Scetticismo

Nella filosofia antica, lo scetticismo è una corrente di pensiero che suggerisce di affrontare la conoscenza con prudenza e riflessione, mettendo in discussione le asserzioni delle altre correnti filosofiche dominanti dell’epoca. Questa filosofia sostiene che gli esseri umani non possono raggiungere una comprensione assoluta della realtà e che il vero segno di saggezza è accettare questa limitazione.

La critica alla filosofia

Osservando diverse filosofie che si contrappongono tra loro, ognuna delle quali afferma di detenere la verità assoluta sull’universo e di offrire un percorso verso la felicità e la pace interiore, gli scettici hanno concluso che il modo migliore per trovare la serenità mentale è attraverso una ricerca che identifica le mancanze e gli errori in tutte queste teorie. Da ciò deriva il termine “scetticismo”, che proviene dalla parola greca “sképsis”, che significa “indagine” o “ricerca”. Secondo questa corrente di pensiero, la tranquillità interiore non si ottiene aderendo a una determinata teoria filosofica, ma evitando di accettare ciecamente qualsiasi teoria.

Pace interiore

Come altre correnti filosofiche dell’epoca ellenistica, lo scetticismo vede la filosofia come uno strumento pratico, più che una semplice riflessione teorica. L’obiettivo principale è raggiungere una sorta di serenità mentale, vista come una forma di terapia per la mente e per la vita in generale. In tale ottica, la filosofia scettica si posiziona come una critica consapevole alle affermazioni infondate e dogmatiche, proponendo un rifiuto del dogmatismo. In altre parole, lo scetticismo promuove l’idea che la vera pace interiore può essere raggiunta solo attraverso la consapevolezza delle limitazioni delle affermazioni dogmatiche e, quindi, attraverso la rinuncia a tali affermazioni.

Interpretazione tradizionale e nuovi punti di vista

Lo scetticismo, nel corso del tempo, è stato semplificato e a volte male interpretato come una dottrina che nega la verità di tutto ciò che esiste, e di conseguenza, respinge ogni norma di comportamento, finendo per contraddire se stesso. Tuttavia, in realtà, gli scettici non rifiutano l’esistenza dei fenomeni in sé, ma piuttosto le teorie assolute che cercano di spiegarli. Sostengono che, mentre i fenomeni esistono, non ci possono essere interpretazioni definitive e assolute su di essi. In questo senso, lo scetticismo greco non si presenta come una credenza inconfutabile, ma piuttosto come una proposta che richiede una continua verifica attraverso un’indagine aperta e non conclusiva.

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Stoicismo

Lo stoicismo è una scuola filosofica sorta nel III secolo a.C., che ha trovato le sue radici nell’antica Grecia per poi diffondersi in modo capillare nel mondo romano. La scuola stoica ebbe origine ad Atene, fondata da Zenone di Cizio nel 300 a.C., e si sviluppò in tre diverse fasi: lo Stoicismo antico, medio e tardo. Oltre a Zenone, altri filosofi di spicco che contribuirono in maniera significativa allo sviluppo di questa corrente furono Crisippo, che ne sistematizzò la dottrina, e Seneca, Epitteto e Marco Aurelio, rappresentanti dello stoicismo romano, che ne promossero la diffusione in epoca imperiale.

Il nucleo centrale della filosofia stoica ruota attorno al concetto di “logos”, inteso come ordine razionale che governa l’universo. Gli stoici sostenevano che, conformandosi a questo ordine universale, l’individuo potesse raggiungere la virtù e, di conseguenza, la felicità.

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10 indicazioni per vivere meglio secondo Aristotele

Aristotele, discepolo di Platone e precettore di Alessandro Magno, è un colosso della filosofia antica. La sua eredità si estende attraverso diverse discipline, dalla logica all’etica, dalla politica alla metafisica.

