Sigmund Freud: il padre della psicanalisi

Sigmund Freud non è stato un filosofo. Freud è stato un medico che ha dato un grande sviluppo alla psicanalisi. Eppure le sue teorie hanno avuto e hanno ancora una grande influenza sulle altre discipline e, ovviamente, anche sulla filosofia.

Sigmund Freud

Studiare le teorie di Sigmund Freud in filosofia è importante perché ci offrono una prospettiva unica e profonda sulla natura umana e sulle dinamiche della mente. L’idea di Freud sull’inconscio, ad esempio, mette in discussione la nozione tradizionale di libertà e responsabilità individuale, dando origine a una nuova comprensione delle motivazioni inconsce che guidano le nostre azioni. Inoltre, le teorie di Freud sull’eros e il thanatos ci aiutano a comprendere meglio le pulsioni umane e il loro impatto sulla società. Anche le sue osservazioni sulla religione, la mitologia e la cultura ci offrono una prospettiva critica sui valori della società. Infine, le sue teorie sulla sessualità, lo sviluppo psicosessuale, il lutto e la melanconia ci offrono una comprensione particolare dell’umanità e delle sue dinamiche emotive

Per tali ragioni, studiare Freud in filosofia ci consente di apprezzare una visione profonda e originale della natura umana e delle sue dinamiche e, al tempo stesso, ci permette di comprendere meglio noi stessi e il mondo che ci circonda.

 

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Se avessi un solo giorno ancora da vivere

Se avessi un solo giorno ancora da vivere” cosa farei? È una situazione irreale eppure può aiutarci a vivere più intensamente la nostra vita. Se avessi un solo giorno ancora, scrive Grün, “penserei prima di tutto a quali persone mi piacerebbe incontrare”, che è un po’ come chiedersi quali sono le persone più importanti per noi e “nell’incontro di fronte alla morte sboccia il mistero di questa amicizia, il mistero dell’amore, che è più forte della morte”. Cosa mi rimarrebbe da fare? Quali conflitti rimangono in sospeso? Quali cose vorrei che fossero portate avanti? Si deve ricordare che non tutto può essere risolto in un giorno. Chiederei scusa e perdonerei ciò che mi è stato fatto, per avere il cuore leggero. Ma “la morte mi libera anche dall’obbligo di dovermi giustificare di fronte a tutti”.

Se avessi un solo giorno ancora da vivere

Leggendo questo libercolo di Anselm Grün queste sono state le frasi che più mi hanno colpito: “la mia morte mostrerà anche quanta durezza e quanta irriconciliazione vi era in me. […] Ma io non rinnegheró me stesso e non perderò il rispetto per me stesso, pregando tutti e mendicando perché accettino il mio perdono […]. Io voglio morire in libertà, anche nella libertà dall’obbligo di rendermi comprensibile a tutti”. 
La morte dona leggerezza e libertà. È liberatorio pensare che “non devo ancora voler salvare il mondo con i buoni consigli. Non devo più rendere felici le persone con la mia sapienza”. Comprendendo questo, allora la morte diventa un maestro che ci dice: “smettila di giudicarti! Non è affatto importante che tu sia buono o cattivo di fronte a te e agli altri. Tu sei amato”. Io sono amato.

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