Aristotele

La politica

Aristotele, uno dei massimi pensatori del periodo classico, concepiva l’essere umano come un “animale politico” (in greco, zoon politikòn), a sottolineare l’inclinazione naturale dell’individuo a formare aggregazioni sociali. Questa affermazione, nonostante possa essere interpretata anche come “animale sociale”, suggerisce che l’umanità non solo tende ad unirsi in gruppi, ma è altresì propensa a strutturare questi aggregati secondo principi di governance e ordine.

In questa prospettiva, l’uomo, dotato di linguaggio innato – non un prodotto della società, ma anzi un precursore e indirizzatore dell’aggregazione sociale – tende a formare prima la famiglia, successivamente il villaggio e, infine, lo Stato. Nel contesto di questa progressione, il linguaggio svolge un ruolo vitale, permettendo la comunicazione e la formazione di strutture sociali più complesse.

Nella sua visione della società, Aristotele è critico verso l’accumulo eccessivo di ricchezze e il commercio considerato come professione principale. Per lui, è accettabile possedere solamente le proprietà necessarie per garantire un’esistenza dignitosa alla famiglia, respingendo così l’idea di una ricerca incessante della ricchezza.

Classificazione delle forme di stato

La riflessione politica aristotelica si estende anche alla classificazione delle forme di Stato, definite dalla costituzione che ne rappresenta la struttura. Aristotele distingue le costituzioni seguendo due criteri distinti: il primo è chi detiene il potere, e il secondo è la finalità dell’esercizio di questo potere, se è rivolto verso il bene comune o verso l’interesse di chi comanda.

Sulla base di questi criteri, si delineano varie forme di governo:

  • Monarchia o tirannide: questi sistemi sono caratterizzati dalla concentrazione del potere in mano ad un solo individuo. La differenza fondamentale tra i due sta nell’uso del potere, orientato verso il bene comune nella monarchia e verso l’interesse personale nella tirannide.
  • Aristocrazia o oligarchia: in queste forme, il potere è gestito da un piccolo gruppo di persone. Mentre l’aristocrazia vede il potere nelle mani di individui virtuosi e saggi, l’oligarchia è marcata da un governo di pochi a scopo personale.
  • Politìa o democrazia: in questi sistemi, il potere è distribuito tra una porzione più ampia della società. La politìa rappresenta una forma di democrazia rappresentativa, mentre nella democrazia, le cariche vengono assegnate attraverso sorteggio.

Il concetto di stato ideale

Nell’ottica di Aristotele, non esiste una forma di Stato universale ideale, ma piuttosto una costituzione che si adegua meglio alle caratteristiche di diversi popoli. Ad esempio, per i barbari è preferibile una monarchia, mentre per i greci risulta più idonea la politìa.

Nonostante la variabilità nella definizione dello Stato ideale, Aristotele sottolinea alcune caratteristiche desiderabili che tale Stato dovrebbe incorporare, seguendo il principio della “medietà”. In questa ottica, è auspicabile che il ceto medio detenga un certo grado di potere e che la dimensione della città sia media.

Nella polis ideale, ci sono diversi ruoli necessari, tra cui contadini, operai, commercianti, guerrieri, governanti e sacerdoti. Nella visione aristotelica, tuttavia, solo alcuni di questi ruoli sono adatti ai cittadini, mentre altri, come contadini e commercianti, sono esclusi da tale definizione. Aristotele, inoltre, sostiene una visione gerarchica della società, in cui gli schiavi sono considerati inferiori per natura e le donne sono subordinate agli uomini, una visione che oggi è considerata profondamente ingiusta e discriminatoria.

Share
Subscribe
Notificami
guest
0 Messaggi
Inline Feedbacks
View all comments