Aristoele - 10 regole per vivere bene

Ecco un decalogo ispirato alla filosofia di Aristotele su come vivere bene:

  1. Mantieni viva la tua capacità di meravigliarti: per Aristotele, il punto di partenza della filosofia è la meraviglia. Lascia che la tua curiosità sia stimolata dai misteri grandi e piccoli della vita.
  2. Coltiva la curiosità: sii sempre desideroso di ampliare il tuo orizzonte conoscitivo. Aristotele si dedicò a una gamma incredibilmente ampia di argomenti, rivelando un’appetenza insaziabile per la conoscenza.
  3. Guarda bene il mondo che ti circonda: osserva, classifica, analizza. Aristotele fu uno dei primi a promuovere l’osservazione empirica come strada per comprendere il mondo naturale.
  4. Vai alla sostanza delle cose: Sii un indagatore del “sostanziale”, delle qualità essenziali che definiscono gli enti. La metafisica aristotelica si concentra sulle questioni relative all’essere in quanto essere.
  5. Scegli sempre la via di mezzo: nella tua vita, evita gli eccessi, puntando invece all’equilibrio. Aristotele sostiene che la virtù è un punto intermedio tra due estremi.
  6. Esercita la saggezza pratica: prima di agire, pondera le tue decisioni per assicurarti che siano guidate dalla saggezza pratica, o “phronesis”, un concetto che Aristotele tenne in alta considerazione.
  7. Sii cittadino in modo attivo: partecipa attivamente nella vita della tua comunità, mirando al bene comune. Secondo Aristotele, l’uomo è un “animale politico” e la virtù si realizza nell’agire politico e sociale.
  8. Coltiva le amicizie virtuose: Aristotele vedeva l’amicizia basata sulla virtù come la più alta forma di relazione umana. Circondati di persone che incoraggiano il tuo sviluppo morale e intellettuale. 
  9. Aspira alla felicità: Aristotele identifica la felicità come il bene supremo al quale tutti gli altri beni sono subordinati. Riconosci che la felicità è l’obiettivo finale della vita, e agisci di conseguenza. 
  10. Esplora le tue potenzialità: ogni individuo ha delle potenzialità uniche che aspettano di essere realizzate. Aristotele parlava di “entelechia”, la realizzazione del potenziale intrinseco di un essere.
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Il movimento in Aristotele

La questione del movimento in Aristotele è centrale per comprendere la sua ontologia, nonché per penetrare la struttura della sua fisica e della metafisica. Aristotele tratta i concetti di movimento e cambiamento in maniera intercambiabile e identifica quattro tipologie principali di movimento: il movimento sostanziale, il movimento qualitativo, il movimento quantitativo e il movimento locale.

Movimento in Aristotele

Terminologia e struttura della Fisica di Aristotele

Nella traduzione e cura della Fisica di Aristotele da parte di Luigi Ruggiu, edita dalla Mimesis, vengono esplicitamente indicati i termini greci “kynesis” e “metabolé” come sinonimi . Scrive, infatti, Ruggiu: «ciò che indichiamo con il termine “movimento” e che traduce i due significati che Aristotele spesso usa in modo indifferenziato e quasi come sinonimi, e cioè kynesis e metabolé, ricomprende in sé tutte le diverse forme di movimento – generazione e corruzione, alterazione, crescita e diminuzione, traslazione – e cioè rispettivamente – adottando le categorie come schema di riferimento -, il movimento secondo la sostanza, quello secondo la quantità o la qualità o il luogo».  Sempre nel saggio introduttivo all’opera di Aristotele si legge una scansione dei vari libri riconducibili alla Fisica aristotelica: «lo stesso Aristotele ritiene che nella Fisica vi siano due parti essenziali, l’una rivolta alla trattazione del problema dei “principi”, l’altra all’aspetto più specifico del “movimento”. Del primo, fanno parte il primo libro, dedicato alla individuazione dei principi primi del movimento – il sostrato e i due contrari, cioè forma e privazione; il secondo libro, che assume un nuovo inizio e che tratta della physis come principio delle cose che hanno in se stesse il principio del movimento, e quindi della physis come espressione di “causa” nella quadruplice articolazione di causa materiale, causa formale, causa efficiente e causa finale. Infine, il terzo e quarto libro, che, dopo un’analisi del significato che il divenire in quanto tale riveste, prendono in esame gli aspetti strutturali comuni ad ogni realtà che è nel divenire, e cioè rispettivamente l’infinito, lo spazio, il vuoto e il tempo. Il V e il VI libro affrontano la questione del continuo, il quale costituisce una sorta di meta-struttura in quanto è presente in tutti i momenti che caratterizzano il divenire. L’ottavo libro si propone infine la dimostrazione del Motore Immobile come principio primo dal quale il movimento dipende. Il libro settimo mostra una struttura del tutto autonoma rispetto a questo coerente disegno generale, approfondendo una serie di problemi specifici». (cfr. Aristotele, Fisica, Mimesis, Milano, 2007, pp. XVI, XXI-XXII, e in generale da XV a LXVI relative al saggio introduttivo del curatore Luigi Ruggiu)

