La gnoseologia
Nella gnoseologia aristotelica, il viaggio della conoscenza ha origine nell’ambito sensoriale. La conoscenza, quindi, ha origine nei sensi. Aristotele sostiene che inizialmente, la sensazione risiede nei sensi solo in una forma potenziale, necessitando di un oggetto percepito per realizzarsi completamente, ossia passare dalla potenza all’atto. Questa transizione consente alle qualità sensibili degli oggetti di essere percepite o, come direbbe Aristotele, “diventare sentite”.
Le percezioni, tuttavia, non sono confinate solo ai cinque sensi tradizionalmente riconosciuti. Vi sono anche i “sensibili comuni”, quali il moto e la grandezza, che vengono percepite da quello che viene definito “senso comune”. Questo senso comune non solo amalgama le sensazioni provenienti dai cinque sensi, ma è anche la capacità di percepire la propria percezione, un’attività definita come “consapevolezza“. Tale processo di percezione e consapevolezza culmina nella creazione di immagini mentali (phantasìa), risultato di un processo di astrazione che trasforma le sensazioni individuali in rappresentazioni immaginifiche, un fenomeno condiviso anche con il mondo animale.
Il ruolo dell’intelletto: da immagini a concetti
Da questo fondamento sensoriale, emerge la funzione cruciale dell’intelletto nel processo gnoseologico. Partendo dalle immagini generiche forgiatesi attraverso la sensazione e l’immaginazione, l’intelletto è capace di estrapolare l’essenza o la forma che diviene, in ultima analisi, il concetto. La transizione dalla potenza all’atto è centrale nella concezione aristotelica della conoscenza, con l’intelletto passivo rappresentante la potenzialità di conoscere i concetti.
Tuttavia, affinché questa conoscenza si realizzi appieno, Aristotele introduce la nozione di un “intelletto attivo” esterno all’individuo. Questa entità non meglio definita facilita il passaggio dalla potenza all’atto, catalizzando tanto la potenzialità dell’individuo di conoscere quanto quella dell’oggetto di essere conosciuto. Nonostante l’importanza di questa componente nel sistema gnoseologico di Aristotele, il filosofo non elabora in modo esplicito le caratteristiche o la localizzazione di questo intelletto attivo.
Il cammino della conoscenza: dal sensibile al logico
La conoscenza, in Aristotele, segue un percorso di astrazione strutturato in quattro fasi ben distinte. Inizia con la sensazione, una fase inerente all’ambito sensoriale. Successivamente, si evolve nell’opinione, una fase dove l’immaginazione assume un ruolo predominante, lavorando sulle immagini sensoriali per forgiare giudizi preliminari.
In seguito, entra in gioco l’intellezione, in cui i concetti vengono identificati e collegati formando giudizi coerenti. Infine, si raggiunge lo stadio della scienza, dove le premesse e le conclusioni vengono collegati attraverso ragionamenti logici, permettendo non solo una comprensione complessiva dei fenomeni ma anche una discernimento delle cause sottostanti.
La logica
Il significativo contributo di Aristotele al campo della logica, conosciuto come Organon (in greco “strumento”), ha fornito un rigoroso sistema per analizzare e strutturare il ragionamento umano. Questo sistema, che verte attorno a concetti, proposizioni e ragionamenti, mira a tradurre la struttura della realtà nel linguaggio umano, conferendo allo stesso una forma coesa e coerente, che rispecchia la struttura ontologica della realtà stessa. Esempio concreto di questo può essere il modo in cui noi classifichiamo gli oggetti intorno a noi, come una sedia o un tavolo, basandoci sulle loro caratteristiche distintive.
Il linguaggio come strumento di convenzione e realtà
Aristotele, esplorando la dinamica del linguaggio, ci porta a considerare la sua duplice natura: esso sorge per convenzione, ovvero un accordo comune tra gli individui, e nello stesso tempo rispecchia la realtà oggettiva. Questa doppia caratteristica può essere percepita quando ci soffermiamo a riflettere su come le parole sono legate alla realtà che rappresentano. Ad esempio, l’attributo “quadrato” si armonizza perfettamente con “tavolo” quando, e solo quando, il tavolo in questione manifesta quella specifica forma nella realtà. Questo mostra come il linguaggio non solo nasca dall’accordo tra gli individui, ma si modella e adatta in base alla struttura oggettiva delle cose che esso cerca di descrivere.
