Hannah Arendt

Hannah Arendt è una delle più importanti figure del pensiero filosofico del Novecento. La sua vita e la sua opera sono strettamente legate agli eventi del secolo, in particolare alla sua esperienza personale come ebrea perseguitata durante la Seconda Guerra Mondiale e alla sua analisi del totalitarismo. Arendt ha scritto su una vasta gamma di argomenti, tra cui la teoria della politica, la filosofia morale, l’etica e la filosofia della storia, ma si è distinta soprattutto per la sua analisi della condizione umana e della natura dell’azione politica. Nonostante la sua vasta produzione, Arendt ha sempre sostenuto di essersi “congedata” dalla filosofia, preferendo identificarsi come una pensatrice politica.

Hannah Arendt

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Le “leggi razziali” nell’Italia fascista

Il fascismo arrivò al potere in Italia nel 1922, quando Benito Mussolini diventò capo del governo e, in seguito, dittatore (“Duce”).

Nell’Italia fascista, gli ebrei (circa 47 mila, su una popolazione italiana totale di oltre 41 milioni di abitanti) vivevano integrati con il resto della popolazione: come tra tutti gli italiani, anche tra gli ebrei c’erano i fascisti e gli antifascisti, i più ricchi e i più poveri, i più istruiti e i meno istruiti. In più va detto che la comunità ebraica italiana (quella di Roma in particolare) era la più antica comunità ebraica d’Europa (presente nella Penisola fin dal II secolo a.C.).

Negli anni ’30, il regime fascista cominciò a percorrere la strada del razzismo: con la guerra d’Etiopia (1935-1936), quando cioè l’Italia aggredì e poi annesse il paese dell’Africa Orientale, si sviluppò l’idea di evitare il “rischio” di una popolazione di “meticci”, cioè di persone nate dall’unione tra italiani bianchi e africani neri. In questo modo il fascismo produsse le prime norme di stampo razzista, vietando il matrimonio tra bianchi e neri.

In pochi mesi il razzismo diventò anche antisemitismo (ostilità contro gli ebrei), cioè quella forma particolare di razzismo che era molto diffusa in Europa in quegli anni: nella Russia zarista di inizio secolo, nella Germania nazista, nella Polonia della dittatura militare e così via. Nei primi mesi del 1938 anche in Italia ci fu una violenta campagna antisemita, che portò il regime fascista a promulgare, tra settembre e novembre, le “leggi razziali”, cioè delle leggi in cui si diceva che gli italiani erano “ariani” e che gli ebrei non erano mai stati italiani.

A partire da quel momento, gli ebrei italiani non potevano più lavorare nelle amministrazioni pubbliche, insegnare o studiare nelle scuole e università italiane, far parte dell’esercito, gestire alcune attività economiche e commerciali che il fascismo giudicava “strategiche” per la nazione. Di anno in anno le misure contro gli ebrei diventarono sempre più dure, fino al 1943, quando l’occupazione tedesca dell’Italia del centro-nord diventò una tragedia anche per gli ebrei italiani, molti dei quali finirono nei campi di concentramento e di sterminio.

Le leggi razziali

In quegli anni gli italiani si comportarono in maniera molto diversificata nei confronti dei loro connazionali di origine ebraica: in molti casi li aiutarono a sopravvivere e, al momento del bisogno, li nascosero e portarono in salvo; in altri casi, soprattutto nelle città più piccole, ne approfittarono per ricavare dei vantaggi economici e li denunciarono alle autorità.

Le leggi razziali

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Bury me, my love – Guerra in Siria

Bury me, my Love («seppelliscimi, amore mio») è un gioco interattivo, in inglese, che racconta la storia di Nour, una giovane migrante siriana che fugge dalla Siria verso l’Europa, aiutata dal marito Majd, che però non può andare con lei.

Bury me, my love

Il gioco simula una conversazione su Whatsapp con Nour e le decisioni che la aiuteremo a prendere avranno un impatto forte sul proseguo della storia. Molte sono le variabili da tenere in considerazione: tempo, strade, condizioni di Nour (fisiche ed emotive). 

Bury me, my love

Bury me, my love è un serious game ben fatto che aiuta a comprendere la situazione della guerra in Siria e le condizione di chi cerca rifugio in Europa.

Il gioco può essere scaricato come applicazione per lo smartphone ed è realizzato da Arte.tv.

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Linea del tempo – Storia contemporanea

Le linee del tempo aiutano ad avere una visione di insieme e, allo stesso tempo, a comprendere l’esatto svolgimento dei vari avvenimenti. 