Fisica V è forse l’unico luogo dove movimento e mutamento vengono distinti in modo più chiaro, che però non rispecchia gran parte della sua trattazione. Alcuni studiosi come Cambiano sostengono che kinesis viene impropriamente tradotto con ‘movimento’, perché il movimento in senso proprio è soltanto quello secondo il luogo. Infatti, nel testo Storia della filosofia occidentale, curato da Giuseppe Cambiano, Luca Fonnesu e Massimo Mori, per quanto riguarda la fisica di Aristotele, nel capitolo curato da Luciana Repici, si legge: «In quanto conoscenza causale di quel particolare tipo di essere che è l’essere in movimento e/o mutamento, la fisica conosce i suoi oggetti secondo il quadruplice paradigma comprendente causa materiale, causa efficiente, causa formale e causa finale. Si tratta ora di sapere che cos’è il movimento e/o mutamento e quali e quanti sono i suoi tipi». Il testo, quindi, tratta i termini mutamento e movimento come sinonimi e intrinsecamente legati. La trattazione prosegue così: «Non esiste infatti movimento e/o mutamento al di fuori delle cose che sono in movimento e/o mutamento; quindi, per sapere che cos’è movimento e/o mutamento bisogna indagare in quali e quanti modi le cose sono e si dicono di essere. Ma questi modi si articolano secondo le diverse categorie (la sostanza, la quantità, la qualità ecc…) […]. Primario come nel caso dell’essere secondo le diverse categorie è il movimento sostanziale, ossia il venire ad essere (generazione) e il cessare di essere (corruzione) di una sostanza, come nel caso della nascita o della morte di un uomo. È questo un movimento primario nel senso che, come le altre categorie esistono in funzione della sostanza e in quanto suoi predicati, così anche gli altri tipi di movimento e/o mutamento non possono esistere senza la sostanza di cui sono proprietà. Solo di qualcosa che è si può dire che si muove o muta secondo le altre categorie, in primo luogo quantità e qualità. […] Ma, oltre ad accrescersi, diminuire e alterarsi, una sostanza può anche spostarsi di luogo» (cfr. G. Cambiano, L. Fonnesu, M. Mori, Storia della filosofia occidentale/1, Dalla Grecia antica ad Agostino, Il Mulino, Bologna, 2014, pp. 186-187). Pertanto, come si evince, per i curatori i movimenti sono quattro e, inoltre, la sostanza non è un movimento di secondo ordine. 

L’Interconnessione tra Fisica e Metafisica

Nel testo Storia della filosofia antica, curato da Franco Trabattoni, innanzitutto si riconosce la compenetrabilità dei due testi aristotelici, Metafisica e Fisica, circa le questioni di fisica. Scrive, infatti, Trabattoni: «la fisica e la filosofia prima non possono essere considerate due scienze del tutto separate, e dunque esclusive una dell’altra. Al contrario, dal momento che la fisica studia i principi generali della realtà con la sola eccezione di ciò che vale esclusivamente per le sostanze immobili, una buona parte del lavoro che essa svolge è incorporato dalla stessa filosofia prima». Parlando, poi, del movimento, Trabattoni afferma: «Quasi all’inizio della Fisica Aristotele spiega che le cose che sono per natura, come risulta da semplice induzione, sono o tutte o in parte soggetto a mutamento (Phys. I 2 185° 12-14) […] Aristotele spiega che gli enti per natura sono quelli che possiedono un principio di movimento interno (Phys. II 1 192b 13-15), ossia che hanno una certa disposizione a muoversi». Trabattoni usa come sinonimi movimento e mutamento. Importante, per il nostro assunto, è però il passo di poco successivo «Non esiste però un unico genere di mutamento. Aristotele, sfruttando la sua dottrina delle categorie, ne individua quattro (Phys III 1 200b 12-201a 9; De gen. Et corr. I capp. 1-5): 1. Secondo la sostanza, che corrisponde alla generazione e corruzione (se una cosa muta secondo la sostanza, ciò che muta è la sua essenza, dunque si distingue dando origine a un’altra cosa); 2. Secondo la qualità (alterazione); 3. Secondo la quantità (aumento e diminuzione); 4. Secondo il luogo (moto locale)» (Cfr. Franco Trabattoni, a cura di, Storia della filosofia antica II Platone e Aristotele, Carocci editore, Roma, 2019, pp. 216, 221). 

