Le Olimpiadi di Berlino – 1936
Con l’avvento del fascismo in Italia e del nazismo in Germania, lo sport diventa sia uno strumento di propaganda, sia un mezzo di controllo sociale e creazione del consenso nazionale. Il primo a utilizzare lo sport in tal senso è Benito Mussolini.
Negli anni del regime fascista lo sport assume caratteristiche di massa e viene influenzato dal fenomeno del divismo: l’esaltazione di atleti come miti popolari.
La Germania ottiene di ospitare le Olimpiadi del 1936 e per l’organizzazione delle Olimpiadi di Berlino, Hitler non bada a spese. Tali giochi diventano palcoscenico dell’ideologia razzista e antisemita del nazismo: gli atleti ebrei vengono espulsi e non possono competere con atleti ariani. Nonostante i tentativi di boicottaggio, il risultato è stato un trionfo per la Germania nazista che vinto 89 medaglie con 33 ori, contro le 56 medaglie con 24 ori degli USA.
Jesse Owens
James Cleveland Owens nasce in Alabama, da una famiglia di agricoltori, ma si trasferisce presto in Ohio. Il nome Jesse glielo ha dato la sua insegnante sentendo le sue iniziali, J. C.
Nelle Olimpiadi ariane di Berlino, l’afroamericano Jesse Owens si aggiudica 4
medaglie d’oro nei 100m, 200m, 4x100m e salto in lungo, diventando il simbolo della rivendicazione contro le discriminazioni.
Luz Long
Carl Ludwig Hermann Long, detto Luz, è diventato il simbolo della sportività. Biondo, occhi azzurri e ariano ha sfitado Jesse Owens nel salto in lungo.
Durante la gara Owens aveva fatto degli errori nel salto e Luz, avvicandolo, gli ha suggerito di anticipare lo stacco ed è così che Owens ha vinto loro e Long ha raggiunto l’argento.
Luz si è congratulato abbracciando Owens davanti allo stesso Hitler, rappresentando l’amicizia che nasce anche nelle situazioni più incredibili.
Forse proprio per questo Long stato poi mandato a combattere al fronte, dove ha poi trovato la morte.
Ondina Valla
Ondina Valla sembra un nome inventato da Gabriele D’Annunzio, tanto è efficace nel descrivere un movimento rapido e armonioso, come quello di un’onda. Ma non è così: in realtà il nome era ancora più strano, perché si chiamava Trebisonda Valla, dal nome italiano della città turca di Trabzon, di cui il padre aveva immaginato bellezze e magnificenze pur non essendoci mai stato. Da qui il diminutivo Ondina.
Nata nel 1916 a Bologna, fin dall’età di 13 anni ha cominciato a dimostrare un’eccezionale bravura nello sport, in particolare nella corsa veloce e nei salti, rivaleggiando con un’altra sportiva bolognese, Claudia Testoni.
Il suo è un caso molto particolare, perché, in un’Italia in cui il regime fascista non offriva alle donne un ruolo pubblico visibile, Ondina Valla è riuscita a imporsi come campionessa e a competere per l’Italia, donando gloria e successi anche allo stesso fascismo.
Ondina ha vinto la corsa degli 80 metri a ostacoli con un tempo di 11 secondi e 7, superando di un soffio la tedesca Anni Steuer. E’ la prima medaglia d’oro femminile nella storia dell’Italia olimpica.
Ondina Valla si è spenta nel 2006.