Canzoni e storia

La musica e le canzoni hanno da sempre accompagnato la storia e la trasmissione di testimonianze, vicende e valori. Nel Novecento, alcuni brani sono diventati celebri e conosciuti pur trattando temi storici e complessi. A queste canzoni vanno aggiunti anche i canti della Resistenza e quelli in voga durante il fascismo perché anch’esse sono entrate a far parte della cultura pop, oltre che popolare. 

Canzoni e storia

Le canzoni qui proposte sono una selezione personale, quindi parziale e soggettiva.

Brano:

Cantato da:

 

 

Bella ciao

 

Canzone del bambino nel vento

Francesco Guccini

Ciao, amore ciao

Luigi Tenco

Enola Gay

Orchestral Manoeuvres in the Dark (OMD)

Faccetta nera

 

Fischia il vento

 

Futura

Lucio Dalla

Gimme Hope Jo Anna

Eddy Grant

Giovinezza

 

Guantanamera

Joseíto Fernandez

Here’s To You

Joan Baez

Il ragazzo della via Gluck

Adriano Celentano

La badoglieide

 

La canzone del Piave

 

Ma mi

Ornella Vanoni

Masters of War

Bob Dylan

Miss Sarajevo

U2 e Luciano Pavarotti

Nena

99 Luftballons

Papaoutai

Stromae

Pipes of Peace

Paul McCartney

Sunday Bloody Sunday

U2

Tammurriata nera

 

Titanic

Francesco de Gregori

Vola colomba

Nilla Pizzi

Waterloo

ABBA

Wind Of Change

Scorpions

Zombie

Cranberries


Per i suggerimenti potete scrivere nel form qui in basso.

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Un concerto in casa

L’evento ha avuto luogo al Pigneto, il quartiere che una volta era di Pasolini e che oggi è in mano agli hipster, un po’ fighetto e un po’ straccione con l’isola pedonale piena di locali, giovani, stranieri e luci al led bianche che dovrebbero far risparmiare soldi ala città secondo i nuovi piani.

Il Pigneto

Il preludio

Ci si è incontrati alle 19:30 in un locale per l’aperitivo, il posto era bello ma la birra era un po’ annacquata. In compenso il tagliere di salumi era ottimo e tra una fetta di prosciutto e un pezzo di pecorino con miele abbiamo iniziato a conoscerci. Il pianista, Luca Longobardi, non era con noi, ci aspettava a casa. In questo modo avrei conosciuto gli altri del pubblico prima di conoscere l’artista. L’effetto è stato quello di creare una certa familiarità con gli altri e avere meno timore, poi, di interagire con Luca.

Saremmo stati al massimo una ventina e il gruppo era molto variegato: c’erano architetti, registi, pedagoghi, psicologi ecc… e pochi si intendevano di musica. In fondo si vedeva la bellezza dell’arte che è grado di coinvolgere più persone a più livelli.

Il concerto in casa

House concertDopo un’oretta tra cibo, alcol e chiacchiere siamo stati invitati a salire. L’appartamento era abbastanza grande, considerando gli standard del Pigneto, ed era arredato con uno stile tra il minimal e il vintage. Alle pareti c’erano opere e installazioni artistiche lasciate da alcuni artisti passati di lì. A quei concerti avevano già preso parte più di 600 persone e ne era nato un cd e presto ne sarebbe nato anche un vinile.
Appena entrati, siamo stati accolti dalla musica e dal pastis, un liquore francese a base di anice. I brani erano segnati in una scaletta distribuita tra il pubblico e venivano presentati di volta in volta da Luca stesso. Ci teneva, come ci ha detto dall’inizio, a far ascoltare i suoi brani nel luogo dove quei brani erano nati, raccontandoci anche la storia del suo pianoforte.

