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Tomas Cipriani

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Tag: Dialettica

Pubblicato il 28 Gennaio 201811 Febbraio 2018

Platone e la conoscenza

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Una delle poche foto che mi rimangono del periodo Una delle poche foto che mi rimangono del periodo in cui studiavo per la maturità. Nonostante gli anni, i percorsi, le scelte e il ruolo da insegnante, la maturità resta ancora uno degli incubi che ogni tanto mi capita di fare. 
Eppure, quando ci penso, i ricordi di quell'esperienza si perdono tra il caldo romano, i gelati dopo le prove, l'ansia prima di cominciare e l'adrenalina mentre si era in ballo. E, ovviamente, Antonello Venditti la sera prima.

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"L’inganno dello stereotipo è nell’elemento d "L’inganno dello stereotipo è nell’elemento di verità che gli riconosciamo. Perché è quello l’appiglio che ci permette di trovare sempre una conferma razionale. In pratica queste convinzioni sono basate su generalizzazioni: trasformiamo in assoluto qualcosa che “riteniamo” probabile."

"Pregiudizi inconsapevoli" è un bel saggio di Francesca Vecchioni che vuole far ragionare su dinamiche linguistiche e comportamenti che sono intrisi di pregiudizi, appunto, e che sono frutto e causa di discriminazioni.

I pregiudizi sono "scorciatoie cognitive", utili per orientarci nel mondo, ma che molto spesso diventano trappole e gabbie che neanche sappiamo di abitare. 
In questo libro, Vecchioni ci aiuta a comprenderne alcuni e lo fa con chiarezza, semplicità e anche tanta ironia. Il saggio ci aiuta a guardare ciò che non sapevamo neanche di non riuscire a vedere:

"mi chiesi quanto siamo in grado di vedere ciò che vedono le altre persone. Il sospetto è che in fondo non vediamo quasi mai la stessa realtà. Ma allora la domanda è: quante realtà siamo in grado di vedere?"

Un libro utile, ancor di più in questi tempi.

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"Nell'amore il primo momento è che io non voglio "Nell'amore il primo momento è che io non voglio essere una persona autonoma per me e che, se lo fossi, mi sentirei manchevole e incompleto. Il secondo momento è che io acquisto me stesso in un'altra persona, che in lei io valgo ciò che essa a sua volta realizza in me". (tratto da Lineamenti della filosofia del diritto, G. W. F. Hegel, par. 158 in aggiunta)

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A scuola impariamo con Aristotele che per definire A scuola impariamo con Aristotele che per definire ogni essere utilizziamo dieci categorie, che indicano le caratteristiche generali che possiamo attribuire alla realtà. Le categorie valgono per le cose e per gli uomini, ovviamente.
Ci si sofferma poco sul significato di queste categorie.

Per far comprendere ai miei studianti la loro importanza, provo a far riflettere sulla rilevanza che hanno questi elementi nel definire la nostra stessa esistenza.

Le prime quattro sono quelle fondamentali:
- sostanza: struttura fondamentale di qualcosa;
- qualità;
- quantità: il numero da cui è composto qualcosa (es: una squadra di calcio è composta da 11 giocatori);
- relazione: rapporto che intercorre con le altre cose e persone;

Esistono poi altre categorie importanti:
- luogo;
- tempo;
Perché dove siamo e in che tempo siamo ci caratterizzano, non ce ne possiamo astrarre.

Altre due categorie sono l'agire e il subire. Per Aristotele siamo anche ciò che facciamo e che subiamo. Le azioni possono diventare abitudini e le abitudini formano il nostro carattere e influenzano la capacità di giudizio. Quindi non può esserci separazione tra ciò che sono e ciò che faccio (ma non c'è neppure coincidenza, perché noi non siamo solo ciò che facciamo e ciò che ci hanno fatto).

Altra categoria è quella dell'avere. Per Aristotele non c'è dicotomia tra essere e avere, perché l'avere è una categoria dell'essere, noi siamo anche ciò che abbiamo.

Infine, c'è la categoria indicata come "giacere". Il giacere è inteso da Aristotele come il modo in cui stiamo in una situazione (es: seduti/in piedi). Come per dire che per Aristotele il modo in cui stiamo in una certa situazione determina ciò che siamo nella nostra totalità.

Comprendere le categorie dell'essere è un modo di comprendere la realtà di ciò che siamo e di ciò che ci circonda.

Tenere presenti queste caratteristiche aiuta a considerare le cose nella loro concretezza. La stessa concretezza che determina anche la nostra identità.

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"Si parte da un dettaglio qualsiasi, talvolta di p "Si parte da un dettaglio qualsiasi, talvolta di poco conto, e senza volerlo si giunge a scoprire grandi principi".

