Il brainstorming

Il brainstorming è un metodo di generazione di idee che consiste nel riunire un gruppo di persone per produrre un gran numero di concetti  su un determinato argomento o problema. Durante una sessione di brainstorming, tutte le idee vengono accettate e registrate senza essere giudicate o discusse. Dopo la generazione delle idee, si passa poi alla valutazione e selezione delle idee migliori.

Per condurre una sessione di brainstorming, è necessario preparare un argomento o problema specifico su cui concentrarsi. È fondamentale, inoltre, creare un ambiente confortevole e privo di giudizi. Infatti, è importante che tutti i partecipanti abbiano la possibilità di esprimere le loro idee e che non ci sia alcuna interruzione o critica durante l’attività.

Brainstorming

Nel contesto scolastico, il brainstorming può essere utilizzato come una metodologia didattica per sviluppare diverse competenze. Ad esempio, in una lezione di storia, gli studenti possono utilizzare il brainstorming per generare idee su un periodo storico specifico o per analizzare fonti storiche, sviluppando così la loro capacità di pensiero critico e analisi. In una lezione di filosofia, invece, gli studenti possono utilizzare il brainstorming per generare idee su un filosofo o un’idea filosofica specifica, sviluppando così la loro capacità di riflessione e pensiero profondo.

Il brainstorming può essere utilizzato anche per incoraggiare la creatività degli studenti e per superare la paura del giudizio. L’attività, infatti, favorisce la partecipazione attiva degli studenti durante le lezioni. 

Per utilizzare il brainstorming bisogna preparare:

  • Un tema da proporre, con eventuali domande specifiche per sollecitare le risposte;
  • Modalità di intervento (per alzata di mano, attraverso la scrittura su fogli anonimi, con mentimeter etc…)
  • Modalità di raccolta delle idee (lavagna, LIM, Padlet, etc…)
  • Criteri di organizzazione delle idee (per area di appartenenza, per tipologia, per modalità di azione richiesta etc…)

Un’attività più articolata di brainstorming potrebbe prevedere, ad esempio, due momenti. Un primo intervento a gruppi, in cui ciascuno liberamente condivide le proprie idee e valutazioni, e un momento successivo di condivisione generale.

Idee per esercizi di brainstorming:

Share

Agostino

Agostino è stato un filosofo e teologo cristiano noto per la sua opera “Confessioni” e per il suo contributo alla comprensione della relazione tra fede e ragione. La sua filosofia si basa sull’idea della “conoscenza di Dio attraverso l’intelletto”, sostenendo che la verità può essere conosciuta attraverso la fede e la ragione. Agostino ha anche sviluppato l’idea che l’uomo è nato con una inclinazione al peccato a causa del peccato originale. Altra sua opera più importante è “La città di Dio”, in cui sviluppa la sua teoria della storia come una lotta tra la città terrena e la città celeste.

Sant'Agostino da Ippona

Share

Il public speaking

Il public speaking, o la capacità di esprimersi efficacemente in pubblico, è un’abilità essenziale per molte professioni e situazioni personali. Infatti, la capacità di esprimersi in modo chiaro e persuasivo è un requisito fondamentale per molti lavori, e può anche essere utile per presentare un progetto scolastico o un’idea in un dibattito.

Esercitare il public speaking non equivale a leggere un discorso o recitarlo a memoria, perché bisogna sempre tenere in considerazione gli altri, il pubblico, e prestare attenzione ai loro feedback.

Insegnare il public speaking in classe può avvenire attraverso diverse modalità didattiche, come esposizioni orali, presentazioni di progetti, discussioni di argomenti o debate. E’ importante incoraggiare gli studenti a preparare le loro presentazioni con cura e fornire loro feedback costruttivi sulla loro performance.

In un mondo in cui la comunicazione è sempre più importante, l’insegnamento del public speaking può essere un’arma in più per i giovani per affrontare con successo la vita. Infatti,  il public speaking aiuta a sviluppare fiducia in se stessi e affina la capacità di comunicazione, utile in molte situazioni.

