesso Dante nel Paradiso scrive «non fa scïenza, sanza lo ritenere, avere inteso» (canto V, vv. 41-42), quindi non c’è una vera conoscenza se, dopo aver compreso l’argomento, non riusciamo a fissarlo nella memoria.

Mnemotecniche

Fin dall’antichità, tuttavia, si sono cercate delle tecniche che consentissero di facilitare il ricordo di informazioni, per recuperarle al momento giusto. Tali tecniche sono chiamate, appunto, mnemotecniche. I sofisti, ad esempio, utilizzavano queste tecniche per memorizzare lunghe liste di argomenti e per presentarli in modo persuasivo durante i loro discorsi.

Con le mnemotecniche, la memoria non diventa solo una capacità, ma anche un’arte da affinare. Oggi ci sono diverse mnemotecniche disponibili, ognuna con i propri punti di forza e di debolezza, ma alcune di esse sono considerate particolarmente importanti e utili. Il trucco è trovare quella che funziona meglio per noi.

 

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E-learning: il futuro dell’apprendimento

Internet e le nuove tecnologie rappresentano una rivoluzione epocale, in grado di trasformare ogni campo della società. Tale rivoluzione, però, non è stata ancora pienamente recepita dal sistema scolastico italiano che rimane strettamente legato agli antichi modelli di insegnamento. Riflettere su come sfruttare la rivoluzione digitale per rendere l’insegnamento più efficace è una sfida che coinvolge tutti quelli che lavorano in quest’ambito.

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Nativi digitali, analfabeti digitali

I millennials vengono spesso definiti “nativi digitali”, intendendo con questa espressione degli individui che considerano la tecnologia come un elemento naturale. La definizione di nativi digitali contrapposta agli immigranti digitali è stata proposta nel 2001 da Marc Prensky, nel saggio Digital Natives, Digital Immigrants [1]. Al di là del dibattito sulla scientificità o meno di questa espressione, si può osservare come essere nativi non implica necessariamente il sapere utilizzare al meglio ciò che si considera naturale. Come avviene con le lingue, si può avere come lingua nativa l’italiano e non conoscere a fondo la grammatica o non saper usare la lingua in modo appropriato. Con le tecnologie avviene lo stesso. Moltissimi giovani usano le tecnologie in modo naturale ma estremamente limitato: non sanno come effettuare delle ricerche in modo efficace, non sono capaci di scegliere le parole-chiave (keywords) giuste, non sono in grado di selezionare e discernere le fonti, non sanno cosa sia e come funzioni una newsletter, usano poco le email, non hanno la capacità di curare la propria esposizione sul web, non conoscono le leggi che vigono su internet e neppure i codici di condotta virtuali (netiquette) che regolano le interazioni. In poche parole: molti nativi digitali sono analfabeti digitali.
Osservando la situazione in questo modo ci è più facile comprendere perché l’uso diffuso delle tecnologie non abbia portato a un sostanziale miglioramento delle conoscenze, come molti teorici sostengono [2], e in che modo si possono inquadrare molti fenomeni di cyberbullismo così come i veri e propri crimini su internet (dalle violazioni dei diritti d’autore alle forme di persecuzione o alla violazione della privacy). A tal proposito, è bene notare che gli incontri che vengono organizzati tra i ragazzi e i vari esperti (psicologi, poliziotti, ingegneri informatici ecc…) servono soprattutto a sensibilizzare sulle conseguenze di certi atti, non a educare a un uso migliore di tali tecnologie. Non sarebbe neppure efficace pensare a delle lezioni frontali in cui spiegare come internet possa essere utile e come utilizzarlo. Per educare i nativi digitali è necessario utilizzare la stessa lingua.