Ho scoperto molti anni fa Georges Simenon attraverso questo libro, "L'uomo che guardava passare i treni", e l'ho trovato magnetico. Un uomo vive quarant'anni guardando passare i treni e immaginandosi vite che non sono la sua, per poi un giorno dare sfogo alle inclinazioni più meschine.

"Per quarant'anni mi sono annoiato. Per quarant'anni ho guardato la vita come quel poverello che col naso appiccicato alla vetrina di una pasticceria guarda gli altri mangiare i dolci. Adesso so che i dolci sono di coloro che si danno da fare per prenderli".

Il romanzo, scritto in prima persona, è stato pubblicato per la prima volta nel 1938 e racconta bene il grigio sordido che alberga in molti (tutti?) di noi.

"Non c'è una verità, ne conviene?"

Bello, scorrevole e corto, da leggere in poche ore.

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"So You Want to Talk About Race" è un saggio di I "So You Want to Talk About Race" è un saggio di Ijeoma Oluo uscito per la prima volta nel 2019 e non ancora tradotto in italiano.
Il libro è una disamina, molto sentita e ficcante, sul razzismo sistemico, cioè su quella forma di razzismo che non si esprime semplicemente e individualmente in una discriminazione per il colore della pelle ma che intrattiene con il potere un rapporto particolare e mortifero.
Il saggio non è una lista di cose da non dire né un prontuario su come parlare di razzismo e discriminazione, ma sviluppa alcune questioni che molto spesso sono invisibili agli occhi di chi quel razzismo non lo subisce: dalla questione dei capelli per le donne afrodiscendenti, all'appropriazione culturale, alle microaggressioni quotidiane, all'uso della parola con la N.
Ijeoma Oluo parla della propria esperienza, intrecciando i suoi aneddoti con un'analisi della società più ampia e articolata.
Il libro è incentrato sugli Stati Uniti e, a volte, credo che alcune concezioni non siano automaticamente declinabili in altre realtà. Ciononostante il saggio affronta tante tematiche spiegate in modo semplice, anche se non molto approfondito, come il rapporto tra razzismo e sessismo, o i dibattiti tra questione razziale e questione sociale, con i vari risvolti politici, o la relazione tra due figure antirazziste molto diverse tra loro, come Malcolm X e Martin Luther King.
Il saggio è di facile lettura e non necessita di preconoscenze e, pur essendo in inglese, si legge facilmente.

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«Tutto scorre» (Eraclito) #eraclito #pantarei # «Tutto scorre» (Eraclito)

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"Dice lo zen", pubblicato per la prima volta nel 1 "Dice lo zen", pubblicato per la prima volta nel 1994, Tsai Chih Chung attraverso delle tavole illustra l'essenza della filosofia zen.

"Se la nostra mente è piena di pregiudizi, non possiamo udire la verità che dicono gli altri. Quando conversa, la maggior parte delle persone ha fretta di esprimere la propria opinione, e di conseguenza non sente altro che il suono della propria voce"

Il libro è ricco di spunti e di riflessioni interessanti, sotto forma di fumetti. Ho capito di più dello zen e un anche po' più di me, sicuramente. 

"C'è bontà in un fiore che sboccia, e c'è bellezza in un fiore che appassisce"

Da insegnante di filosofia, in terza faccio spesso dei paragoni tra i presocratici e questa filosofia orientale.

"Quando soffia il vento, il bambù si piega; quando cessa il vento, il bambù non fa rumore"

Un'ottima lettura, magari da fare un po' alla volta.

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"Cos'è venuto prima: la nostra lingua o la nostra "Cos'è venuto prima: la nostra lingua o la nostra percezione?"
Kübra Gümüşay, scrittrice tedesca nata da genitori turchi, affronta, in questo libro, l'influenza del linguaggio sulla nostra percezione della realtà. 
Il saggio vuole mettere in luce, oltre all'aspetto linguistico, la questione della identità, o delle identità, e del rapporto che queste hanno nella società di oggi. 

"Il mondo non ha bisogno di nessuna categoria. Sono gli esseri umani che ne hanno bisogno"

L'autrice affronta anche il tema del politicamente corretto.

"Ci sono persone che credono di essere particolarmente coraggiose usando un linguaggio politicamente scorretto. Queste persone non sono né conservatrici né legate alla tradizione, fondamentalmente non si oppongono alla correttezza politica, ma alla giustizia"

L'uso consapevole della lingua è ciò che ci rende liberi e, al tempo stesso, responsabili.

"Ognuno dovrebbe poter dire ciò che vuole, dovrebbe però assumersi la responsabilità di ciò che dice" o, citando l'attivista Tupoka Ogette, "quando usi la parola che comincia per N., lo fai nella piena consapevolezza che ti stai comportando intenzionalmente da razzista e che così ferisci altre persone. Non sei più innocente"

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