Interpretazione simile è offerta da Giovanni Reale, filosofo esperto di filosofia antica, che nella sua opera dedicata ad Aristotele scrive: «La seconda scienza teorica per Aristotele è la “fisica” o “filosofia seconda”, la quale ha come oggetto di indagine la realtà sensibile, intrinsecamente caratterizzata dal movimento, così come la metafisica ha ad oggetto la realtà soprasensibile, intrinsecamente caratterizzata dalla mancanza assoluta di movimento». Scrive, ancora, Reale, che la fisica di Aristotele «non è una scienza quantitativa della natura, ma una scienza qualitativa: paragonata alla fisica moderna, quella di Aristotele risulta, più che una “scienza”, una “ontologia” o “metafisica” del sensibile. […] Non sarà, dunque, motivo di stupore il fatto che si trovino nei libri di Metafisica abbondanti considerazioni fisiche (nel senso precisato) e, viceversa, nei libri di Fisica abbondanti considerazioni di carattere metafisico, giacché gli ambiti delle due scienze sono strutturalmente intercomunicanti». Fatta tale introduzione al tema, confrontandola con la concezione platonica e quella di Parmenide, Reale afferma successivamente: «il movimento (e il mutamento in genere) è precisamente il passaggio dall’essere in potenza all’essere in atto (il movimento è l’atto o l’attuazione di ciò che è in potenza in quanto tale, dice Aristotele)» e a supporto di tale affermazione riporta i riferimenti ai testi di Aristotele, sia della Fisica (Γ 1, 201 a 10 sg.) che della Metafisica (K 9, 1065 b 33). Dal momento che, sostiene Reale, «potenza e atto riguardano le varie categorie e non solo la prima. Per conseguenza, anche il movimento, che è passaggio dalla potenza all’atto, riguarderà le varie categorie (tutte le categorie o le principali)». Anche a supporto di tale interpretazione Reale cita i passi di Aristotele, tratti dal libro della Fisica (Γ 1.2) e Metafisica (K 9). Dopo aver escluso alcune categorie, Reale conclude affermando che «Restano le categorie: 1) della sostanza 2) della qualità, 3) della quantità, 4) del luogo, ed è proprio secondo queste categorie che avviene il mutamento». Reale arriva, poi, a distinguere tra mutamento e movimento (senza, tuttavia, citare la fonte in base alla quale opera tale distinzione) ma subito dopo lega nuovamente divenire e movimento, affermando che «la struttura ilemorfica della realtà sensibile, che necessariamente implica materia e potenzialità, è dunque la radice di ogni movimento», riportando il riferimento ad Aristotele, relativo a Fisica A, 5sgg. E 1-2. (cfr. Giovanni Reale, Introduzione a Aristotele, Editori Laterza, Roma-Bari, 2002, pp. 72-76)

Osservazioni conclusive

La tesi che in Aristotele i termini ‘movimento’ e ‘cambiamento’ siano utilizzati in modo intercambiabile sembra trovare ampio sostegno nella letteratura secondaria. Oltre a questo, emerge un consenso sul fatto che vi siano quattro tipi principali di movimento, in accordo con le categorie aristoteliche. Questa pluralità di tipi di movimento e la loro articolazione in relazione alle categorie offrono una struttura ontologica e metafisica complessa, che continua ad essere di fondamentale importanza per la filosofia occidentale.

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Definire

Definire è un’operazione fondamentale che consiste nell’individuare le proprietà essenziali di un oggetto o concetto, allo scopo di comprenderne la natura e il significato. Tale operazione è un elemento importante in molti ambiti della conoscenza, come la filosofia, la scienza, il diritto, la politica e la comunicazione.

Le definizioni sono necessarie per eliminare le ambiguità e ridurre la vaghezza. Quando si parla di un concetto o di un oggetto, è importante avere una definizione chiara e precisa per evitare confusioni e fraintendimenti. Ad esempio, se si parla di “democrazia”, è importante definire cosa si intende esattamente per questo termine, altrimenti si rischia di cadere in un’interpretazione errata.