I vantaggi della piattaforma e-learning

L’e-learning è una metodologia di apprendimento basata sull’uso delle nuove tecnologie [3]. Tale metodologia di apprendimento è oggi sempre più frequente nel mondo anglosassone, soprattutto in ambito universitario, e nel mondo aziendale ma risulta ancora estraneo al sistema scolastico italiano.
Le piattaforme e-learning sono dei siti web a cui accedono studenti e insegnanti per condividere del materiale didattico. Tale materiale viene presentato in modo da permetterne un uso autonomo da parte dello studente e per questa ragione si parla di e-learning e non e-teaching, dal momento che l’autonomia di chi apprende rimane centrale. Il materiale viene presentato per lo più come forma di corsi [4], con letture, video, esercizi con correzione automatica e spazi dove permettere una riflessione più articolata che può essere condivisa e discussa con altri studenti.
L’e-learning, è bene dirlo in modo esplicito, non sostituisce la didattica tradizionale ma ne è un valido supporto. La didattica frontale, specialmente se consente le interazioni, e la guida di un tutor esperto della materia sono ancora oggi i metodi più efficaci di apprendimento stabile.
La piattaforma non è un social network perché, anche se sono possibili delle forme di interazione tra studenti, l’obiettivo non è quello di creare dei legami sociali o mantenere dei contatti e l’accesso alla piattaforma è possibile fintanto che si è legati alla istituzione/scuola, avendo pertanto un numero di partecipanti ristretto.

Come strutturare la piattaforma e-learning

La piattaforma dovrebbe prevedere del materiale didattico suddiviso in corsi e test in base agli argomenti e alle materie. Ogni corso presentato avrà un test di valutazione con domande a risposte multiple e, in alcuni casi, con possibilità di produzione scritta degli studenti. Le produzioni scritte potrebbero essere visibili a tutti gli studenti mentre il risultato dei test di valutazione saranno visibili solo agli insegnanti.
La piattaforma dovrebbe essere accessibile solo attraverso delle credenziali che vengono attribuite agli studenti all’inizio del loro percorso formativo. L’accesso alla piattaforma sarà quindi impossibile ad altri se non a loro e solo fino a quando saranno studenti. Gli insegnanti, anch’essi dotati di credenziali, potranno accedere alla piattaforma per inserire i propri corsi, visualizzare il lavoro svolto dagli studenti e moderare gli interventi negli spazi dove sono permessi i commenti degli studenti. I corsi inseriti dagli insegnanti dovrebbero essere confermati da un coordinatore che valuterebbe l’omogeneità tra i vari corsi e potrebbe suggerire correzioni per rendere i corsi calibrati per la piattaforma. I corsi presenti, con il tempo, verrebbero a costituire un vero e proprio patrimonio di conoscenze della scuola, in grado anche di fare la differenza nell’orientamento della scelta da parte dei genitori.
Come incentivare i ragazzi a seguire questi corsi? Innanzitutto, i ragazzi saprebbero che il professore può vedere chi ha frequentato il corso e potrebbe tenerne in considerazione, qualora lo studente in aula fosse in grado di aver acquisito quelle conoscenze. Gli studenti, poi, che avessero dei voti oscillanti possono essere invitati a seguirne alcuni. Infine, gli stessi studenti, a gruppi o a classi, potrebbero essere invitati a pensare e preparare loro stessi dei corsi da mandare online, sempre con la supervisione dei loro insegnanti.
Su una piattaforma pensata per le scuole superiori si possono immaginare vari tipi di corsi:

Corsi di base o di recupero: rivolti agli studenti con bisogni speciali. Questi corsi sono pensati soprattutto per studenti con difficoltà di tipo linguistico o con lievi problemi cognitivi, ma possono essere utili anche come punti di partenza per chi trova delle difficoltà in alcune materie. Tali corsi sono quindi ideali per ragazzi stranieri (con almeno il livello B1 di italiano, secondo il quadro europeo delle lingue [5]), ragazzi sordi, dislessici ecc… I testi per questi corsi devono essere preparati ad hoc tenendo in considerazione i suggerimenti di Tullio De Mauro [6]: frasi semplici, periodi il più possibile brevi, con costruzioni esplicite, vocabolario di base con termini tecnici ridotti al minimo e chiariti all’occorrenza e senza usare impliciti culturali. Di ausilio sono sicuramente l’uso di immagini, video e parti del testo colorate. Il tutto, ovviamente, rimanendo nelle regole della lingua italiana e rendendo il testo interessante. Come è evidente, scrivere un testo facilitato non è all’inizio né intuitivo né facile, ma bisogna ricordare che questi sono corsi di supporto e che non è necessario che coprano tutto lo scibile né che ciò avvenga tutto in una volta [7]. Ogni corso può essere perfezionato col tempo.