La logica dei concetti
Dove si svela il fascino della profondità del pensiero aristotelico è nell’elaborazione dei concetti, come illustrato principalmente nel testo Categorie. I concetti , per il filosofo, sono gli oggetti del nostro discorso. In questo testo, Aristotele classifica i concetti in base al loro grado di universalità, differenziando tra genere e specie.
- Specie è il concetto che ha maggiori caratteristiche , quindi è più specifico e quindi ha meno cose che sono incluse in quel concetto.
- Genere è il concetto che ha meno caratteristiche , quindi più generale e quindi ha più cose che sono incluse in quel concetto.
Per visualizzare ciò con chiarezza, possiamo considerare il concetto di “animale”. Questo rappresenta un genere, in quanto include una vasta gamma di esseri, da “uomo” a “cane”, a “gatto”. Questi ultimi sono esempi di specie, in quanto incarnano attributi più specifici, restringendo il numero di entità che possono essere inclusi in essi.
Un concetto con molte caratteristiche ci permette una migliore comprensione ma riduce il numero degli oggetti che possiamo racchiudere in quel concetto. L’analisi aristotelica prosegue con la teorizzazione di una scala di concetti, dove, alla base, troviamo le entità particolari e ben definite, designate come “sostanza prima” o “tode tì”, concetti così unici da non avere ulteriori sottocategorie. Per esemplificare, la “sedia” di cui parliamo in un dato momento rappresenta una manifestazione concreta di questa sostanza prima. All’altro estremo della scala, troviamo le categorie universali che abbracciano una pluralità di concetti. Queste categorie, decifrate come determinanti centrali nella metafisica di Aristotele, rivelano le stesse dieci categorie – sostanza, qualità, quantità, e così via – che però, nel contesto della logica, definiscono le proprietà dell’essere del pensiero piuttosto che dell’essere reale.
La logica delle proposizioni
La struttura logica della proposizione è trattata nel De interpretatione (in greco: “Perì hermeneías”). In tale contesto, la proposizione è intesa come una combinazione di termini che, in un certo modo, enunciano o dichiarano qualcosa di specifico, dando luogo a giudizi concreti. Ad esempio, la proposizione “il tavolo è quadrato” rappresenta un giudizio in cui vengono collegati due concetti distinti: “tavolo” e “quadrato”. Prima di esplorare più a fondo questa teoria, è importante sottolineare che Aristotele pone delle limitazioni sulla tipologia di proposizioni che possono essere esaminate logicamente, escludendo le preghiere, comandi, esclamazioni, e altre forme enunciative. Le proposizioni a cui si riferisce il filosofo sono le proposizioni dichiarative (o enunciati apofantici).
Struttura delle proposizioni: qualità e quantità
Le proposizioni, secondo Aristotele, possono essere categorizzate in base a due criteri principali: la qualità e la quantità. Per quanto concerne la qualità, le proposizioni possono essere:
- Positive (es. “il tavolo è quadrato”)
- Negative (es. “il tavolo non è quadrato”)
In termini di quantità, le proposizioni vengono suddivise in:
- Universali (es. “tutti i tavoli sono quadrati”)
- Particolari (es. “alcuni tavoli sono quadrati”)
Quadrato logico e schema delle proposizioni
Sulla base delle distinzioni precedentemente illustrate, in epoche successive, specialmente nel Medioevo, è stato sviluppato un quadrato logico che organizza le proposizioni in rapporti di contrarietà, contraddittorietà, subcontrarietà e subalternità. Questo schema permette di analizzare la veridicità o falsità delle proposizioni in base alle loro relazioni reciproche. La comprensione profonda di queste relazioni permette di navigare con maggiore acume nel mare delle proposizioni logiche, discernendo con precisione le verità dalle falsità.