Le definizioni migliorano la comprensione teorica. Quando si studia un argomento, è importante definire i concetti chiave per capire il significato delle teorie e degli studi effettuati su di essi. Ad esempio, se si studia la teoria della relatività di Einstein, è fondamentale comprendere il significato di concetti come “spazio”, “tempo” e “gravità”, per comprendere appieno la teoria.

Le definizioni, infine, possono influenzare la condotta delle persone. Ad esempio, se si definisce il concetto di “rispetto”, si può influenzare il comportamento delle persone, che saranno maggiormente propense ad agire conformemente alle indicazioni date.

Definire

Indicazioni per definire in modo efficace

Le definizioni più comuni sono quelle per genere e differenza, in cui si indica la specie a cui il termine appartiene e si specifica la differenza che lo rende diverso dagli altri della stessa specie.

Per definire in modo corretto ed efficace, è importante seguire le seguenti cinque regole:

1. Specificare gli attributi essenziali della specie

La definizione deve specificare gli attributi essenziali della specie, cioè le caratteristiche che vengono ritenute importanti. Questi attributi devono essere distintivi e indispensabili per identificare il concetto in questione e distinguerlo da altri concetti simili. Ad esempio, per definire la parola “mela”, potremmo dire: “Una mela è un frutto a forma sferica con una buccia sottile, una polpa dolce e succosa e un picciolo nella parte superiore”. In questa definizione, gli attributi essenziali della specie sono la forma, la buccia, la polpa, la dolcezza e il picciolo.

2. Evitare definizioni circolari

La definizione non deve essere circolare, quindi non deve ripetere il termine che sta spiegando nella definizione stessa e non deve usare sinonimi o contrari. Ad esempio, una definizione circolare per la parola “mela” sarebbe: “Una mela è una mela”. Una definizione che utilizza sinonimi o contrari sarebbe: “Una mela è una frutta simile a una pera, ma non è una pera”.

3. Bilanciare l’ampiezza e la strettezza della definizione

La definizione non deve essere né troppo ampia né troppo stretta. Una definizione troppo ampia può includere elementi non essenziali, mentre una definizione troppo stretta può non includere tutti gli elementi essenziali. Ad esempio, una definizione troppo ampia per la parola “mela” potrebbe essere: “Qualsiasi frutto che cresce su un albero”, mentre una definizione troppo stretta potrebbe essere: “Una mela è una varietà di frutta a forma sferica coltivata in Italia”. La definizione corretta dovrebbe essere bilanciata e includere solo gli attributi essenziali della specie.

4. Evitare espressioni oscure

La definizione non deve essere espressa in modo oscuro, ma deve essere chiara e facilmente comprensibile. La definizione deve essere espressa con parole comuni e con un linguaggio semplice, senza utilizzare termini tecnici o troppo specialistici. Ad esempio, una definizione oscura per la parola “mela” potrebbe essere: “Un pomo con una calice protuberanza in cima alla cavità calice”. Invece, una definizione chiara e semplice potrebbe essere: “Una mela è un frutto dolce e succoso di forma sferica con una buccia sottile e un picciolo nella parte superiore”.

5. Preferire definizioni positive a quelle negative

La definizione non dovrebbe essere negativa quando può essere positiva. In altre parole, la definizione non deve spiegare ciò che il termine NON significa, ma ciò che significa effettivamente. Ad esempio, una definizione negativa per la parola “mela” sarebbe: “Una mela non è un agrume”. Invece, una definizione positiva sarebbe: “Una mela è un frutto dolce e succoso di forma sferica con una buccia sottile e un picciolo nella parte superiore”.

Laboratorio di definizione

Per migliorare la capacità di definire i concetti, ho creato un laboratorio con esercizi da fare in classe. Il laboratorio è accessibile soltanto con la password.


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Laboratorio di definizione

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Laboratorio di argomentazione

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Perché studiare filosofia?

L’essenza della filosofia è l’amore per il sapere. Gli studiosi di questa disciplina cercano di immergersi in profondità nella materia e di sviluppare la capacità di analisi, di critica e un uso specifico del linguaggio. Non si studia filosofia se non per passione. Per decidere se scegliere di studiare filosofia bisogna innanzitutto chiedersi se c’è questo entusiasmo, perché è l’elemento fondamentale. Il percorso di studi in filosofia è impegnativo e non si può studiare filosofia a tempo perso, perché lo studio filosofico richiede molte energie mentali. Si può studiare filosofia come hobby e intraprendere un’altra carriera? Certo, ma in questo modo non si arriverà ad avere la competenza necessaria in ambito filosofico e non si raggiungerà quella profondità a cui la materia permette di arrivare.

