L’Impero Ottomano nell’Ottocento
L’Impero Ottomano di inizio Ottocento appare come uno stato pre-moderno, senza i progressi amministrativi e burocratici degli stati europei.
Lo Stato, nell’Impero ottomano, si deve relazionare con le varie comunità e con i rispettivi leader. La frammentazione dello stato e la decentralizzazione delle attività economiche provocano un’ulteriore indebolimento dell’impero. Gli unici territori che crescono sono le periferie dell’impero ottomano che, però, godono di sempre maggiore autonomia.
Nell’Ottocento c’è una debole crescita demografica, causata da periodiche carestie e da numerose guerre. Anche se il Mediterraneo, nel XIX secolo, riacquista importanza, l’Impero Ottomano rimane uno spettatore e in molti casi una vittima delle altre potenze, come la Gran Bretagna, la Francia e la Russia.
L’inizio della frammentazione
La vittoriosa spedizione di Napoleone in Egitto, nel 1798 spinge la Gran Bretagna a intervenire nella regione per contrastare i francesi. La Gran Bretagna acquista, così, sempre più influenza in quella regione a scapito dell’Impero Ottomano.
Mentre nei secoli le comunità cristiane ottomane sono state quelle più vivaci e dinamiche, agli inizi dell’Ottocento la debolezza dello stato ottomano e le pressioni esterne spingono verso un maggiore nazionalismo e a un rifiuto della cultura ottomana dominante.
L’area maggiormente interessata a questi fenomeni è quella balcanica, che è più vicina alle influenze europee occidentali e nell’area di interesse della Russia.
Nel 1829 la Grecia ottiene l’indipendenza, avendo il sostegno e gli aiuti delle potenze europee.
Nel 1830 la Francia occupa l’Algeria.
Successivamente diversi territori ottengono l’autonomia: la Serbia, i principati di Moldavia e Valacchia che diventano Romania.
L’Egitto, nel frattempo, si separa gradualmente dall’Impero Ottomano.
Le ideologie di fine ‘800 e la trasformazione dell’Impero Ottomano
Mentre nella prima metà dell’Ottocento il patriottismo (l’amore per la patria) ha coinciso con il rafforzamento dei legami di solidarietà, dopo il 1870 si diffonde un nuovo tipo di sentimento: il nazionalismo.
La Russia utilizza il panslavismo come strumento ideologico di politica estera per allargare l’influenza russa nei Balcani ottomani appoggiandone l’indipendenza da Istanbul.
In questo periodo ci sono delle forti emigrazioni e immigrazioni:
-130.000 turchi e musulmani caucasici fuggono dalla Russia
-La Russia accoglie 20.000 armeni;
-150.000 tatari lasciarono la Crimea russa per scappare in Turchia;
-120.000 musulmani bosniaci e 600.000 musulmani delle province rumene fuggono nell’Impero Ottomano
-circa 200.000 cristiani scapparono dalla Turchia in Bulgaria.
A causa di questi spostamenti, l’Impero Ottomano diventa sempre più turco e musulmano. Ed è in questo periodo che emerge l’identità religiosa islamica come strumento per rafforzare l’unione dell’Impero.
A tal proposito, il sultano Abdülhamid II promuove il «panislamismo» evocando a sé la carica di califfo.