In base al quadrato logico possiamo affermare che:
- contraria è l’opposizione tra universale affermativa (es: tutti i tavoli sono quadrati) e universale negativa (nessun tavolo è quadrato). Le proposizioni contrarie non possono essere entrambe vere, ma possono essere entrambe false (es: se diciamo che alcuni tavoli sono quadrati, entrambe le proposizioni sono false);
- contraddittoria è l’opposizione tra universale affermativa (es: tutti i tavoli sono quadrati) e particolare negativa (es: alcuni tavoli non sono quadrati) e l’opposizione tra universale negativa (es: nessun tavolo è quadrato) e particolare positiva (es: alcuni tavoli sono quadrati). Le proposizioni contraddittorie devono essere necessariamente UNA vera e l’ALTRA falsa (es: o tutti i tavoli sono quadrati o alcuni tavoli non sono quadrati, non c’è altra
- subcontraria è l’opposizione tra la particolare affermativa (es: alcuni tavoli sono quadrati) e la particolare negativa (es: alcuni tavoli non sono quadrati). Le proposizioni subcontrarie possono essere entrambe vere ma non possono essere entrambe false (es: se diciamo che alcuni tavoli sono quadrati è possibile che, allo stesso tempo, alcuni tavoli non siano quadrati);
- subalterna è la relazione (NON OPPOSIZIONE) tra l’universale affermativa (es: tutti i tavoli sono quadrati) e la particolare affermativa (es: alcuni tavoli sono quadrati) e tra l’universale negativa (es: nessun tavolo è quadrato) e la particolare negativa (es: alcuni tavoli non sono quadrati). Se l’universale è vera possiamo dire vera anche la particolare (es: se diciamo che tutti i tavoli sono quadrati possiamo dire che alcuni tavoli sono sicuramente quadrati), ma se la particolare è vera, non possiamo dire vera anche l’universale (es: se diciamo che alcuni tavoli sono quadrati, non possiamo dire che sicuramente tutti i tavoli sono quadrati).
Il modo delle proposizioni
Procedendo nell’esplorazione della logica della proposizione, Aristotele introduce la nozione di “modo”, descrivendo come il predicato si lega al soggetto all’interno di una proposizione dichiarativa. Questi modi possono essere categorizzati come segue:
- Asserzione (es. “il tavolo è quadrato”)
- Possibilità (es. “è possibile che il tavolo sia quadrato”)
- Necessità (es. “il tavolo è necessariamente quadrato”)
Ognuno di questi modi incarna un diverso livello di certezza o probabilità relativo all’affermazione fatta nella proposizione.
Il criterio di verità
Infine, è essenziale discutere il concetto di verità nel contesto aristotelico della logica delle proposizioni. Aristotele sostiene che la verità non risiede nei concetti isolati, né nelle cose o nell’essere in sé, ma piuttosto nelle proposizioni e nei ragionamenti, ovvero nel dominio del pensiero. La verifica della verità di una proposizione è quindi intrinsecamente legata alla realtà delle cose; una proposizione è considerata vera solamente se riflette fedelmente lo stato effettivo della realtà. Questo criterio di verità, che mette in relazione diretta il pensiero e la realtà, sottolinea la centralità della corrispondenza tra il linguaggio e il mondo nella filosofia aristotelica.
La logica del discorso
Nella sua indagine sulla natura della logica del discorso, Aristotele sostiene che la formulazione di proposizioni singole non equivale a compiere un ragionamento. Ad esempio, se proponiamo la proposizione “il fiore è bianco”, stiamo compiendo un’asserzione che può essere valutata in termini di verità o falsità, ma non stiamo necessariamente svolgendo un ragionamento in sé. Un ragionamento autentico si sviluppa quando ci muoviamo da un giudizio ad un altro, in una maniera tale che questi giudizi siano collegati in una relazione causale o consequenziale.
Esploriamo questo con un esempio: supponiamo di avere la proposizione “il fiore è bianco” e la combiniamo con un’altra, “Ttutti i fiori bianchi hanno un profumo delicato”, potremmo quindi concludere con un terzo giudizio, “il fiore ha un profumo delicato”. Qui, un giudizio è manifestamente derivato dagli altri, formando una struttura argomentativa coerente e logica.
La dialettica nella filosofia aristotelica
Aristotele, nel suo testo Topici, approfondisce ulteriormente il concetto di dialettica, distinguendosi nettamente dal paradigma platonico che vedeva la dialettica come la più alta forma di scienza. Secondo il filosofo stagirita, la dialettica rappresenta piuttosto un metodo di ragionamento basato su principi probabili, anziché su affermazioni necessariamente vere. Pertanto, il risultato di un ragionamento dialettico non è una conoscenza certa e incontrovertibile, ma una conoscenza probabile, suscettibile di essere accettata da coloro che sono immersi in una specifica materia.
Questa distinzione posta da Aristotele tra dialettica e scienza mette in evidenza una percezione più sfumata della conoscenza, dove non tutte le forme di sapere possono essere considerate alla stessa stregua. Infatti, mentre la scienza si basa su principi che sono necessari e veri, conferendo un grado di certezza assoluta, la dialettica naviga in acque più incerte, cercando di arrivare a conclusioni attraverso il confronto di opinioni e l’esplorazione di probabilità.