Perché studiare filosofia

Le prospettive lavorative

Gli studenti che completano questo percorso di studi sviluppano competenze come l’analisi critica, il pensiero creativo, l’etica del lavoro e la capacità di formulare argomenti complessi in modo chiaro e persuasivo. Inoltre, lo studio della filosofia consente di sviluppare la sensibilità interculturale e la capacità di vedere il mondo da una prospettiva diversa, competenze altamente ricercate dal mondo del lavoro.
La laurea in filosofia non è solo un’esperienza intellettuale gratificante, ma offre anche numerose prospettive lavorative. I laureati in filosofia trovano facilmente impiego in settori come l’editoria (tradizionale e new media), alcune mansioni amministrative, il trattamento di dati e informazioni, il rilevamento e l’intervista. I filosofi, inoltre, possono fare parte di commissioni etiche, bioetiche e antropologiche in vari settori. Con l’acquisizione di master più specifici e di esperienze all’estero, poi, i laureati in filosofia possono anche raggiungere posizioni apicali, specialmente in settori quali la consulenza, il management, la comunicazione e il marketing.

Il mismatch

La laurea in filosofia è un percorso di studi che offre un’ampia gamma di competenze trasversali e conoscenze di vasta portata. Sebbene l’insegnamento, la ricerca e l’editoria di settore siano sbocchi professionali naturali per i laureati in filosofia, la loro formazione può essere altrettanto preziosa in altri ambiti lavorativi. Per essere competitivi in tali ambiti, tuttavia, il laureato in filosofia deve sviluppare ulteriori competenze rispetto a quelle già acquisite.
Tuttavia, la crescente discrepanza tra le competenze acquisite durante il percorso di studi e le richieste del mercato del lavoro è una sfida sempre più comune per i laureati. Pertanto, la scelta di un corso di laurea basata unicamente sulle prospettive lavorative naturali non garantisce necessariamente il successo professionale, poiché la garanzia di un lavoro è spesso illusoria. Al contrario, è necessario scegliere un percorso di studi che soddisfi le proprie inclinazioni e passioni, al fine di sviluppare le competenze trasversali e le conoscenze necessarie per inserirsi con successo nel mercato del lavoro. La scelta di studiare filosofia può portare a carriere altrettanto gratificanti e di successo, ma richiede una maggiore determinazione e un’apertura mentale.
Infatti, il mismatch tra le competenze degli studenti e le richieste del mercato del lavoro è spesso dovuto anche alla mancanza di opportunità di formazione continua e di aggiornamento professionale. In questo senso, lo studio della filosofia può rappresentare un’ottima base di partenza per una formazione continua, che permetta di acquisire nuove competenze e conoscenze in linea con le richieste del mercato del lavoro.

Il mondo che verrà

In un mondo in continua evoluzione, i filosofi possono dare il loro prezioso contributo nell’analisi, critica e costruzione e nella valutazione delle nuove tecnologie e dell’intelligenza artificiale, grazie alla loro formazione in problem solving, logica ed etica. Gli studiosi della filosofia sono in grado di offrire una prospettiva unica e fondamentale per comprendere il mondo che ci circonda e per contribuire alla sua evoluzione.


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Attività didattiche

L’apprendimento è un processo continuo che richiede costante impegno e dedizione. Per aiutare gli studenti a raggiungere i loro obiettivi educativi e per aiutare i docenti nell’insegnamento, vengono qui proposte oltre 100 attività didattiche, alcune più generiche e altre più specifiche, che utilizzano diverse metodologie didattiche. Tali attività didattiche hanno come obiettivo quello di sviluppare varie competenze e permettere l’acquisizione di conoscenze. Queste attività sono state progettate per essere interattive e coinvolgenti, in modo che gli studenti possano imparare seguendo il proprio stile di apprendimento.

Le attività sono state proposte e sperimentate in classe, con gruppi di studenti diversi, ovviamente non tutte insieme e non tutte con gli stessi studenti. Tuttavia, queste attività vanno pensate come spunti e ispirazioni, per rendere più dinamiche le lezioni.

Attività e metodologie
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