La confutazione
Nella Repubblica (altra opera di Platone) vediamo ad esempio un dialogo tra Socrate e un mercante di nome Cefalo. Socrate chiede: «che vuol dire essere giusti?» e il mercante risponde: «vuol dire restituire il dovuto». Cefalo è un mercante e crede che comportarsi bene vuol dire che se ti do 10 soldi devi darmi una cosa che vale 10 e poi però generalizza, cioè pensa che questo principio valga sempre.
Allora Socrate chiede: «se un mio amico mi presta delle armi, e poi impazzisce, io devo ridargliele o no? Se gli restituisco le armi quello può fare male a qualcuno o a se stesso». Socrate dimostra che l’idea di giustizia di Cefalo vale solo in alcune situazioni, non vale sempre.
Socrate usa un metodo elenchetico, cioè mette alla prova le definizioni presentando situazioni in cui la definizione non funziona. Eléncho viene dal greco e vuol dire, appuntom «mettere alla prova o esaminare».
Socrate non fa mai lunghi discorsi (chiamati in greco macrologie) ma sempre discorsi brevi, piccole frasi, battute (chiamati in greco brachilogie). Questo dialogo rapido demolisce (distrugge) l’altra persona. Quindi possiamo vedere i due aspetti del dialogo di Socrate:
– l’aspetto negativo: Socrate distrugge le idee dell’altra persona dimostrando che sono false o non esatte;
– l’aspetto positivo: Socrate spinge l’altra persona a pensare e ad arrivare a idee giuste.