In particolare nell’ambito scolastico l’arte del public speaking può essere utilizzata in lezioni di storia e filosofia per esporre argomenti complessi in modo persuasivo e coinvolgente. Inoltre, si può stimolare la partecipazione attiva degli studenti in dibattiti e discussioni.

Gli elementi fondamentali del public speaking sono:

  • La preparazione: pianificare il discorso in modo da avere una struttura logica e coerente.
  • La conoscenza del pubblico: capire le esigenze, gli interessi del pubblico e l’obiettivo del discorso, per adattare il discorso al contesto.
  • La comunicazione efficace: utilizzare un linguaggio semplice e comprensibile, adatto al nostro obiettivo, sottolineando i punti importanti e utilizzando esempi e storie per rendere il discorso più interessante.

Public speaking

Per presentare un buon discorso pubblico, è necessario prestare attenzione ad alcuni elementi.

Preparazione del discorso

Per ottenere un discorso efficace, pianifica la struttura, scrivi e rivedi il contenuto con un linguaggio chiaro, semplice e concreto. Il discorso deve essere lineare e coerente, procedere dal semplice al complesso e includere un gancio accattivante all’inizio, una conclusione con un riepilogo e una frase memorabile. Durante il discorso, utilizza accorgimenti per mantenere l’attenzione del pubblico, come l’umorismo o aneddoti personali.
Per preparare un discorso efficace è necessario conoscere il tema, il pubblico, il contesto e l’obiettivo.

Preparazione dei materiali

Se permesso, preparare un supporto multimediale è utile (qui ci sono alcune indicazioni specifiche). Avere materiali sufficienti garantisce una maggiore tranquillità durante la presentazione. Tuttavia, è importante evitare la confusione. 

Conoscere il pubblico

Per adattare il discorso alle circostanze, è importante comprendere le esigenze, gli interessi e le aspettative del pubblico. Un discorso per un pubblico specialistico, ad esempio, differirà da quello per un pubblico eterogeneo, così come una conferenza richiederà uno speech diverso rispetto a un comizio.

Conoscere l’obiettivo

Per preparare un discorso efficace, è importante comprendere il proprio obiettivo. I discorsi pubblici possono avere scopi diversi, tra cui: convincere il pubblico di una tesi, informare sulle situazioni e decisioni, insegnare concetti e abilità, o indurre all’azione. Per ciascuno di questi scopi, sarà necessario adottare un approccio specifico.

  • Il public speaking per informare mira a trasmettere informazioni accurate e complete al pubblico. L’obiettivo è quello di aiutare le persone a capire meglio un argomento o una situazione.

  • Il public speaking per convincere ha l’obiettivo di persuadere il pubblico a prendere una determinata posizione o a intraprendere un’azione specifica. Il relatore utilizza argomenti, esempi e statistiche per sostenere la propria posizione e convincere il pubblico a condividerla.

  • Il public speaking orientato all’azione mira a motivare il pubblico a intraprendere un’azione specifica, ad esempio partecipare a una campagna o acquistare un prodotto. Il relatore utilizza una combinazione di informazioni e persuasione per convincere il pubblico a intraprendere l’azione desiderata.

Conoscere il contesto

Per fare un discorso efficace, è importante considerare non solo il tema, il pubblico e l’obiettivo, ma anche il contesto in cui si terrà. Il contesto ci fornisce informazioni sulle tempistiche, lo svolgimento dell’evento, la soglia di attenzione del pubblico e i possibili imprevisti, che ci aiutano a comprendere meglio come strutturare il nostro discorso e a renderlo più coerente ed efficace.

Reharsal

Per aumentare la confidenza e il controllo durante un discorso, bisogna provare e ripetere ad alta voce davanti allo specchio.

Gestione della scena

Per una presentazione efficace, è importante mantenere un contatto visivo con il pubblico, fissando ogni zona per 2-3 secondi. Durante la presentazione, è opportuno usare pause e variare l’intonazione per mantenere l’attenzione del pubblico e rendere il discorso più interessante. Inoltre, è consigliabile posizionarsi al centro della scena, muoversi con sicurezza e mantenere una postura aperta ed equilibrata. La gestualità deve essere controllata, usando gesti semplici e definiti per dare risalto al discorso e coinvolgendo tutto il corpo, non solo le mani. Infine, è importante curare l’immagine e l’abbigliamento e sorridere in modo naturale per trasmettere sicurezza e professionalità.

