Epicureismo

La fisica

La fisica epicurea, intrisa di elementi filosofici profondi, non si configura come una teoria scientifica in senso stretto, ma come un veicolo potente e significativo per il raggiungimento della pace dell’anima e del piacere puro. Svolge una funzione emancipatoria, conducendo l’individuo fuori dalle grinfie dell’ignoranza e liberandolo dalla paura degli elementi sconosciuti e misteriosi che governano il mondo.

Caratteristiche fondamentali

La fisica degli epicurei presenta due caratteristiche fondamentali:

  • Materialismo: Epicuro adotta una visione materialistica del mondo, escludendo categoricamente l’esistenza di un principio spirituale che governa l’universo. Questo approccio sostiene che tutto ciò che esiste ha una natura corporea, negando quindi la presenza di forze soprannaturali.
  • Meccanicismo: nel suo quadro, Epicuro presenta una visione meccanicistica dell’universo, ove tutto è regolato dal movimento continuo e interagente dei corpi. Questa visione rifiuta qualsiasi forma di finalismo, proponendo invece una concezione del mondo radicata nella causalità e nella necessità fisica.

Atomismo e vuoto

Centrali nella fisica epicurea sono i concetti di atomi e vuoto. Epicuro, in linea con i Stoici, afferma che tutto ciò che esiste è corporeo, in quanto solo le entità corporee possiedono la capacità di agire e interagire. In questo quadro, ogni corpo è composto da corpuscoli indivisibili, noti come atomi, che sono in costante movimento nel vuoto, interagendo e combinandosi in modi vari.

Al di fuori dell’esistenza corporea, abbiamo il concetto di vuoto, un elemento incorporeo che funge da spazio per il movimento e l’interazione atomica. Questo vuoto consente agli atomi di muoversi liberamente, facilitando così la creazione e la trasformazione del mondo materiale.

I mondi sono infiniti e soggetti a nascita e morte. Si formano a causa del movimento degli atomi che, a causa del loro peso, cadono nel vuoto in linea retta , si aggregano tramite un urto: clinámen, deviazione casuale rispetto alla traiettoria rettilinea.

Critica alla provvidenza

A differenza della filosofia stoica, Epicuro respinge decisamente l’idea di una provvidenza o di un intervento divino nel mondo. Invece, sostiene l’idea che le leggi che governano il movimento degli atomi rappresentano la necessità intrinseca che presiede a tutti gli eventi del mondo naturale.

L’anima

L’anima è vista dagli epicurei come una entità corporea, composta da particelle fisiche che, con la morte, si disperdono, marcando la fine delle sensazioni.

Gli dèi

La concezione epicurea degli dèi si distingue profondamente dalle narrazioni mitologiche prevalenti, proponendo una visione radicalmente diversa dell’esistenza e della natura divina.

Gli dèi, nella filosofia epicurea, sono intesi come entità corporee, configurati con forme umane, una raffigurazione che si avvicina alla perfezione ed è ritenuta l’unica degna di esseri razionali. Essi sono numerosi, equamente suddivisi tra maschi e femmine, un’enumerazione che ricalca la varietà e la complementarietà esistente tra gli uomini. Questi dèi risiedono negli “intermundia“, spazi vuoti che intercorrono tra gli infiniti mondi, una dimensione che permette loro di vivere in uno stato di completa beatitudine, lontano dalle turbolente vicende umane.

La beatitudine degli dèi

Gli dèi vivono in una condizione di felicità assoluta, una caratteristica che viene evidenziata attraverso il quadruplice farmaco di Epicuro. Due sono le ragioni fondamentali che giustificano la loro non ingerenza nelle questioni umane:

  • La prima è intrinsecamente legata alla loro beatitudine: intervenendo nelle tumultuose vicende umane, gli dèi perderebbero la loro felicità, contraddicendo la loro essenza beatifica.
  • La seconda ragione scaturisce da una riflessione profonda sull’esistenza del male nel mondo.

La realtà del male

Epicuro, affrontando il problema del male, propone quattro possibili scenari riguardanti l’atteggiamento degli dèi nei confronti della malevolenza nel mondo:

  • Gli dèi hanno il potere di prevenire il male ma scelgono di non farlo, il che li renderebbe entità malvagie, una premessa contraddittoria rispetto alla loro perfezione presunta.
  • Gli dèi vorrebbero prevenire il male ma non ne hanno il potere, situazione che negherebbe la loro presunta onnipotenza.
  • Gli dèi non possono e non vogliono prevenire il male, una conclusione che li dipingerebbe come entità sia malvagie che impotenti, una posizione del tutto inaccettabile.
  • Gli dèi possono e desiderano prevenire il male, ma dato che il male esiste, si deduce che gli dèi non intervengono nelle questioni umane, conservando così la loro beatitudine.

Venerazione degli dèi

La venerazione degli dèi, nella prospettiva epicurea, non è motivata dalla paura del loro intervento nel mondo umano, ma nasce da una profonda ammirazione per la loro perfezione e beatitudine. La saggezza umana, quindi, consiglia di onorare gli dèi non per timore, ma come atto di riconoscimento e celebrazione della loro sublime perfezione.

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