Il ragionamento eristico
Avanzando ulteriormente nella sua analisi, Aristotele si distanzia decisamente dai ragionamenti eristici, spesso impiegati da alcuni sofisti dell’epoca. Tali ragionamenti, a differenza di quelli dialettici, non perseguono neanche una verosimiglianza probabile, ma si fondano su premesse apparentemente probabili, creando così un terreno fertile per inganni e manipolazioni discorsive.
Aristotele critica aspramente questo tipo di ragionamento, etichettandolo come un metodo che necessita di essere smascherato, in quanto non porta a una conoscenza vera o probabile, ma solo a un’illusione di verità. Questa critica manifesta la volontà di Aristotele di preservare l’integrità del discorso logico, evitando trappole che potrebbero facilmente condurre a conclusioni false o ingannevoli.
Il sillogismo
Per Aristotele, il sillogismo rappresenta l’ossatura della logica, l’artificio attraverso il quale è possibile strutturare e valutare i ragionamenti in maniera rigorosa e scientifica. Nella sua forma più basilare, il sillogismo è costituito da tre proposizioni: una premessa maggiore, una premessa minore, e una conclusione. Ad esempio:
- Premessa maggiore: Tutti i filosofi sono sapienti (proposizione generale)
- Premessa minore: Socrate è un filosofo (proposizione particolare)
- Conclusione: Quindi, Socrate è sapiente (inferenza logica)
In questa struttura, emerge chiaramente il ruolo cruciale del termine medio, che si colloca in entrambe le premesse, fungendo da ponte per collegare il termine minore al termine maggiore, facilitando così la deduzione della conclusione.
L’analisi della validità del sillogismo
Nel disvelare le profondità del sillogismo, Aristotele distingue tra validità e veridicità. Un sillogismo è valido quando la sua struttura formale è corretta, ovvero, la conclusione deriva necessariamente dalle premesse. Ciò, però, non implica che il sillogismo sia vero, poiché la verità dipende anche dalla verità delle premesse. Gli Analitici primi di Aristotele indagano proprio questa natura formale del sillogismo, analizzando l’ordine e la coerenza dei collegamenti tra le proposizioni.
Tipologie di sillogismi
Dall’esegesi aristotelica, si può delineare una categorizzazione dei sillogismi in quattro tipi principali, ciascuno con caratteristiche distintive:
- Scientifici o dimostrativi: validi e veri, poiché si basano su premesse sicure e verificabili.
- Dialettici: fondati su premesse probabili, quest’approccio utilizza argomentazioni razionali, senza però garantire una veridicità assoluta.
- Retorici o entimemi: orientati verso la persuasione, si appoggiano su premesse probabilmente valide, integrando un apporto emotivo significativo.
- Eristici: questi sillogismi si caratterizzano per l’uso di argomentazioni apparentemente probabili, che tuttavia si rivelano essere false o ingannevoli.
La composizione del sillogismo: figura e modo
Aristotele individua ulteriori parametri per classificare i sillogismi: la figura e il modo. La figura è determinata dalla posizione del termine medio nelle premesse, mentre il modo è definito dalla qualità e dalla quantità delle proposizioni implicate nel ragionamento. Le combinazioni possibili tra figura e modo conducono a 256 sillogismi potenziali, dei quali solo 19 sono considerati validi, distribuiti in quattro figure principali.
Regole del sillogismo
- Corrispondenza tra premesse e conclusione: affermativa o negativa
- Regola: se almeno una premessa è negativa, la conclusione sarà negativa.
- Esempio oositivo:
- Premessa maggiore: tutti i mammiferi sono animali (affermativa)
- Premessa minore: alcuni serpenti non sono mammiferi (negativa)
- Conclusione: alcuni serpenti non sono animali (negativa)
- Esempio negativo:
- Premessa maggiore: tutti i cani sono mammiferi (affermativa)
- Premessa minore: alcuni animali non sono mammiferi (negativa)
- Conclusione: alcuni animali sono cani (affermativa)
- Esempio oositivo:
- Regola: se almeno una premessa è negativa, la conclusione sarà negativa.
- Affermatività delle premesse e della conclusione
- Regola: se le premesse sono affermative, la conclusione sarà affermativa.
- Esempio positivo:
- Premessa maggiore: tutti i fiori sono piante (affermativa)
- Premessa minore: le rose sono fiori (affermativa)
- Conclusione: le rose sono piante (affermativa)
- Esempio negativo:
- Premessa maggiore: tutti i pesci respirano sotto l’acqua (affermativa)
- Premessa minore: tutti i delfini sono pesci (affermativa)
- Conclusione: nessun delfino respira fuori dall’acqua (negativa)
- Esempio positivo:
- Regola: se le premesse sono affermative, la conclusione sarà affermativa.