Interazione col pubblico

Per comunicare efficacemente con il pubblico, è importante inviare segnali di feedback attraverso la postura e i gesti. Durante l’interazione con il pubblico, è importante stabilire e comunicare se e quando saranno accettate le domande. Prima di rispondere a una domanda, è utile riformularla per assicurarsi di aver compreso correttamente il quesito. Durante la risposta, è importante evitare di polemizzare, fare comunella o criticare gli interventi degli altri, invece è consigliabile ringraziare sempre. La risposta deve essere chiara e se non si conosce la risposta, è importante dichiararlo apertamente.

Share

Anselmo d’Aosta

Anselmo d’Aosta è un filosofo medievale noto per le sue riflessioni filosofiche sulla fede e sulla ragione. La sua filosofia è centrata sulla dottrina della prova dell’esistenza di Dio, o “argomento ontologico”, che afferma che la semplice idea di Dio come “essere perfetto” porta necessariamente alla conclusione che Dio esiste. Anselmo sosteneva che la fede e la ragione sono complementari e che entrambe sono necessarie per comprendere la verità. La sua filosofia ha influenzato profondamente il pensiero medievale e ha continuato ad avere un impatto sulla filosofia religiosa moderna.

Anselmo d'Aosta

Share

Plotino

Plotino è stato un filosofo romano della scuola neoplatonica, nato nel 205 d.C. La sua filosofia si concentra sull’idea dell’Uno come principio originario e suprema realtà dell’universo. Egli sostiene che l’uomo può raggiungere la conoscenza dell’Uno attraverso l’intelletto e l’illuminazione spirituale, una sorta di contemplazione. Plotino ha scritto una vasta serie di scritti, noti come “Enneadi”, in cui ha esplorato i temi della metafisica, dell’ontologia, dell’epistemologia, dell’etica e della spiritualità. Egli ha anche sviluppato l’idea della “emanazione” come processo attraverso il quale l’Uno dà origine alla realtà e ha esplorato il concetto di “anima” e la sua relazione con il mondo sensibile e l’Uno.

Plotino

La vita

Share

Errori degli storici

La storia è una scienza rigorosa perché si basa su metodi e principi precisi per raccogliere, analizzare e interpretare i dati. Gli storici utilizzano varie tipologie di fonti per ricostruire il passato e comprendere il significato degli eventi. Fondamentale è anche la comunità degli storici che permette di confrontare le diverse interpretazioni e garantire la verificabilità delle teorie.

Gli standard etici e metodologici appropriati, che dovrebbero essere seguiti, riducono al minimo gli errori e dovrebbero garantire che la ricerca storica sia la più precisa e affidabile possibile.

Errori degli storici

Tuttavia, nonostante il rigore della disciplina, gli storici sono esseri umani e possono comunque commettere errori nell’interpretazione dei dati o nell’elaborazione delle teorie

Gli errori che possono essere commessi da uno storico possono essere suddivisi in tre categorie principali: errori di metodo, errori di interpretazione ed errori di fatto.

Errori di metodo

Gli errori di metodo possono essere commessi quando uno storico non segue le metodologie scientifiche e gli standard etici appropriati nella raccolta, analisi e interpretazione dei dati storici. Ciò può portare a conclusioni errate o a una rappresentazione distorta dei fatti storici. Ad esempio, sono errori di metodo l’utilizzare fonti non attendibili o non verificare l’attendibilità delle fonti primarie.

