Sunniti e sciiti
Nel 632 d. C., l’anno della morte del profeta Maometto, il potere politico e religioso viene assunto dalla figura del califfo. Califfo viene dall’arabo khalifa e vuol dire vicario di Dio. Il primo califfo diventa Abu Bakr, padre di Aisha, seconda moglie di Maometto. Ma le tribù arabe si dividono sulla questione della guida e nascono due posizioni principali:
– gli sciiti sostengono che la guida dell’Islam deve essere un discendente di Maometto e appoggiano il genero di Maometto, Alì, inoltre sostengono che il potere non deve essere nelle mani del califfo ma dell’imam. Gli imam discendono in linea retta maschile sino a quello (12° o 7° a seconda delle sette) che è misteriosamente scomparso e riapparirà in futuro.
– i sunniti, invece, dicono che qualunque fedele può prendere il potere se è scelto dalla comunità.
Oggi, mentre i sunniti basano molto la loro pratica religiosa anche sugli atti del profeta e sui suoi insegnamenti (la sunna), gli sciiti vedono nei loro leader religiosi, gli ayatollah, un riflesso di Dio sulla Terra.
Questo ha indotto i sunniti ad accusare gli sciiti di eresia, mentre gli sciiti sottolineano come il dogmatismo sunnita abbia dato vita a sette estremiste come i puritani wahabiti.
Lo scontro termina con la vittoria dei sunniti nel 660. Mu’awiya prende il potere e rende il califfato ereditario. Nasce la dinastia degli Omayyadi.