Una linea del tempo è utile se ha la selezione degli eventi e dei fatti che è più congeniale a ciò che stiamo cercando. Se una linea del tempo è onnicomprensiva diventa dispersiva, mentre se i dati presenti sono pochi o non adatti, la linea del tempo diventa inutile.

La linea del tempo qui presente comprende l’età contemporanea e comprende gli eventi principali (ovviamente una scelta parziale e personale) di questi settori:

In nero – Storia politica, sociale ed economica

In arancione – Eventi di tipo scientifico (scoperte, pubblicazioni ed eventi particolari)

In viola – Eventi di tipo filosofico (pubblicazioni, nascite ed eventi particolari)

In rosso – Eventi legati alla letteratura italiana (pubblicazioni, nascite ed eventi particolari)

In blu – Eventi legati alla letteratura inglese (pubblicazioni, nascite ed eventi particolari)

In verde – Eventi legati all’arte (manifestazioni, creazioni 

In marrone – Eventi legati allo sport (manifestazioni ed eventi particolari)

Linea del tempo - Storia contemporanea

La linea è divisa tra:

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This war of mine

“In guerra non tutti sono soldati”: così recita il gioco This war of mine.
This war of mine è nato dapprima come videogioco e poi come applicazione e gioco da tavolo cartaceo, conservando la stessa dinamica. Nel gioco da tavolo c’è anche in aspetto collaborativo tra i giocatori.

This war of mine - Gioco

Il gioco consiste nel far sopravvivere un gruppo di civili in una città che è in guerra e che ricorda Sarajevo.  I personaggi dovranno cercare il cibo, le medicine e i materiali per avere lo stretto necessario per rimanere in vita, resistendo al freddo, alla fame, alla depressione e agli attacchi da parte di criminali.Giorno dopo giorno scopriamo la vita e le vicende dei personaggi e veniamo messi di fronte a veri e propri dilemmi etici: salvare o non salvare altre persone che ci chiedono aiuto? Aggredire o non aggredire persone indifese per rubar loro le provviste che ci servono? Saranno in grado di tornare alla normalità dopo quello che hanno vissuto?

La grafica è bidimensionale e utilizza dei disegni con le varie tonalità di grigio, per rendere maggiormente l’atmosfera.

Il gioco, ovviamente non adatto ai bambini, permette di comprendere alcune delle conseguenze sociali della guerra, senza cadere nella immedesimazione con un esercito o il potente di turno.

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Islam e fondamentalismo

L’Islam si è diffuso dal VII secolo e si è diffuso in un’area omogenea, che va dal nord Africa fino ad arrivare in Asia. A oggi, bisogna notare la maggior parte della popolazione islamica non è araba ma è asiatica. Il Paese più musulmano infatti, è l’India dove l’islam è comunque una minoranza.

Islam nel mondo


Ci sono mote scuole dell’Islam, con differenze marcate. Anche laddove la religione gode di importanza, le divisioni non impediscono una lotta interna. A tal proposito va osservato che la gran parte delle vittime delle interpretazioni radicali dell’islam sono i musulmani stessi.

Sciiti e sunniti


L’Islam è una delle religioni più diffuse al mondo, ma gran parte dei musulmani non è osservante. In Italia il 90% dei musulmani non va in moschea. Tra i musulmani osservanti, inoltre, solo una piccola parte aderisce alle correnti fondamentaliste. Tra i fondamentalisti, poi, solo una minoranza giustifica la violenza e solo un’infima parte è disposto a praticarla.

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Un caffè, grazie!

Si dice che la diffusione del caffè in Europa abbia frenato l’alcolismo, perché la bevanda è riuscita a sostituire le bevande alcoliche negli incontri importanti.
E’ indubbio che il caffè ha avuto un successo molto rapido e capillare. La parola caffè viene dall’arabo qahwa, attraverso il turco kahve.
La bevanda si diffonde all’inizio in medioriente, nel XV secolo, e poi in Europa nei due secoli successivi. Verso la fine del ‘600 nelle più importanti città nascono dei locali, chiamati appunto caffè, dove è possibile bere questa bevanda e dove si riuniscono gli intellettuali.

