Nel 1919, a metà gennaio, si tennero le elezioni per l’Assemblea Costituente, incaricata di stendere la nuova Costituzione repubblicana. La scelta di far riunire l’Assemblea a Weimar nasceva dalla consapevolezza che da più parti (gli aristocratici, i militari, la maggior parte dei funzionari statali, e persino molti industriali…) si guardava con sospetto e diffidenza alle istituzioni democratiche e al sistema parlamentare.
Tutti questi conservatori reputavano i principi del 1789 realtà straniere e d’importazione, mentre invece consideravano l’autoritarismo come la via politica tipica della Prussia, prima, e della Germania unita, poi.
Riunire l’Assemblea Costituente a Weimar voleva dire, al contrario, tentare di legare la democrazia e il liberalismo alla città di Goethe, cioè alla grande tradizione culturale e letteraria tedesca.
La scrittura della Costituzione poggiava sui tre principali partiti politici affermatisi nel dopoguerra: il Partito socialdemocratico, il Centro cattolico-moderato e il Partito democratico (liberali di sinistra).
La stesura della Costituzione fu abbastanza rapida: nell’agosto 1919, infatti, essa era ormai completata nelle sue linee fondamentali. La nuova Costituzione entra in vigore nel settembre 1919.
Una delle debolezze principali della Costituzione di Weimar è la possibilità della sua limitazione in casi eccezionali. Questa caratteristica non la rende flessibile, come lo Statuto
albertino, ma la rende debole rispetto ad altre istituzioni (come la presidenza della Repubblica).
Condizionata dalle clausole punitive imposte alla Germania dalla Pace di Versailles e indebolita prima dai tentativi rivoluzionari dell’estrema sinistra, poi dal rafforzamento delle forze antidemocratiche e nazionaliste, la R. di W. ebbe una vita travagliata e non resse ai contraccolpi della crisi economica mondiale del 1929.
