Il libro “Il cielo comincia in te” di Anselm Grün è una riflessione sulla vita partendo dalla propria umanità, cioè partendo dalle proprie debolezze, dalle proprie fragilità, dalle proprie emozioni. “La tua caduta sarà il tuo maestro” (p. 34), scrive. Con tutte le difficoltà e il dolore che questo comporta. Ed “è necessario restare con se stessi” (p. 37), non fuggire.
Il primo passo è tacere e non giudicare: “il giudicare gli altri è sempre segno che non si è ancora incontrato se stessi” (p. 76). Per maturare è necessaria un’analisi dei nostri pensieri e dei nostri sentimenti: “la meta è un rapporto maturo con le mie passioni” (p. 93). Noi “non siamo responsabili dei pensieri che affiorano in noi, ma solo del rapporto che abbiamo con essi” (p. 125). Pertanto, “il pensiero non è cattivo, esso ha un senso. Io devo solo scoprire la forza che gli sta dentro” (p. 127). Ogni giorno dobbiamo tenere presente la morte. Il pensiero della morte ci toglie la paura perché smettiamo di essere attaccati al mondo, alla nostra salute, alla nostra vita.
“Diventa un cadavere, non guardare né ai torti né alle lodi degli uomini” (p. 166). Facendo attenzione che “diventare come i morti non vuol dire diventare insensibili, ma esprime ciò che avviene nel battesimo: noi siamo morti al mondo. Il mondo, ossia gli uomini con le loro attese e le loro pretese, coi loro criteri e coi loro giudizi, non hanno alcun potere su di noi” (p. 167). Lascio alcune frasi che mi hanno colpito in modo particolare: “Chi sostiene che non tradirebbe mai sua moglie o la sua amica, non ha ancora incontrato il suo cuore” (p. 61). “Chi è incapace di vivere, vivrà a spese e a danno di altri” (p. 110). “è pericoloso soprattutto sfuggire alla realtà che ci circonda per rifugiarci nel passato che è definitivamente passato e non può più diventare reale. […] dal passato noi possiamo imparare molto per il presente. Se esso però diventa un luogo di fuga dal confronto coll’oggi, ci impedisce di dedicarci ai compiti presenti e ci impedisce quindi di maturare” (p. 155). “La testa vuole cose nuove, il cuore vuole sempre le stesse” (p. 160).