Alessandro Volta è nato nel 1745 a Como e fin da giovane la sua grande passione è l’elettricità. Diventa presto professore di fisica e, mentre studia la chimica dei gas, scopre il metano e suggerisce di usarlo per illuminare.
Questa scoperta lo rende famoso a livello internazionale e gli porta numerosi riconoscimenti ma gli studi di Volta proseguono e lo scienziato arriva a costruire la prima pila elettrica.
La pila elettrica di Volta si basa sull’idea che mettendo vicini due metalli conduttori si può ottenere una differenza di potenziale elettrico. Ecco perché oggi a livello internazionale la differenza di potenziale elettrico viene indicata con il termine Volt.
Alessandro Volta scompare nel 1827.
Per molti anni il suo viso è stato quello che guardava gli italiani dalla banconota da 10.000 lire.
Giulio Natta
Giulio Natta è nato a Porto Maurizio, in provincia di Imperia, nel 1903. Si è laureato a soli 21 anni in Ingegneria Chimica ed ha iniziato fin da subito a lavorare in un gruppo di ricerca che si occupava di Macromolecole. Nel 1963 vinse il primo (ed unico) Premio Nobel per la chimica dato ad un italiano per la creazione di catalizzatori particolari. I suoi catalizzatori, chiamati “catalizzatori di Ziegler-Natta”, sono ancora oggi ampiamente utilizzati nella chimica industriale perché con essi si ottengono dei polimeri isotattici, più comunemente conosciuti con il nome di Polipropilene (cioè Plastica).
Quindi con Natta nasce la chimica moderna e con essa l’invenzione di moltissimi oggetti di uso comune che, dagli anni ’60 ad oggi, hanno rivoluzionato il nostro modo di vivere.
Rita Levi Montalcini
Nacque a Torino il 22 aprile 1909. Conseguì la laurea in medicina nel 1936 presso l’università di Torino e iniziò giovanissima i suoi studi sul sistema nervoso nella scuola medica dell’istologo Giuseppe Levi (padre di Natalia Ginzburg). A causa delle leggi razziali, essendo ebrea, fu costretta a fuggire in Belgio nel 1938 ma dopo la guerra ritornò a Torino ed allestì anche a casa un laboratorio.
Nel 1947 proseguì i suoi studi presso il Dipartimento di Zoologia della Washington University dove rimase fino al 1977. Durante questo periodo, negli anni Cinquanta, le sue ricerche condussero alla scoperta del “fattore di crescita nervoso” (NGF), elemento essenziale per la crescita e la differenziazione delle cellule nervose, sensoriali e simpatiche. Portò avanti queste ricerche per trent’anni e nel 1986 fu insignita del Premio Nobel per la medicina.
Tornata in Italia diresse, prima, il Centro di Ricerche di Neurobiologia del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Roma) in collaborazione con l’Istituto di Biologia della Washington University, e poi il Laboratorio di Biologia cellulare. Successivamente si ritirò da questo incarico per aver raggiunto i limiti di età, anche se le sue ricerche non si arrestarono.
Nel 2001 è stata nominata senatore a vita.
Ha, inoltre, vinto molti prestigiosi premi e ricevuto numerosi riconoscimenti: fra cui alcune lauree honoris causa da numerose Università.
E’ morta il 30 dicembre 2012, all’età di 103 anni e mezzo.
E’ da notare che su 741 premi assegnati dal 1901 a oggi, soltanto 35 sono andati a donne. Su 521 Nobel complessivi per la scienza (Chimica, Fisica e Medicina), inoltre, solo 12 sono donne. La stessa Rita Levi Montalcini ha dovuto combattere tutta la vita per essere accettata negli ambienti scientifici più esclusivi. Ha sempre pensato che le donne abbiano sempre dovuto lottare doppiamente, abbiano sempre dovuto portare due pesi, quello privato e quello sociale, e comunque le donne restano la colonna vertebrale delle società. La differenza tra uomo e donna, afferma, è epigenetica, ambientale. Il capitale cerebrale è lo stesso: in un caso è stato storicamente represso, nell’altro incoraggiato.
Sul presente delle donne è ottimista perché, secondo lei, l’Europa sta facendo grandi progressi in questo senso. In Africa, invece, devono combattere anche per poter semplicemente studiare. Per questo la Fondazione Levi Montalcini (1992) è rivolta al conferimento di borse di studio alle giovani studentesse universitarie africane, con l’obiettivo di creare una classe di giovani donne che svolgano un ruolo importante nella vita scientifica e sociale del loro paese. Sono le sue parole: “Queste ragazze hanno più fame di conoscenza che di cibo e sono molto più determinate degli uomini: quando possono istruirsi i risultati sono davvero sorprendenti”.
Per quanto riguarda la politica, è favorevole al sistema delle quote rosa, che spesso è l’unica possibilità per garantire pari opportunità. Le donne devono godere degli stessi diritti, e potersi assumere gli stessi doveri degli uomini. E invece, fare un figlio mette comunque a rischio il loro lavoro. Per lei la famiglia non è stata un’opzione. Non ha mai pensato di sposarsi: “Io sono sposata con la scienza, non ho mai sentito la mancanza di un figlio o il bisogno di legarmi a un uomo. Sono felice così. E se in passato sono stata corteggiata da qualche collega non me ne sono proprio accorta. L’amore su di me ha l’effetto dell’acqua sulle piume di un’anatra: sono totalmente impermeabile”.