Corsi di approfondimento o di eccellenza: rivolti agli studenti che vogliono saperne di più. Molti insegnanti lottano per terminare il programma ministeriale in classi con molti studenti e tutti con esigenze e interessi diversi. In tale contesto è difficile avere il tempo per dare a ciascuno degli spunti da cui partire. I corsi di approfondimento sono pensati proprio con la finalità di stimolare gli studenti ad approfondire gli argomenti di studio, anche attraverso un approccio interdisciplinare. Tali corsi presentano, infatti, dei conteniti (testi, video ecc…) creati originalmente o presi da altre fonti, dove gli argomenti trattati in classe vengono visti da altri punti di vista. Possiamo pensare a un corso dove viene presentato un paragone tra Giacomo Leopardi e Arthur Schopenhauer o tra il decadentismo di Oscar Wilde, quello di Joris-Karl Huysmans e quello di Gabriele D’Annunzio o ancora versioni di latino da tradurre direttamente in altre lingue.
Gli studenti, in tali corsi, possono essere invitati a lasciare proprie riflessioni sotto forma di commenti che da una parte andranno a impreziosire il corso stesso e dall’altra educheranno gli stessi studenti a commentare un testo sul web in modo ragionato. Sarebbe così, al contempo, un’educazione alla propria esposizione sul web seppur in un contesto limitato e circoscritto.

Corsi generici e obbligatori per tutti: rivolti a tutti gli studenti e/o insegnanti. È bene che ci siano dei corsi obbligatori per gli studenti (e magari qualcuno anche per gli insegnanti), sia perché in questo modo sono spinti ad utilizzare la piattaforma e sia perché, così facendo, si possono far circolare delle informazioni ritenute importanti e di natura non strettamente didattica. Si può pensare ad un corso sul regolamento scolastico, sul cyberbullismo, sugli effetti del fumo o delle droghe sull’organismo ecc…

Test generali di fine scuola: rivolti a tutti gli studenti. I test generali non sono corsi ma possono aiutare nell’e-learning. Si possono fornire dei test agli studenti di varia natura: cultura generale, logica o specifici per le varie discipline, sul modello degli alpha-test. Tali test potrebbero mostrare agli studenti le lacune da colmare o delle parti da approfondire nel caso in cui fossero intenzionati a proseguire gli studi. Sono quindi pensati sia come orientamento e sia come preparazione ai test di ingresso universitari.

Costi e tempistica

Il costo della realizzazione di tale piattaforma è relativamente basso, se si considera che per la sua realizzazione sono necessarie poche caratteristiche come lo spazio web, un sistema di accesso riservato con registro delle credenziali e una assistenza tecnica minima. Su internet sono comunque disponibili piattaforme anche a titolo gratuito [8].
Il vero lavoro sarà la realizzazione e l’inserimento dei corsi che richiederà più tempo, sforzi e organizzazione e non potrà che avvenire in modo graduale e coordinato.

Ulteriori sviluppi

La piattaforma e-learning così pensata può vedere la partecipazione di più scuole, sul modello già utilizzato dalle università nel progetto Coursera [9] così come può evolversi collaborando con le case editrici, siti web specializzati o divulgatori scientifici già presenti nel web.
La piattaforma e-learning, oltre a rappresentare uno strumento efficace per gli studenti e rappresentare un patrimonio di conoscenze per la scuola, potrebbe permettere in futuro delle lezioni capovolte, le cosiddette “flipped classroom” [10], dove gli studenti entrano dapprima in contatto con l’argomento didattico in modo autonomo e lo analizzano in modo interattivo con l’insegnante in classe.

Note

[1] http://marcprensky.com/digital-native/
[2] https://ed.stanford.edu/news/technology-can-close-achievement-gaps-and-improve-learning-outcomes
[3] https://www.unich.it/fusero/pdf/LEZ%20%20A.pdf
[4] Esempio di corso: http://tomascipriani.it/introduzioneallafilosofia
[5] http://parliamoitaliano.altervista.org/certificati-della-lingua-italiana/
[6] T. De Mauro, Guida all’uso delle parole, Roma, Editori Riuniti, 1980) e Capire le parole, Roma-Bari, Laterza, 1994
[7] Esempio di testo facilitato: http://parliamoitaliano.altervista.org/velina/
[8] Esempi di piattaforme e-learning http://ischool.startupitalia.eu/education/53640-20160419-elearning-piattaforme-open-source
[9] https://www.coursera.org/
[10] http://www.uq.edu.au/teach/flipped-classroom/what-is-fc.html

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Apprendimento e memoria: come migliorare?

