Le neuroscienze affettive: Panksepp e l’archeologia della mente

I sistemi emotivi: la RICERCA

Ricerca

Nel 1953 James Olds e Peter Milner mentre studiavano il sonno nei ratti si sono accorti che, stimolando elettricamente l’ipotalamo laterale, generavano una attrazione tale verso lo stimolo che i ratti erano spinti ad azionare delle leve per cercare di ripetere l’esperienza. I due ricercatori credevano di aver trovato, con questo studio, il centro cerebrale del piacere. Attraverso questa stimolazione, inoltre, gli animali erano in grado di apprendere diverse abilità e, per questo, il sistema viene in seguito identificato come il sistema del rinforzo.
Negli studi successivi, Olds nota, però, che quando gli animali si adoperavano per ricevere delle ricompense, la regione dell’ipotalamo laterale, identificato come centro del piacere, non si attivava al momento della consumazione del premio ma prima di riceverlo. Tale particolarità è stata messa in evidenza da Panksepp, che ha osservato come il tipo di piacere dato dalla consumazione di cibo, «il piacevole senso di liberazione» che questo causa, sia diverso da quello dato da questo sistema, che fornisce un genere di «anticipazione eccitata ed euforica» (J. Panksepp, L. Biven., 2012, p. 103).
Il primo sistema emotivo che Panksepp presenta è quello indicato come ricerca, coinvolto nella ricerca di approvvigionamento, nell’esplorazione, nell’investigazione, nella curiosità, nell’interesse e nell’aspettativa (il sistema è chiamato in inglese: foraging / exploration / investigation / curiosity / interest / expectancy / SEEKING system). Il sistema, dice Panksepp, «risponde incondizionatamente agli squilibri omeostatici (stati di necessità corporei) e agli incentivi ambientali. Impara spontaneamente circa gli eventi ambientali che prevedono risorse attraverso processi di rinforzo compresi appena» (J. Panksepp, 1998, p. 145).
In generale gli animali presentano due tipi di comportamenti: quelli consumatori e quelli appetitivi. I comportamenti appetitivi sono necessari per acquisire le risorse necessarie da consumare e il sistema della ricerca sostiene l’attivazione di ogni atto che compiamo e che richiede energia. Pertanto, il sistema della ricerca si trova in uno stato di continua operatività e di coinvolgimento con il mondo.
Negli animali il sistema della ricerca opera senza la commistione di premeditazione e pianificazione strategica, in quanto, specialmente quest’ultima, richiede maggiori connessioni con la neocorteccia frontale, che è maggiormente sviluppata negli esseri umani.

Dal punto di vista neuroanatomico, i circuiti coinvolti in queste funzioni sono concentrati tra l’area tagmentale ventrale (VTA), il fascicolo prosencefalico mediale e l’ipotalamo laterale (MFB-LH), il nucleo accumbens e la corteccia mediale prefrontale, attraverso le vie dopaminergiche mesolimbiche e mesocorticali.
Dal punto di vista chimico, invece, il sistema è fortemente alimentato dal neurotrasmettitore dopamina (DA), mentre il glutammato svolge un ruolo importante soprattutto negli aspetti legati all’apprendimento. Se vengono somministrati farmaci che bloccano i recettori della dopamina (bloccanti del recettore), il sistema della ricerca diventa ipoattivo. È da considerare, inoltre, che il sistema della ricerca, quando viene attivato, attiva a sua volta un processo antagonista che diminuisce gli effetti di tale processo che lo precede e lo innesca.

