Le neuroscienze affettive: Panksepp e l’archeologia della mente

I processi mentali: una gerarchia nidificata

Panksepp sostiene che «la neocorteccia non è stata modulata dall’evoluzione ma piuttosto si specializza in diverse attività cognitive attraverso lo sviluppo ambientale» mentre, al contrario, «le emozioni sottocorticali, i sensi omeostatici e le funzioni sensoriali affettive sono modulate dall’evoluzione, benché vengano poi sicuramente raffinate dalle esperienze» (J. Panksepp, L. Biven 2012, p. 11). Pertanto la «corteccia non è stata modularizzata dall’evoluzione ma piuttosto si specializza per diverse attività cognitive attraverso panorami di sviluppo», al contrario «le funzioni affettive sensoriali, omeostatiche ed emotive, in tutte le apparenze, sono state largamente “modularizzate” dall’evoluzione» (J. Panksepp et al., 2012, p. 11); «il cervello superiore, cioè la neocorteccia, è nata in gran parte tabula rasa, e tutte le funzioni, incluse la visione […] sono programmate nei tessuti cerebrali equipotenziali» (Ivi, p.8).
La posizione centrale dei sistemi emotivi permette di «coordinare molte attività cerebrali superiori e inferiori e ogni sistema emotivo interagisce a sua volta con altri sistemi emotivi vicini. A causa delle interazioni ascendenti con le zone superiori del cervello, non si dà emozione senza pensiero, e molti pensieri possono evocare le emozioni. A causa delle interazione con la parte inferiore, non si dà emozione senza conseguenze fisiologiche o comportamentali» (J. Panksepp, 1998, p. 27).
Descrivendo i processi del cervello-mente, Panksepp fa un’importante distinzione tra tre tipi di processi mentali:

  • Processo primario: è il fondamento istintivo. Qui troviamo gli affetti emotivi (sistemi emozione-azione, intenzioni-in-azione); gli affetti omeostatici (interocettori corporei-cerebrali, come fame e sete); e gli affetti sensoriali (sensazioni piacevoli e spiacevoli, innescate a livello esterocettivo-sensoriale). Questi affetti sono radicati nelle antiche strutture cerebrali.
  • Processo secondario: sono l’insieme di meccanismi di apprendimento e memoria. Qui troviamo il condizionamento classico (studiato per esempio nel sistema della paura e che coinvolge l’amigdala basolaterale e centrale); il condizionamento strumentale e operante (studiato, per esempio, nel sistema della ricerca e che coinvolge il nucleo accumbens); e le abitudini comportamentali ed evolutive (che coinvolgono soprattutto lo striato dorsale). Le emozioni di processo secondario sono generate nei gangli della base.
  • Processo terziario: sono le funzioni di “consapevolezza” neocorticali. Qui troviamo le funzioni cognitive esecutive (pensieri e pianificazioni che coinvolgono la corteccia frontale); rimuginazioni e regolazioni emotive (che coinvolgono le regioni frontali mediali); il “libero arbitrio” (le funzioni superiori della memoria di lavoro, intenzione-ad-agire).

Durante l’evoluzione mente-cervello si è stabilita una correlazione tra i pattern dei comportamenti istintivi incorporati e gli stati affettivi esterni esperiti. Ciò ha permesso alle forme di attività cognitiva e intenzionalità di emergere come una parte intrinseca dell’apparato di azione (intenzioni-in-azione). Ma è solo con un apparato cognitivo più sviluppato a livello corticale che certi organismi possono muoversi in una realtà più ampia e generare delle risposte più deliberative (intenzioni-ad-agire) agli eventi. Tali processi sono da considerare come una gerarchia nidificata, in cui i vari processi sono integrati, senza esserci un rapporto prioritario e, inoltre, questi sono tutti precedenti alla piena elaborazione di pensieri e comportamenti. Le funzioni inferiori sono contenute e ri-rappresentate nelle funzioni cerebrali superiori.

Panksepp - Circolarità cervello-mente

Difatti, l’influenza dei sistemi sottocorticali sulle aree più alte del cervello è un interscambio tra processi emotivi e cognitivi e, allo stesso tempo, anche un reciproco controllo. Come abbiamo visto, i sentimenti emotivi non necessitano di essere riletti dalle funzioni cognitive superiori, ma ciò non significa che i meccanismi superiori non interagiscano con i processi primari. Infatti è «possibile che certi affetti di processo primario siano elaborati inizialmente a livello sottocorticale e che nel corso dello sviluppo individuale tali funzioni siano ridefinite, e forse in alcuni casi sostituite, da regioni cerebrali superiori e più recenti evolutivamente» (J. Panksepp, 1998, p. 99).
Tali processi appaiono, altresì, come processi evolutivi. Le abilità emotive emergono inizialmente da sistemi operativi istintivi del cervello, che permettono agli animali di raccogliere cibo, informazioni e risorse necessarie per sopravvivere. Con la maturazione di tali sistemi emotivi e con l’interazione di questi con le aree cerebrali superiori, dove avviene sia la loro rappresentazione che il loro rifinimento, gli organismi imparano a fare scelte comportamentali affettive.
L’emergere di questi processi e la loro interazione presentano gli aspetti più speculativi degli studi di Panksepp, con «argomentazioni che sono addotte dal peso dell’evidenza piuttosto che da prove definitive» (J. Panksepp, 2005, p. 2). Infatti i sistemi corticali della linea mediana non sono inequivocabilmente omologhi tra le specie come quelli sottocorticali. Gli stati affettivi sono, invece, i contenuti mentali più facili da studiare negli animali, perché i circuiti neurali che danno origine alle azioni emotive sono facili da osservare e sono intimamente intrecciati con i sentimenti emotivi. Inoltre i codici neurochimici degli affetti primitivi includono diversi neuropeptidi che regolano gli affetti specifici. La grande quantità di sostanze neurochimiche che codificano gli affetti, paragonate a quelle che codificano le cognizioni, permette, pertanto, una forte interazione delle predizioni. Le forme cognitive della coscienza, invece, sono intrinsecamente più difficili da studiare degli affetti fondamentali in maniera meccanicistica, specie negli animali. Uno dei motivi principali è che gli affetti più elaborati e specifici non possiedono quelle chiare vie neuronali che invece hanno le emozioni primitive.


Bibliografia:

  • Panksepp J., 1998, Affective Neuroscience: The Foundations of Human and Animal Emotions, Oxford University Press.
  • Panksepp J., 2005, Affective consciousness: Core emotional feelings in animals and humans, in «Consciousness & Cognition», 14, pp. 19-69.
  • Panksepp J., Asma S., Curran G., Gabriel R., Greif T., 2012, The Philosophical Imlications of Affective Neuroscience, in «Journal of Consciousness Studies», 19, n. 3-4, pp. 6-48.
  • Panksepp J., Biven L., 2012, The Archeology of Mind. Neuroevolutionary Origins Of Human Emotions, New York, W.W. Norton & Company (tr. it. Archeologia della mente. Origini neuroevolutive delle emozioni umane, Milano, Cortina, 2014).

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mario ambrosioni
mario ambrosioni
2 anni fa

Grazie!