Stili di apprendimento

Non impariamo tutti le stesse cose, con la stessa velocità e con le stesse modalità. Cresciamo con l’idea di essere portati per alcune materie, con il giudizio dato sui risultati del nostro studio e con la credenza di essere più o meno bravi a studiare. 

Tutti si son sentiti rivolgere la domanda: quanto studi? Riducendo l’apprendimento a una questione quantitativa. Qualcuno, più fortunato, si sarà sentito chiedere: come studi? Ma, anche in questo caso, la risposta si perde in questioni tecniche e spesso è: leggo-sottolineo-schematizzo-ripeto, in modo più o meno variabile. La domanda che faccio ai miei studenti è: come impari? Quando apprendi facilmente qualcosa di nuovo, quando impari con disinvoltura qualcosa di scuola e non, quando ti senti di sapere qualcosa senza grandi fatiche, cos’è che hai fatto per raggiungere tale obiettivo? Questo perché ognuno di noi ha un modo diverso di imparare, ha un diverso stile di apprendimento.

Imparare e apprendere

Gli stili di apprendimento si riferiscono a come le persone acquisiscono, elaborano e trattengono le informazioni. Bisogna osservare, tuttavia, che gli stili sono descrittivi, non prescrittivi, quindi ci dicono comefunzioniamo” e non come “dovremmo funzionare”. Inoltre, le varie teorie degli stili di apprendimento descrivono tendenze, non valori assoluti.

Insegnare e apprendere

Diverse sono le teorie sugli stili di apprendimento. Una delle più note è quella di Howard Gardner. Questi sostiene che esistono intelligenze multiple, tra cui l’intelligenza linguistica, quella logico-matematica, la visivo-spaziale, l’intelligenza musicale, la corporea-cinestetica, l’intelligenza interpersonale e quella intrapersonale. Secondo questa teoria, ognuno di noi ha una combinazione unica di tali intelligenze e ciascuna di queste intelligenze può essere utilizzata per apprendere in modi diversi. Ad esempio, una persona con un’intelligenza linguistica potrebbe imparare meglio attraverso la lettura e la scrittura, mentre una persona con un’intelligenza visivo-spaziale potrebbe imparare meglio attraverso mappe e grafici.

L’educatore e teorico Neil Fleming, invece, propone la teoria dei modelli di apprendimento, identificando tre modelli: uditivo, visivo e cinestetico. Per Fleming, che si lega alla Programmazione neurolinguistica (PNL o Neuro-linguistic programming, NLP) , i modelli descrivono il canale preferenziale attraverso il quale l’individuo acquisisce la conoscenza.

Infine, un’altra importante teoria è quella dell’educatore statunitense David Kolb, il quale ha sviluppato  un modello di apprendimento basato su 4 fasi: attiva/concreta, riflettente, teorizzante/concettualizzante e applicativa/sperimentale. Kolb crede che il processo di apprendimento sia ciclico ma che ognuno di noi abbia una preferenza per una o più fasi di questo ciclo.

Stili di apprendimento

Al di là delle varie teorie e delle loro differenze, è fondamentale che ognuno di noi si interroghi sul proprio modo di imparare, in modo da mettere in campo delle strategie che siano più efficaci, ricalibrando lo studio e le energie necessarie a raggiungere il risultato. Ed è importante che anche gli insegnanti e gli educatori riconoscano che esistono vari modi per veicolare le informazioni e sviluppare le competenze.

Share