Il sistema della ricerca è elicitato da tutti gli «eventi caratterizzati dalla novità», è attivato per un breve periodo di tempo e dipende da numerosi cambiamenti ambientali. In seguito alla sua attivazione, lo stimolo perde il requisito della novità e l’animale, quindi, si dice che si abitua. Il sistema di ricerca si attiva quando si desidera (want) qualcosa e si placa quando si ottiene quel che si è desiderato. Se non si raggiunge ciò per cui il sistema della ricerca è stato attivato, quest’ultimo non rimane stimolato ma attiva un altro sistema emotivo, quello della collera (J. Panksepp, L. Biven, 2012, p. 115). La collera, quindi, come conseguenza della frustrazione.
Panksepp nota come il sistema della ricerca sia ipoattivo nei soggetti depressi, e ciò viene confermato dalla tendenza di tali soggetti a non impegnarsi nel mondo. Il sistema è, d’altro canto, iperattivo nei soggetti con deliri o manie. Tale particolarità è legata al fatto che il sistema della ricerca è efficace nell’attivare le aree cognitive della corteccia frontale mediale e, quando quest’ultima viene iperstimolata, si generano molti pensieri di causa ed effetto sul mondo. Tale processo, che è fondamentale nell’apprendimento, mostra anche come i tre processi cerebrali interagiscano e, al tempo stesso, come una iper- o ipo- stimolazione di un sistema possa dare origine a disturbi psicologici o psichiatrici. È stato osservato anche che l’iperstimolazione del sistema della ricerca può promuovere, inoltre, anche dei comportamenti ripetitivi o rituali. Secondo Panksepp, il legame tra il sistema della ricerca e i comportamenti ripetitivi avrebbe un suo senso evolutivo, e questo risiederebbe nella necessità della ripetizione al fine di permettere l’apprendimento di nuove abilità, quindi attraverso la memoria procedurale. Un’abilità così consolidata cessa, poi, di attivare il sistema della ricerca.
Un altro fenomeno interessante, legato a tale sistema, è quello dell’automodellamento (auto-shaping); questo fenomeno avviene quando un animale presenta un’alta attivazione del sistema della ricerca (ad esempio per la ricerca del cibo) e interagisce con uno stimolo esterno che è privo di significato (come l’illuminazione di un pulsante). Panksepp definisce l’automodellamento come «la tendenza animale a comportarsi spontaneamente come se le contingenze dei segnali di ricompensa correlati riflettessero una relazione causale» (J. Panksepp, 1998, p. 161). Questa tendenza animale è stata al centro di studi specifici sull’apprendimento attraverso il condizionamento. L’automodellamento e i comportamenti ripetitivi hanno diverse condizioni, ma molto spesso si presentano insieme. Per Panksepp i rinforzi costituiscono il modo attraverso il quale i sentimenti emotivi e gli altri affetti lavorano nel cervello per promuovere l’apprendimento e non esiste un solo processo di ricompensa o punizione.
Il sistema della ricerca ci porta a soddisfare il piacere della novità, apre la strada all’impegno nel mondo, quindi alla conoscenza, e svolge un ruolo molto importante nell’apprendimento. Infatti, come si è detto, spinge gli animali a esplorare il mondo, genera attenzione verso le novità, che in alcuni casi possono rivelarsi degli stimoli condizionati, e origina comportamenti ripetitivi accompagnati da entusiasmo. Il sistema della ricerca è, inoltre, in grado di predire e anticipare spontaneamente molti eventi. Infine, il sistema della ricerca è uno dei sistemi emotivi sottocorticali principali in grado di motivare la neocorteccia che non è in grado di trarre la motivazione da sé.
Gli studi sul sistema della ricerca hanno evidenziato un altro importante rilevamento: mentre normalmente i neuroni scaricano quando sono elicitati dall’esterno, esistono alcuni neuroni che hanno un’attività di fondo in questo sistema, specialmente quelli che contengono dopamina. Questi potrebbero essere, per Panksepp, i meccanismi per la misura del tempo. Tale sistema interno aiuterebbe a capire anche la precisione nell’anticipazione delle ricompense somministrate ad intervalli regolari agli animali negli esperimenti di laboratorio e perfino il cambiamento che si ha della percezione del tempo quando i soggetti sono impiegati in particolari attività: è dimostrato infatti che quando il sistema della ricerca è attivo neuroni dopaminergici scarichino più rapidamente.
Il sistema della ricerca è sicuramente uno dei sistemi emotivi più potenti, essendo caratterizzato da una attività esplorativa persistente. Esso potrebbe essere alla base della propria percezione di sé nel mondo, dando origine a un senso di perseguimento di uno scopo, quando è al servizio di emozioni positive. La gioia del sistema della ricerca, identificabile con quel che comunemente viene chiamato “entusiasmo”, ha un effetto energizzante e riesce a contrastare diverse emozioni negative.


Bibliografia:

  • Panksepp J., 1998, Affective Neuroscience: The Foundations of Human and Animal Emotions, Oxford University Press.
  • Panksepp J., Biven L., 2012, The Archeology of Mind. Neuroevolutionary Origins Of Human Emotions, New York, W.W. Norton & Company (tr. it. Archeologia della mente. Origini neuroevolutive delle emozioni umane, Milano, Cortina, 2014).

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mario ambrosioni
mario ambrosioni
2 anni fa

Grazie!