- Uniformità semantica dei termini
- Regola: un sillogismo valido deve contenere tre termini, ciascuno utilizzato con lo stesso senso in tutto l’argomento.
- Esempio positivo:
- Premessa maggiore: tutti i pianeti ruotano intorno a una stella
- Premessa minore: la Terra è un pianeta
- Conclusione: la Terra ruota intorno a una stella
- Esempio negativo:
- Premessa maggiore: tutti gli studenti frequentano la scuola
- Premessa minore: alcuni studenti sono pesci fuor d’acqua
- Conclusione: alcuni pesci sono studenti
- Esempio positivo:
- Regola: un sillogismo valido deve contenere tre termini, ciascuno utilizzato con lo stesso senso in tutto l’argomento.
- Specificità della conclusione in relazione alla particolarità delle premesse
- Regola: se le premesse contengono informazioni particolari, la conclusione sarà particolare.
- Esempio positivo:
- Premessa maggiore: alcuni insetti sono benefici per l’ambiente (particolare)
- Premessa minore: le api sono insetti (generale)
- Conclusione: alcune api sono benefici per l’ambiente (particolare)
- Esempio negativo:
- Premessa maggiore: alcuni uccelli possono volare (particolare)
- Premessa minore: i pinguini sono uccelli (generale)
- Conclusione: tutti i pinguini possono volare (generale)
- Esempio positivo:
- Regola: se le premesse contengono informazioni particolari, la conclusione sarà particolare.
- Esclusione del termine medio dalla conclusione
- Regola: il termine medio compare in entrambe le premesse, ma non nella conclusione.
- Esempio positivo:
- Premessa maggiore: tutti i cetacei sono mammiferi (termine medio: cetacei)
- Premessa minore: le balene sono cetacei (termine medio: cetacei)
- Conclusione: le balene sono mammiferi
- Esempio negativo:
- Premessa maggiore: tutti i felini sono carnivori (termine medio: felini)
- Premessa minore: i leoni sono felini
- Conclusione: i carnivori sono felini
- Esempio positivo:
- Regola: il termine medio compare in entrambe le premesse, ma non nella conclusione.
- Distribuzione coerente dei termini nelle premesse e nella conclusione
- Regola: se uno dei due termini è distribuito nella conclusione, allora deve essere distribuito nelle premesse.
- Esempio positivo:
- Premessa maggiore: tutti i frutti sono alimenti
- Premessa minore: alcune mele sono frutti
- Conclusione: alcune mele sono alimenti
- Esempio negativo:
- Premessa maggiore: tutti i quadrupedi sono animali
- Premessa minore: alcuni cani sono quadrupedi
- Conclusione: tutti i cani sono animali
- Esempio positivo:
- Regola: se uno dei due termini è distribuito nella conclusione, allora deve essere distribuito nelle premesse.
- Invalidità dei sillogismi con doppia negazione nelle premesse
- Regola: nessun sillogismo con due premesse negative è valido.
- Esempio positivo:
- Premessa maggiore: nessun insetto è mammifero (negativa)
- Premessa minore: alcuni animali sono insetti (affermativa)
- Conclusione: alcuni animali non sono mammiferi (valido)
- Esempio negativo:
- Premessa maggiore: nessun pesce è mammifero (negativa)
- Premessa minore: nessun delfino è pesce (negativa)
- Conclusione: nessun delfino è mammifero (invalido)
- Esempio positivo:
- Regola: nessun sillogismo con due premesse negative è valido.
L’epistemologia del sillogismo: induzione e intuizione intellettiva
Per costruire premesse solide e fondamentali nella formulazione del sillogismo, Aristotele introduce il concetto di ragionamento induttivo. Questo processo si innesca attraverso l’analisi di diversi casi specifici, dalla quale emerge una affermazione generale o universale. Questa metodologia, tuttavia, non garantisce una necessità assoluta, poiché richiederebbe l’esame di tutti i casi possibili.
In tale contesto, entra in gioco il ruolo dell’intelletto, la capacità umana di percepire l’essenza delle cose attraverso un processo di intuizione intellettiva, sviluppato mediante l’osservazione continua e analitica di casi particolari. L’intuizione intellettiva, dunque, agisce come catalizzatore per l’acquisizione di una conoscenza profonda delle essenze, fondamentale per la scienza aristotelica.