Le neuroscienze affettive: Panksepp e l’archeologia della mente

Il proto-SÉ e il SÉ nucleare

Io - Sé

Innanzitutto, nel quadro specifico evolutivo, bisogna operare una distinzione iniziale tra gli organismi viventi e quelli non viventi. I primi «svolgono funzioni metaboliche che li mantengono in vita come entità a sé stanti», mentre i secondi «non svolgono funzioni metaboliche, ma sono unità coerenti in virtù della loro composizione chimica». Quindi, prosegue Panksepp, «a livello corporeo il metabolismo distingue le cose viventi da quelle non viventi. A livello cerebrale, la motilità generata in maniera endogena (attività corporea spontanea) e, negli animali superiori, la capacità di predire gli eventi futuri distinguono le cose viventi da quelle non viventi» (J. Panksepp, L. Biven, 2012, p. 424). Come si è detto, gli affetti omeostatici (come la fame) anticipano gli eventi futuri, fornendo una motivazione più ampia di quella delle considerazioni metaboliche dell’immediato e le emozioni assolvono una funzione anticipatoria simile. Le informazioni del corpo raggiungono le regioni del cervello dove vengono trasformate in esperienze emotive. Gli affetti omeostatici restano intimamente intrecciati con i processi affettivi che rappresentano gli stati corporei. Tali capacità e funzioni diverse tra loro richiedono una coerenza dell’insieme e, perciò, Panksepp presume che nelle prime fasi dell’evoluzione cerebrale sia emersa una mappa neuronale primordiale del corpo. Questa mappa corporea è considerata dallo studioso come «un proto- sé primitivo» (Ivi, pp. 424-425). Quindi il proto-sé è formato dalle «rappresentazioni del corpo viscero-somatiche primarie situate nelle regioni profonde del cervello» (J. Panksepp, 2005b, p. 178). Il sé non va inteso come forma di autocoscienza ma come «semplice forma di vita dell’io», in inglese: Simple Ego Life Form, il cui acronimo forma la parola SELF, traducibile, appunto, con  (Ibidem). Il proto-sé, «con l’emergere dei sistemi emotivi e motivazionali di processo primario, è evoluto in un organo mentale più complesso: il sé nucleare» (J. Panksepp, L. Biven, 2012, pp. 424-425). Il sé nucleare, pertanto, si origina da quelle rappresentazioni viscero-somatiche profonde «connesse ad aree superiori del sistema limbico associate, le quali possono elaborare una varietà di dinamiche di azione di base che aiutano a costituire gli stati del sentire organico delle emozioni di base» (J. Panksepp, 2005b, p. 178). I sentimenti affettivi grezzi sono i sostrati biologici del sé nucleare e il sé nucleare è essenziale per la coerenza dell’organismo e si trova nelle antiche regioni del cervello insieme ai sistemi affettivi.
In questi processi evolutivi le capacità motorie giocano un ruolo molto importante. Infatti, raffinate capacità motorie possono essere esistite molto tempo prima che gli animali siano giunti a sviluppare il complesso apparato sensoriale-percettivo e questo è presumibilmente dovuto al fatto che sono i comportamenti fisici e le azioni che, in fin dei conti, determinano la sopravvivenza; lo scopo dell’informazione sensoriale e dei cambiamenti affettivi interni è, ed è stata quindi, quella di guidare i sistemi motori. Entrambe le nostre menti ancestrali, affettiva e percettiva, sembrano essere coordinate dall’azione.
