Epicureismo

Tito Lucrezio Caro

Tito Lucrezio Caro, una figura enigmatica e di cruciale importanza nella diffusione dell’epicureismo durante il periodo romano, è conosciuto prevalentemente per la sua opera poetica De Rerum Natura (Sulla natura delle cose), una magistrale esposizione delle dottrine epicuree, articolata in un testo di profonda eloquenza e bellezza letteraria.

Nel contesto della cultura romana del I secolo a.C., periodo in cui si registra un certo florire di pensieri filosofici, Lucrezio si distingue come ardente sostenitore dell’epicureismo. Secondo le scarse informazioni biografiche che possediamo, è plausibile che Lucrezio sia nato intorno al 96 a.C. e che la sua vita sia stata segnata da un tragico epilogo nel 55 a.C. La controversa narrazione della sua presunta pazzia, provocata da un filtro amoroso, e delle circostanze della sua morte, potrebbe rappresentare un tentativo di delegittimazione da parte degli scrittori cristiani, tesi a denigrare la figura emblematica dell’ateismo epicureo.

Lucrezio non solo adotta ma espande la filosofia epicurea, approfondendo particolarmente il tema della mortalità umana. Egli percepisce la paura della morte come radice di tutte le passioni che conducono l’essere umano alla infelicità, ed è fermamente convinto che solo attraverso la comprensione della natura mortale dell’uomo, è possibile liberarsi dalle grinfie dell’ansia e del timore che pervadono la società. In questa ottica, l’epicureismo non è solo una dottrina filosofica, ma un autentico balsamo, capace di guarire l’anima dalle turbe derivanti dalle superstizioni e dalle paure irrazionali che affliggono l’umanità.

L’atteggiamento di Lucrezio nei confronti della società umana è pervaso da un marcato pessimismo, una percezione amara dell’incapacità umana di sottrarsi alle passioni distruttive e alle idee superstiziose che, di fatto, imprigionano l’individuo in un ciclo incessante di sofferenze e turbamenti. Lucrezio critica aspramente le convenzioni sociali del suo tempo, sottolineando come queste alimentino l’infelicità individuale e collettiva.

Nel De Rerum Natura, Lucrezio espone con maestria la dottrina epicurea come l’unico percorso di salvezza possibile, una via maestra che insegna l’arte dell’appartarsi dalla vita attiva e sociale, per raggiungere un esistenza pacificata, libera dai tormenti e dalle inquietudini quotidiane. Questo ideale di vita, che promuove una forma di isolamento riflessivo e pacifico, mira alla realizzazione dell’atarassia, la tranquillità dell’anima, e dell’aponia, l’assenza di dolore, pilastri fondamentali dell’etica epicurea.

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