Hegel: il problema dell’Antigone

Tra Antigone e Christiane

Nel già citato saggio di H.C. Lucas dal titolo Zwischen Antigone und Christiane, viene trattato il rapporto tra fratello e sorella, da una parte attingendo, oltre alla Fenomenologia, ad alcune fonti biografiche su Hegel, dall’altra parte proponendo un paragone interessante tra Antigone e la sorella di Hegel, Christiane.

In una lettera di condoglianze indirizzata ad un ministro dell’Altenstein per la morte della sorella, possiamo ricavare ulteriori delucidazioni sulla concezione che il filosofo aveva della donna, soprattutto intesa come sorella. Quasi come a richiamare ciò che aveva scritto a riguardo di Antigone, Hegel scrive che il sentimento della sorella verso il fratello è il più forte sentimento di cui una donna sia capace.
Accanto alle lodi per la pazienza, generosità, mitezza, rettitudine e natura pura della donna, Hegel torna a parlare di naturalità e armonia che non vive la disgregazione («unzersplitterte Harmonie»). Ma questo è anche il limite della donna: l’immediata e sostanziale armonia, mostrano come l’elemento femminile non raggiunga mai la lacerazione, la «Entzeiung» necessaria, dalla cui elaborazione si arriva alla vera soggettività.

Hegel aveva un fratello e una sorella, rispettivamente Georg Ludwig e Cristiane Luise, entrambi più giovani. Christiane era cresciuta a Stoccarda. Sulla sua educazione non si sa nulla. E’ noto che in seguito per mantenersi diede ripetizioni di francese, deve quindi aver studiato in questa direzione.
Dagli appunti della prima lezione della Filosofia del diritto del 1822-23 possiamo leggere: «Le donne si istruiscono («sich bilden»), ma non si sa come. […] Maggiormente attraverso la vita che attraverso la conoscenza. […] Devono raggiungere una maggiore accortezza, ma la vera formazione la ottengono attraverso l’approccio vivo col mondo che le circonda. L’uomo attraverso lo sforzo del pensiero».
Attraverso varie testimonianze si può ricavare che Christiane era una ragazza allegra, intelligente e attraente. Rosenkranz ci dice che assomigliava a suo fratello, aveva un animo profondo, faceva molti estratti dai libri, trascriveva prediche, si interessava ai dibattiti parlamentari. Scriveva molte poesie; in una di queste cantava la sepoltura del suo amore terreno, onde poterlo ritrovare innalzato nell’eterno cielo del ricordo[1]. Benché Hegel ci parli di un congedo dalla sorella nel momento in cui egli si trasferisce a Francoforte, un punto di svolta si ha con la morte del padre. Non essendoci testamento, l’eredità fu suddivisa tra i tre fratelli; mentre per Hegel questo momento coincise con la possibilità di studiare liberamente per tentare la vita accademica, dato che questo gli permetteva una certa indipendenza, a Christiane questa via rimaneva preclusa.
Sappiamo da Rosenkranz che la donna respinse uno dei suoi più accesi corteggiatori, il quale morì senza mai smettere di amarla[2].
Lucas accenna alla possibilità che il rifiuto che Christiane opponeva fosse dovuto all’amore che portava al fratello[3].
E’ attraverso uno scambio epistolare tra Hegel e sua sorella che possiamo venire a conoscenza della malattia che la colpì nel 1814.
Sembra molto difficile affermare se fosse la manifestazione di una vera e propria malattia o crollo nervoso in seguito al matrimonio di Hegel.
Karl Schumm, che si era occupato di lei, definisce la sua malattia come «paura dovuta ad un crescente sentimento di solitudine, timore di fronte all’isolamento nella vecchiaia, una malinconia iopocondriaca con attacchi di isteria». Il rapporto di Christiane con suo fratello indicava, secondo Schumm, un forte complesso fratello-sorella, la gelosia per la moglie di lui, Marie, e poteva spiegare il suicidio occorso subito dopo la morte di Hegel.

Justinus Kerner parla invece di «neurosi con sindromi deliranti»; dice di Christiane che aveva l’idea fissa di sentirsi «come un pacco che poteva esser spedito per posta». Tremava di fronte ad un uomo. E la sua paura crebbe fino a compiere l’ultimo gesto estremo[4]. Hegel aveva invitato sua sorella a stare da lui, ma dopo una convivenza durata qualche giorno, Christiane ripartì. In quell’ambiente familiare si sentiva esclusa e questo aveva anche generato delle piccole discussioni.
Sappiamo da Rosenkranz che lavorò per molti anni come governante, e negli ultimi otto anni visse da sola insieme ad una domestica[5] Le sue ambizioni erano completamente disilluse.
Benché per diverso tempo non si fossero scritti, Christiane cercò sempre di informarsi sul fratello. Non ricevette mai grandi aiuti finanziari da parte dei fratelli, bensì da un altro parente, il parroco di Aalen. Lo stesso Hegel le parlava dell’importanza di essere autonomi e paragonava le ripetizioni che ella dava al suo lavoro di professore a Berlino.
La notizia della morte del fratello la sconvolse a tal punto che, come ci narra Rosenkranz, finse calma per alcuni giorni per poi gettarsi nella acque del Nagold[6].
«L’unica sorella di un sapiente celebrato da tutti – morto circondato dalla famiglia nella capitale di un grande Stato – muore di crepacuore, sola, folle e suicida».[7]


Note:

[1] Cfr. Rosenkranz Karl, La vita di Hegel, p.  441

[2] Ibid.

[3] Cfr. Lucas Hans-Christian, Zwischen Antigone und Cristiane. Die Rolle der Schwester in Hegels Biographie und Philosophie und in Derridas «Glas», p.  424

[4] Ibid.

[5] Cfr. Rosenkranz Karl, La vita di Hegel, p.  441

[6] A dire il vero la descrizione che ne fa Rosenkranz è molto particolare. Egli afferma che Christiane fosse profonda e intelligente, ma che subito dopo aver rifiutato il pretendente “un dolore profondo consumò la sua vita”. Ci racconta della sua eccentricità e delle sue fissazioni, eppure nelle sue stramberie si possono leggere atti di estrema lucidità, come il piano del suo suicidio (pag 441-442)

[7] Cfr. Rosenkranz Karl, La vita di Hegel, p.  442

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