Margherita Sarfatti

Margherita Sarfatti è una delle figure più importanti del primo Novecento italiano:  scrittrice, giornalista, critica d’arte, promotrice dell’arte italiana nel mondo e a lungo amante e consigliera di Benito Mussolini.

Margherita Sarfatti

Margherita Grassini, che dopo il matrimonio con Cesare Sarfatti prenderà il suo cognome, nasce nel 1880 da una famiglia ebraica e benestante di Venezia. Riceve una buona istruzione ed è fiera della sua cultura ebraica, nonostante si converta, poi, al cattolicesimo. Parla varie lingue e conosce molti artisti e intellettuali celebri all’epoca: è la prima donna a occuparsi di critica d’arte in Europa.

A ventidue anni si trasferisce a Milano dove, insieme al marito, frequenta gli ambienti socialisti e comincia a scrivere per L’Avanti, organo di stampa del Partito socialista italiano. Al giornale, la Sarfatti conosce Benito Mussolini, che ne diventerà il direttore e, dopo l’espulsione di Mussolini dal PSI, lo seguirà al giornale da lui fondato, Il Popolo d’Italia.

Il marito muore nel 1924 e la Sarfatti si trasferisce a Roma con i figli. L’anno successivo aderisce al Manifesto degli intellettuali fascisti e pubblica la biografia di Mussolini che ha un grande successo, sia in Italia che all’estero: in Inghilterra con il titolo The life of Benito Mussolini e in Italia col titolo DUX. Il libro ha aiutato non poco a creare il mito del duce.

Con la sua grande cultura e le sue conoscenze, la Sarfatti ha contribuito a dare al fascismo una valenza culturale più articolata e che andasse oltre la politica: è a lei che si deve il richiamo alla romanità su cui il fascismo ha poi puntato.

Margherita Sarfatti

Nel 1932, però, la Sarfatti viene allontanata da Il popolo d’Italia e andrà a scrivere per la Stampa di Torino. Nel 1938, con l’emanazione delle leggi razziali, la Sarfatti abbandona l’Italia andando prima a Parigi e poi in Argentina. La sua famiglia in Italia verrà deportata ad Auschwitz da cui non farà più ritorno.

Tornata in Italia, nel 1947, molti amici le voltano le spalle e in tanti la accusano di complicità. Nel 1955, la Sarfatti pubblica un’autobiografia intitolata Acqua passata, in cui la figura di Mussolini è praticamente assente. Vivrà, così, in modo appartato fino alla sua morte nel 1961.

 

 

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