Il gene egoista di Dawkins
Secondo il darwinismo “ortodosso”, l’oggetto su cui agisce la selezione naturale è l’individuo, il singolo essere vivente.
Il filosofo Richard Dawkins propone di spostare l’attenzione dall’individuo all’elemento che rende possibile la trasmissione dei caratteri ereditari, che oggi sappiamo essere il gene. Si parte dall’assunto che ad ogni particolare carattere somatico o attitudine comportamentale dell’individuo corrisponda un particolare gene o una combinazione di geni. Un singolo carattere dell’individuo può rivelarsi più o meno vantaggioso per la replicazione dei suoi geni attraverso i discendenti: da questo deriva la maggiore o minore diffusione di tali geni nelle generazioni successive. Non sono dunque tanto gli individui quanto i geni a lottare per la sopravvivenza.
Attività di cooperazione, solidarietà familiare, comportamenti altruistici fino al punto che un animale mette a repentaglio la propria vita a favore di altri individui della sua specie, hanno portato alcuni a ritenere che, almeno in certi casi, l’evoluzione operi per il bene della specie, e non dei singoli individui che la compongono. È proprio contro questa interpretazione dell’evoluzione che si indirizzano le argomentazioni di Dawking, volte a dimostrare come le manifestazioni di altruismo osservate negli animali, trovino una spiegazione diversa se si sposta l’attenzione sui geni anziché sugli individui.
Il darwinismo neurale di Edelman
Edelman propone di applicare la teoria darwiniana della selezione tra gli individui di una popolazione che competono tra loro, non solo agli aspetti evolutivi del cervello ma anche a quelli associati al suo sviluppo e al suo funzionamento.
La teoria della selezione dei gruppi neuronali (TSGN). La TSGN si fonda su tre principi: la selezione nello sviluppo, la selezione esperienziale e il rientro.
La selezione nello sviluppo. Nelle prime fasi dello sviluppo embrionale e postnatale vengono gettate le basi per la formazione dell’anatomia del sistema nervoso. il rafforzamento o l’estinzione di un circuito nervoso dipendono dalla posizione in cui vengono a trovarsi i gruppi neuronali.
La selezione esperienziale. L’interazione con l’ambiente in cui si trova il soggetto crea stimoli esperienziali i quali, una volta trasdotti dalle strutture sinaptiche delle cellule nervose, attivano in positivo o in negativo i circuiti neuronali, favorendone il rafforzamento o l’indebolimento.
Il rientro. L’enorme quantità di connessioni nervose reciproche, locali e a distanza, vengono coordinate nello spazio e nel tempo dallo scambio di segnali rientranti, ossia quegli stimoli che, in modo dinamico, vengono scambiati lungo le fibre nervose che connettono le diverse aree delle mappe neuronali.
Le tre fasi possono essere così essere riassunte: un meccanismo di generazione della diversità, un secondo meccanismo che permette lo scambio di questa diversità all’interno di un ambiente, omogeneo o eterogeneo, in continuo sviluppo bidirezionale fra gli individui di una popolazione variante e, infine, uno terzo meccanismo che modula fenomeni quantitativi e qualitativi della popolazione selezionatala coscienza, funzione superiore del cervello che emerge come frutto dell’interazione fra le regioni cerebrali che operano la categorizzazione percettiva e quelle che mediano la memoria, funzione che comporta cambiamenti sinaptici rapidi.
Il sé che viene alla mente di Damasio
Uno dei più importanti testi di Antonio Damasio è intitolato L’errore di Cartesio. Per Damasio, lo studio delle funzioni cognitive, e in particolare della coscienza, è stato per lungo tempo influenzato da una tradizione filosofica legata a Cartesio. Cartesio ha parlato di res extensa (corpo) e res cogitans (mente) e quindi propone una concezione che separa nettamente la mente dal corpo, in cui la mente è vista come non-materiale. L’errore di Cartesio è stato, secondo Damasio, quello di non capire che la ragione non è semplicemente al di sopra della regolazione biologica ma parte dal dato biologico ed è al suo interno.
Per Damasio, anche l’emergere della mente ha una funzione adattativa ed è legata al sostrato biologico. La mente emerge in tre fasi:
-Il proto-sé che è un fenomeno alla cui base ci sono le emozioni, eventi strettamente biologici, sui quali si sviluppano poi i sentimenti (paura, fame, sesso, rabbia…) che hanno come motore l’interazione tra l’organismo e il mondo oggettuale.
-Il sé nucleare che è un fenomeno biologico nel quale sono contemporaneamente presenti tre elementi: l’oggetto di sui si è coscienti, la posizione del proprio corpo rispetto a quell’oggetto e la relazione che si stabilisce tra queste due entità.
-Quando il sé nucleare interagisce con le capacità neocorticali di memoria e con una cognizione sofisticata, affiora una coscienza dotata di senso ed estesa nel tempo. Tale coscienza è il sé autobiografico, che corrisponde alla coscienza così come viene normalmente intesa.
- Vedi anche: Jaak Panksepp e l’archeologia della mente