Luca Longobardi

Interazioni artistiche

A metà dell’house concert è stata presentata un’altra artista, Ivana Marrone, che aveva esposto lì una sua installazione. Luca l’ha introdotta dicendo che “le cose belle vanno nutrite e bisogna dargli spazio”. L’opera di Ivana, chiamata “ri-scatti” consisteva nel raccogliere delle vecchie fotografie di sconosciuti, acquistate su varie bancarelle, e chiedere a varie persone di “riscattarle”, cioè di appropriarsi in qualche modo di quella fotografia descrivendola o raccontando una storia partendo da quell’immagine. A questo riscatto hanno partecipato persone conosciute, come Erri De Luca, Vinicio Capossela, Carlo Virzì, Antonio Marras e persone comuni. Durante il concerto ognuno di noi ha potuto adottare una foto e lasciarsi ispirare dalla musica, dalla foto e dal pastis.

In questo turbine sono trascorse più di due ore, al termine delle quali ci guardavamo tutti con un sorriso soddisfatto, quasi in uno stato di grazia.

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Bei Mir Bistu Shein

Bei Mir Bistu Shein

Bei Mir Bistu Shein” (“per me sei bellissimo/a”) è una canzone popolare yddish, scritta da Jacob Jacobs e Sholom Secunda per un musical del 1932. Il brano è diventato celebre in tutto il mondo, cantato dal trio americano delle Andrews Sisters, nel 1937. Per l’occasione il titolo è stato germanizzato in Bei Mir Bist Du Schön.

Of all the boys I’ve known, and I’ve known some
Until I first met you, I was lonesome
And when you came in sight, dear, my heart grew light
And this old world seemed new to me
You’re really swell, I have to admit you
Deserve expressions that really fit you
And so I’ve racked my brain, hoping to explain
All the things that you do to me
Bei mir bist do schön, please let me explain
Bei mir bist do schön means you’re grand
Bei mir bist do schön, again I’ll explain
It means you’re the fairest in the land
I could say Bella, bella, even sehr wünderbar
Each language only helps me tell you how grand you are
I’ve tried to explain, bei mir bist do schön
So kiss me and say you understand
Bei mir bist do schön, you’ve heard it all before
but let me try to explain
Bei mir bist do schön means that you’re grand
Bei mir bist do schön, it’s such an old refrain
and yet I should explain
It means I am begging for your hand
I could say bella, bella, even sehr wünderbar
Each language only helps me tell you how grand you are
I could say bella, bella, even sehr wünderbar
Each language only helps me tell you how grand you are
I’ve tried to explain, bei mir bist do schön
So kiss me and say that you will understand

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Un’ora sola ti vorrei

Fedora Mingarelli

Un’ora sola ti vorrei” è una canzone italiana del 1938 di Fedora Mingarelli. Il brano ha avuto negli anni numerose cover. Viene ripreso successivamente dagli Showmen, da Ornella Vanoni e da Giorgia. Alla sua pubblicazione, la canzone è stata considerata irriverente dal regima fascista perché la frase “Un’ora sola ti vorrei per dirti quello che non sai” è stata considerata rivolta al Duce.

Un’ora sola ti vorrei,
io che non so scordarti mai,
per te darei la vita mia
per dirti quello che non sai.
Un’ora sola ti vorrei
io che non so scordarti mai
per dirti ancor nei baci miei
che cosa sei per me.
Un’ora sola ti vorrei
per dirti quello che non sai
ed in quest’ora donerei
la vita mia per te.
Io non vedo il mondo,
quando penso a te,
vedo gli occhi tuoi nei miei
ma se non mi vuoi
non è niente sai
la vita mia per me.
Un’ora sola ti vorrei,
io che non so scordarti mai
ed in quest’ora donerei
la vita mia per te.
Io non vedo il mondo
quando penso a te
vedo gli occhi tuoi nei miei
ma se non mi vuoi
non è niente sai
la vita mia per me.
Un’ora sola ti vorrei
io che non so scordarti mai
ed in quest’ora donerei
la vita mia per te.

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Mille lire al mese

Mille lire al mese

“Mille lire al mese” è un brano cantato da Gilberto Mazzi e scritto da Carlo Innocenzi e Alessandro Sopranzi nel 1938.
Il testo della canzone richiama il desiderio di realizzarsi economicamente, dal momento che mille lire in quegli anni rappresentavano una cifra discreta.