Va detto che i contenuti della coscienza sono principalmente sensoriali ma ciò non significa che le fondamenta ancestrali della coscienza siano allineate all’apparato sensoriale-percettivo, infatti, i contenuti superficiali della coscienza possono essere sensoriali, mentre la capacità di base di essere coscienti può poggiare sull’apparato del cervello che genera l’azione. Bisogna specificare, inoltre, che i processi affettivi antichi sono legati ai processi sensoriali, ma questi input sensoriali non sono quelli che salgono verso il talamo e poi verso la neocorteccia. Sono, infatti, affluenti antichi che entrano direttamente nei nuclei neocorticali dell’elaborazione dell’informazione connessa al sé nucleare. Le funzioni cerebrali superiori subentrano in modo tanto marcato da far supporre che le forme sottocorticali siano sempre state inconsce ma ciò contrasta con un fenomeno quale la visione cieca. Quest’ultima rappresenta un caso neurologico per il quale persone corticalmente cieche, a causa di lesioni, riescono a rispondere a stimoli visivi che non riescono, però, a vedere in modo cosciente. Le funzioni sottocorticali percettive è probabile che diventino subconsce durante lo sviluppo quando i meccanismi esperienziali superiori prendono il sopravvento ma le vie basse continuano, comunque, a interagire. Quindi ci sono due vie che seguono i flussi delle informazioni e quello che va verso le regioni superiori del cervello può arrivare a influenzare le emozioni, richiedendo però l’apprendimento.
Nel processo evolutivo, quindi, i diversi stati omeostatici vengono dunque rappresentati come stati affettivi della mente-cervello, esperiti dai cambiamenti che traspaiono nelle rappresentazioni neurali del corpo all’interno del cervello. Gli stati sensoriali ed emotivi grezzi generano differenti tipi di mappe e risposte adattative alla previsione di cambiamenti interni ed esterni. I diversi affetti richiedono, perciò, una coerenza di sistema e questa è soddisfatta dalla salienza del sé nucleare. Tale sé nucleare è un sé riflessivo e coglie sé stesso nel momento di tale esperienza, in un processo che integra il soggetto esperente e l’affetto esperito. Il sé nucleare fornisce una piattaforma neurale condivisa per esperienze affettive differenti, ed è, pertanto, una funzione cerebrale nomotetica (quindi universale). Il sé nucleare è dominato da sentimenti affettivi che sono accompagnati da alcune percezioni rudimentali riguardanti il mondo e gli stati omeostatici interni del corpo. I meccanismi di codifica degli affetti emotivi permettono, pertanto, l’emergere di una autoreferenzialità che consente agli organismi di categorizzare gli eventi del mondo. Questa salienza avviene in un momento in cui all’interno del processo stesso il soggetto che conosce e l’oggetto da conoscere sono messi in rilievo. In tale processo questo sé, che è transitorio, diventa consapevole non solo di essere il possessore del processo di pensiero in cui è immerso, ma anche di poter agire sui contenuti di tale processo. Non c’è, perciò, un dualismo soggetto/oggetto ma un’unità integrata transitoria dell’io nell’atto di conoscere l’oggetto. L’esperienza soggettiva emerge dalle interazioni dei vari sistemi emotivi con i substrati cerebrali del sé. Quando un sistema emotivo all’interno del sé nucleare viene attivato, l’insieme dei circuiti emozionali e il sé nucleare sono coinvolti in una funzione condivisa, ovvero la creazione sia di affetti primari sia di comportamenti adattativi. Substrati cerebrali del sé e meccanismi di codifica valoriale operano in quella che si può identificare come coscienza, intesa questa come proprietà continua e integrata della mente.


Bibliografia:

  • Panksepp J., 1998, Affective Neuroscience: The Foundations of Human and Animal Emotions, Oxford University Press.
  • Panksepp J., 2005b, On the embodied neural nature of core emotional affects, in «Journal of Consciousness Studies», 12, pp. 158-184.
  • Panksepp J., Biven L., 2012, The Archeology of Mind. Neuroevolutionary Origins Of Human Emotions, New York, W.W. Norton & Company (tr. it. Archeologia della mente. Origini neuroevolutive delle emozioni umane, Milano, Cortina, 2014).

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mario ambrosioni
mario ambrosioni
2 anni fa

Grazie!