Errori di interpretazione

Gli errori di interpretazione possono essere commessi, invece, quando uno storico interpreta i dati in modo inadeguato. Ad esempio, sono errori di interpretazione l’utilizzare una prospettiva troppo limitata o presentare un’interpretazione distorta degli eventi storici. Un altro errore che gli storici possono commettere è quello di presentare le proprie interpretazioni come fatti oggettivi. Gli storici devono essere consapevoli che le loro interpretazioni sono sempre influenzate dalle proprie posizioni personali, culturali e politiche, e che possono variare nel tempo.  Un altro errore di interpretazione, inoltre, è quello di applicare concetti e categorie moderne a epoche passate, senza considerare le differenze culturali e storiche, in questo caso si parla di presentismo.

Errori di fatto

Gli errori di fatto, infine, possono essere commessi quando uno storico riporta informazioni erronee o non verificate. Ad esempio, riportare una data o un luogo sbagliato o riportare un evento che non è mai avvenuto sono errori di fatto.

 

Share

Aristotele

Aristotele è stato un filosofo greco antico, che è vissuto nel IV secolo a.C. È stato uno dei più grandi pensatori della storia e uno dei fondatori della filosofia occidentale. La sua filosofia si basa sull’esperienza e sull’osservazione, e si concentra sull’analisi della realtà e sull’indagine della natura umana. La sua opera più importante è la “Metafisica”, in cui esplora i problemi dell’essere e della conoscenza. L’etica aristotelica si basa sul concetto di “virtù”, che consiste nell’equilibrio tra gli estremi dell’eccesso e della carenza. Nella logica, invece, il filosofo sviluppa il concetto di sillogismo, che è ancora utilizzato nella logica formale moderna.

Aristotele

La vita

Share

Didattica e divulgazione

Si può parlare di un tema in vari modi: come un appassionato, come un neofita, come un insegnante e come un divulgatore. Questi ultimi due aspetti, quello della didattica e quello della divulgazione, sono spesso confusi. Tuttavia, didattica e divulgazione sono due discipline che hanno scopi simili ma metodologie e competenze diverse.

Didattica e divulgazione

Didattica

La didattica è la tecnica e la scienza di insegnare e si concentra sull’apprendimento degli studenti. Chi fa didattica deve avere una solida conoscenza della materia che insegna, nonché competenze pedagogiche e metodologiche per progettare e implementare lezioni efficaci, abilità nell’uso degli strumenti propri della disciplina e capacità nel valutare il progresso degli studenti.

Fare didattica della storia o della filosofia significa insegnare la storia agli studenti in un contesto educativo. Ciò implica la preparazione di lezioni e attività che aiutino  gli studenti a comprendere in storia, ad esempio, gli eventi del passato e a relazionarli con il presente e in filosofia a comprendere i concetti e le idee dei filosofi, a riflettere sui problemi esistenziali e morali e a relazionare la filosofia con il presente, sviluppando una competenza, il cui progresso può essere valutato. 

Divulgazione

La divulgazione, invece, è il processo di rendere accessibili a un pubblico ampio le conoscenze scientifiche e tecniche. Anche un divulgatore deve avere una conoscenza approfondita della materia di cui parla, ma deve, innanzitutto, essere in grado di comunicare in modo chiaro e accattivante per il suo pubblico, utilizzando anche elementi di narrativa e multimedialità. Ciò può avvenire attraverso la scrittura di libri, articoli, programmi televisivi, podcast, siti web, ecc…
Un divulgatore non è necessario che conosca le varie metodologia didattiche, la finalità educativa dell’insegnamento della disciplina e capacità nel valutare i progressi raggiunti dagli studenti.

Confronto tra didattica e divulgazione

Sia la didattica che la divulgazione hanno lo scopo di trasmettere conoscenza, ma mentre la didattica si concentra sull’apprendimento degli studenti e nello sviluppo delle competenze propria della disciplina, la divulgazione si concentra sulla trasmissione dell’informazione a un pubblico più vasto. Inoltre, mentre la didattica si svolge principalmente in un contesto educativo, la divulgazione può avvenire in vari contesti, come musei, conferenze, programmi televisivi e siti web.

