C’era una volta una bambina che, nonostante le fosse stato proibito, cominciò a giocare con fiamme e fiammiferi. Improvvisamente l’abito e i capelli presero fuoco e morì incenerita. Un bambino fu ripetutamente avvisato di non succhiarsi i pollici, ma lui imperterrito continuava. Così un sarto lo insegui e glieli tagliò con delle grosse forbici. Tre ragazzi videro un giovane nero e cominciarono a deriderlo sghignazzando. Nikolaus li vide e li gettò in un calderone pieno di inchiostro rendendoli più neri della notte.
Queste appena narrate sono alcune delle fiabe più celebri nel nord Europa. Tali favole si trovano nella raccolta “Der Struwwelpeter“, in tedesco, e sono scritte come filastrocche. Il testo è stato scritto da Heinrich Hoffmann nel 1845, quando il suo figlio maggiore doveva compiere tre anni. Hoffmann, che di professione era medico e psichiatra, aveva deciso di scrivere il libro per il figlio come regalo di Natale, raccontando delle storie a suo dire divertenti. Il libro è stato poi pubblicato ed è divenuto talmente famoso da entrare nell’immaginario collettivo. In Italia il testo è stato tradotto, con il titolo “Pierino Porcospino“, da Gaetano Negri per i tipi della Hoepli, dove tutt’ora è presente nel catalogo. In inglese è stato, invece, tradotto da Mark Twain.
Le dieci storie presentate con simpatici disegni, sono tutte a scopo educativo, come da tradizione. I protagonisti delle filastrocche sono soprattutto bambini disobbedienti o distratti che, a causa delle loro azioni, ricevono dei castighi a volte terribili. Tali favole, scritte per bambini, sono così conosciute che ancora oggi il librercolo è presente in Germania in varie edizioni, tutte con le stesse illustrazioni. Generalmente in Italia queste favole non sono conosciute e, a leggerle con la sensibilità di oggi, possono sembrare violente e macabre. Superato il primo impatto, però, tali filastrocche possono rivelarsi, proprio per il tipo di racconti, decisamente avvincenti anche per quei bambini meno sensibili alla lettura.