Che disperazione,
che delusione
dover campar
sempre in disdetta,
sempre in bolletta.

Ma se un posticino
domani cara
io troverò,
di gemme d’oro
ti coprirò.

Se potessi avere
mille lire al mese,
senza esagerare,
sarei certo di trovare
tutta la felicità.

Un modesto impiego,
io non ho pretese,
voglio lavorare
per poter alfin trovare
tutta la tranquillità.

Una casettina
in periferia,
una mogliettina
giovane e carina,
tale e quale come te.

Se potessi avere
mille lire al mese,
farei tante spese,
comprerei fra tante cose
le più belle che vuoi tu.

Ho sognato ancora,
stanotte amore,
l’eredità
d’un zio lontano,
americano.

Ma se questo sogno
non si avverasse,
come farò.
Il ritornello
ricanterò.

Se potessi avere
mille lire al mese,
senza esagerare,
sarei certo di trovare
tutta la felicità.

Un modesto impiego,
io non ho pretese,
voglio lavorare
per poter alfin trovare
tutta la tranquillità.

Una casettina
in periferia,
una mogliettina
giovane e carina,
tale e quale come te.

Se potessi avere
mille lire al mese,
farei tante spese,
comprerei fra tante cose
le più belle che vuoi tu.

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Abat-jour

Abat-jour

“Abat-jour” è una canzone diventata celebre nel 1920. Il brano è cantato con le parole scritte da Ennio Neri dal motivo austriaco Salomè di Robert Stolz. Nella versione qui riportata, classicheggiante, la canzone viene cantata da Henry Wright.

Abat-jour
che diffondi la luce blu,
di lassù
tu sospiri, chissà perché.

Abat-jour
mentre spandi la luce blu,
anche tu
cerchi forse chi non c’è più.

Abat-jour
che diffondi la luce blu,
tu sospiri,
chissà perché.

Abat-jour
mentre spandi la luce blu,
anche tu
cerchi forse chi non c’è piu.

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La gelosia non è più di moda

“La gelosia non è più di moda” è un brano cantato dal Trio Lescano nel 1939 e scritto da Panzeri, Rastelli e Schisa. La melodia swing accompagna un testo molto leggero e trasgressivo. Questo è uno dei brani più celebri del Trio Lescano, di cui ricordiamo anche “Maramao perché sei morto”, “Ma le gambe”, “Non me ne importa niente” e “Tuli tulipan”.

Trio Lescano

Il Trio Lescano, molto celebre tra gli anni ’30 e ’40, è un trio formato da tre sorelle di origine olandese (il cognome era “Leschan”). Nate in Olanda da padre ungherese e madre olandese sono state naturalizzate nel 1942, su richiesta delle ragazze che, per evitar sospetti, si sono iscritte al Partito Nazional Fascista. La madre delle Lescano era ebrea e negli anni del conflitto è stata costretta a nascondersi e a trovar rifugio, forse in Svizzera. I parenti delle Lescano, tuttavia, sono stati perseguitati e alcuni di loro hanno trovato la morte nei campi di concentramento.

La gelosia non è più di moda,
è una follia che non s’usa più.
Devi aver il cuor contento,
stile novecento, per goder la gioventù.

Se tu sei triste bevi un Whisky and Soda
così all’amore non ci pensi più.
Prendi il mondo allegramente,
sempre sorridente e felice sarai tu.

All’amor tuo non chieder mai:
“Dove vai, cosa fai?”,
e se un tormento provi in te
devi sorridere perché…

La gelosia non è più di moda,
è una follia che non s’usa più.
Devi aver il cuor contento,
stile novecento, per goder la gioventù.

Perché sei triste e non dormi più?
Perché vuoi dunque consumar la gioventù
per un amore vano che non fa per te?
Sta allegro, caro, e dai ascolto a me.

All’amor tuo non chieder mai:
“Dove vai, cosa fai?”,
e se un tormento provi in te
devi sorridere perché…

La gelosia non è più di moda,
è una follia che non s’usa più.
Devi aver il cuor contento,
stile novecento, per goder la gioventu.

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