Share

Capacità, abilità, conoscenze e competenze

Chiunque abbia a che fare con la scuola sa che esiste una terminologia che bisogna apprendere e usare molto rapidamente ma che a volte è poco chiara a chi non è del settore (e a volte neanche agli addetti ai lavori). In particolare, la spesso si sente parlare di capacità, abilità, conoscenze e competenze e definirle può essere utile per comprendere cosa sono e come svilupparle, utilizzando le più opportune metodologie didattiche

Competenze, abilità, conoscenze e capacità

Capacità

Iniziamo con la capacità. La capacità è l’insieme di comportamenti in grado di permettere la riuscita nello svolgimento di un compito, derivante da una naturale predisposizione di un individuo a fare qualcosa. Ad esempio, una persona può avere una capacità innata per la matematica, il canto o la velocità di lettura. Essendo predisposizioni, più che svilupparle si può imparare a esercitarle in modo efficace.

Abilità

Le abilità sono invece le competenze acquisite attraverso l’istruzione, la formazione o l’esperienza. Ad esempio, una persona può imparare a suonare la chitarra, a parlare una seconda lingua o a utilizzare un software di elaborazione testi. Le abilità vanno sviluppate in modo mirato attraverso dei percorsi formativi.

Conoscenze

Le conoscenze sono informazioni o dati che una persona ha acquisito tramite l’istruzione, la lettura o l’esperienza. Ad esempio, una persona può conoscere le regole del calcio, la storia romana o la chimica organica. Le conoscenze sono i contenuti che vanno trasmessi.

Competenze

Infine, le competenze sono la combinazione delle capacità, delle abilità e delle conoscenze che permettono di eseguire un compito o risolvere un problema. Ad esempio, un medico ha competenze in medicina, chirurgia e diagnostica; un insegnante ha competenze nell’istruzione, nella pedagogia e nella gestione dei gruppi di studenti. Sviluppare competenze vuol dire creare percorsi e attività, interdisciplinari e multidisciplinari, con formazione teorica e pratica, per offrire alle persone strumenti ad ampio spettro per agire in varie circostanze non note.

Share

Emozioni, sentimenti, pulsioni e istinti

Quando si parla di emozioni e sentimenti capita spesso che non ci si intenda perché, per quanto crediamo di sapere cosa siano, non ci è sempre chiaro come definirli e circoscriverli. Succede, poi, che introducendo termini come pulsioni e istinti la confusione diventi massima: perché con Darwin si parla di istinti? Cosa intende James con emozioni? Perché Freud utilizza il termine pulsioni?

Emozioni, sentimenti, pulsioni e istinti

Le emozioni, i sentimenti, le pulsioni e gli istinti sono tutti termini utilizzati per descrivere le risposte del nostro corpo e della nostra mente a determinati stimoli. Tuttavia, ci sono alcune sottili differenze tra questi termini che vale la pena chiarire.

Le emozioni sono stati mentali e fisiologici che accompagnano un’esperienza o un pensiero. Sono generalmente brevi e intensi, e possono essere positivi o negativi. Le emozioni sono spesso accompagnate da cambiamenti fisici, come un battito cardiaco accelerato o una sudorazione. Ad esempio, la gioia, la tristezza, la paura e la rabbia sono tutte emozioni comuni.

I sentimenti sono simili alle emozioni, ma sono meno intensi e di durata più lunga. Essi descrivono l’atteggiamento generale verso una persona, un oggetto o un evento. I sentimenti sono spesso accompagnati da pensieri e comportamenti coerenti con essi. Ad esempio, l’amore, l’odio, l’indifferenza e la gratitudine sono tutti sentimenti comuni. 

Le pulsioni, invece, sono desideri o bisogni innati e universali che spingono l’individuo all’azione immediata per soddisfarle. Le pulsioni sono molto forti, spingono all’azione immediata per soddisfarle e, se non vengono soddisfatte, possono causare frustrazione e ansia. Ad esempio, la fame e la sete sono pulsioni. 

Gli istinti, infine, sono comportamenti innati e automatici che si verificano in risposta a determinati stimoli. Essi sono risposte automatiche e innate a situazioni specifiche, spesso sono anche pre-programmate in base alle esperienze e all’apprendimento. Ad esempio, un neonato che succhia per nutrirsi è guidato dall’istinto di sopravvivenza. 

Share