Apprendimento

CervelloL’apprendimento è stato facilitato dall’emergere degli affetti: questi, infatti, hanno fornito dei valori per orientare il comportamento, dal momento che le esperienze sensoriali più importanti sono sentite come affettivamente piacevoli o spiacevoli. In seguito gli affetti hanno dato origine ad associazioni con eventi, organismi e oggetti sviluppando le potenzialità dell’apprendimento stesso. Quindi l’apprendimento non è una semplice associazione di idee e le emozioni giocano un ruolo fondamentale. La volontà nell’apprendimento è importante, ma solamente nella misura in cui orienta l’attenzione e cerca la strategia migliore per raggiungere un apprendimento consolidato. Molto spesso, però, l’apprendimento avviene senza che la nostra volontà giochi un ruolo, quindi l’apprendimento non è un processo esclusivamente intenzionale.

Memoria

Come diceva infatti Dante: Non fa scienza, / sanza lo ritenere, avere inteso (Divina commedia, canto V). Non è una vera conoscenza se non siamo in grado di ricordare dopo avere capito di che si tratta. Cruciale nell’apprendimento è, pertanto, il ruolo della memoria.
Quando si parla di memoria è centrale il concetto di «consolidamento», che è il nome che viene dato ai complessi processi cerebrali che «trasformano le esperienze fugaci in ricordi a breve termine, prima, e in ricordi a lungo termine, poi» (J. Panksepp, L. Biven, 2012, p. 226). Ancora una volta le emozioni giocano un ruolo importante anche in questo processo: i ricordi più solidi sono, infatti, quelli connotati emotivamente.
ApprendereLa memoria, va sottolineato, non è una funzione unitaria e ne esistono diverse tipologie. Una distinzione importante è tra memoria procedurale, o implicita, e la memoria esplicita. La prima è quella legata, soprattuto, alle conoscenze pratiche, come il saper nuotare o l’andare in bici; la seconda, invece, comprende la memoria dichiarativa, appresa attraverso lo studio o l’esperienza, la memoria autobiografica, legata ai ricordi importanti per noi, e la memoria fattuale, formata dai ricordi episodici.
La memoria non corrisponde ad una variazione sinaptica: il ricordo non corrisponde ad un particolare neurone o ad un collegamento tra determinati neuroni. La memoria deve essere vista come una funzione di sistema dovuta all’interazione di reti multidimensionali che coinvolgono gruppi di neuroni. I ricordi, pertanto, sono «necessariamente associativi e non sono mai identici» (G. Edelman, 2004, p. 45). Tale sistema dinamico è influenzato, quindi, dai vari sistemi sensoriali, dai sistemi emotivi e dalle altre funzioni superiori.

Come migliorare l’apprendimento?

Per migliorare l’apprendimento è necessario tenere in conto, innanzitutto, dell’aspetto emotivo. Si parla spesso di filtro affettivo, cioè quella barriera emotiva che impedisce al cervello di operare al pieno delle sue funzioni. Sappiamo oggi, da studi scientifici, che un coinvolgimento emotivo migliora l’apprendimento e lo rende stabile nel tempo. Quindi è importante appassionare, incuriosire, entusiasmare gli studenti se vogliamo che imparino meglio e in modo duraturo.
Gli studi sulla memoria suggeriscono, inoltre, un approccio allo studio multidimensionale, utilizzando vari canali e sensi per veicolare le informazioni (immagini, letture, audio ecc…).
In questa concezione, la comprensione dell’argomento e il collegamento con le altre conoscenze sono di grande sostegno all’apprendimento, dal momento che moltiplicano gli accessi alla conoscenza.
Il coinvolgimento emotivo, la multidimensionalità e la guida nella comprensione sono tre pilastri fondamentali per un apprendimento efficace: laddove uno di tali aspetti dell’insegnamento venisse depotenziato (ad esempio a causa di difficoltà cognitive che riducono la capacità di comprensione o nei casi in cui la multidimensionalità sia ridotta) è necessario concentrare gli sforzi nel potenziare maggiormente gli altri due pilastri, e soprattutto curare l’aspetto emotivo. Perché, come scrisse Plutarco, «la mente non è un vaso da riempire ma un legno da far ardere».


Bibliografia:

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