Caffè

Il caffè può essere preparato in vari modi, come tutti sappiamo. In Italia però ne sono diffusi soprattutto due:
– caffè espresso, che nasce dal passaggio dell’acqua sotto pressione attraverso uno strato di caffè macinato finemente e pressato. L’acqua, sotto pressione, non raggiunge la temperatura di ebollizione;
– caffè della moka, che nasce nella caffettiera e si produce attraverso il passaggio dell’acqua che, raggiunto il punto di ebollizione, passa attraverso il caffè ed esce. Il caffè non deve essere troppo pressato, o troppo fine, per evitare che si bruci prima che l’acqua riesca a passare.

Moka

Il caffè espresso nasce a Torino, nel 1884, con l’invenzione della macchina per farlo. La macchina per l’espresso è stata inventata da Angelo Moriondo. Il brevetto viene poi acquistato da un milanese, Desiderio Pavoni, che la riproduce in serie.

Il caffè della moka nasce con questa particolare caffettiera ideata da Alfonso Bialetti nel 1933. Questo prodotto di design industriale è oggi presente anche nel museo del design di Milano e al MoMa di New York.
Questa caffettiera è composta da 4 parti in alluminio o acciaio e, nella sua forma originale, è ottagonale. Il nome è quello della città di Mokha, nello Yemen, dove si trovava la qualità migliore di caffè.

Ma il caffè conosce molte varianti, quella più famosa è il cappuccino. Il cappuccino prende il nome dal colore marrone dell’abito dei frati cappuccini. La bevanda come la conosciamo oggi nasce con il brevetto per la macchina per il cappuccino di Luigi Bezzera, nel 1901.

Filo

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Bel Paese

Bel Paese

L’espressione Bel Paese nasce dai versi dei due più importanti poeti italiani. Dante Alighieri (XIII-XIV secolo), nell’Inferno, parla di “bel paese là dove ‘l sì sona”, con riferimento alla lingua italiana (la cosiddetta “lingua del sì”, contrapposta alla “langue d’oc” e alla “langue d’oïl”), mentre Francesco Petrarca (XIV secolo) cita l’unità territoriale nel suo Canzoniere: “il bel paese / Ch’Appennin parte e ‘l mar circonda e l’Alpe”. Due testi che si richiamano a un’unità italiana con oltre 500 anni d’anticipo rispetto al processo politico del Risorgimento (1861).

Nel 1876 l’abate Antonio Stoppani scrive Il Bel Paese. Conversazioni sulle bellezze naturali, la geologia e la geografia fisica d’Italia, un libro che diventa presto un best seller e che aiuta gli italiani del nuovo stato unitario a conoscere meglio il proprio paese.

Nel 1906 Egidio Galbani decide di mettere in vendita un formaggio che faccia concorrenza ai formaggi francesi, all’epoca più noti. Lo chiama Bel Paese e sulla confezione mette l’immagine dell’abate Stoppani, al cui libro si è ispirato.

Oggi Bel Paese è l’espressione con cui comunemente è conosciuta l’Italia.

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Qualunquismo

L'Uomo qualunque

Nel 1944 Guglielmo Giannini, giornalista che ha vissuto, come tanti italiani, la tragedia della morte di un figlio in guerra (evento che peserà nelle sue scelte pubbliche), fonda una rivista, L’Uomo Qualunque, subito seguita dal movimento politico Fronte dell’Uomo Qualunque. Il partito si fa portatore delle istanze di sfiducia nei partiti politici e nelle istituzioni pubbliche, dando voce a chi ritiene che lo Stato e la politica siano sempre nemici delle persone comuni. La guerra, le distruzioni e le macerie politiche e morali dell’Italia all’indomani della caduta del fascismo lo portano a maturare un sentimento di completa sfiducia. Dagli avversari il movimento politico viene accusato di essere di ispirazione fascista, anche se in realtà si tratta di un partito dal tratto molto libertario (lo Stato, simbolo di ogni male, secondo il Fronte dell’Uomo Qualunque va ridotto al minimo). Alle elezioni del 1946 il Fronte dell’Uomo Qualunque raccoglie il 5,3% dei voti, concentrati soprattutto nel Sud Italia (che, a differenza del Nord, non ha partecipato alla rinascita nazionale con la Resistenza). Negli anni seguenti il partito viene coinvolto nell’orbita governativa e nel 1948 si scioglie: i suoi membri vanno in gran parte nei partiti monarchico (PNM) e liberale (PLI), qualcuno nel partito neofascista del Movimento sociale italiano (MSI).

La parola qualunquista indica, ancora oggi, un rifiuto e una sfiducia nella politica e nelle istituzioni, senza distinzioni di responsabilità tra i diversi soggetti. Il termine è utilizzato in senso negativo.

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