Le neuroscienze affettive: Panksepp e l’archeologia della mente

I sistemi emotivi: la PAURA

Paura

Il sistema della paura (fear) è un sistema emotivo ancestrale dal chiaro significato evolutivo: l’organismo che possiede il sistema della paura è in grado di percepire e prevedere i pericoli che potrebbero minare il suo benessere e la sua sopravvivenza. Panksepp definisce la paura come «uno stato negativo del sistema nervoso, caratterizzato da preoccupazione apprensiva, nervosismo generale e tensione, che dice alle creature che la loro salvezza è in pericolo» (J. Panksepp, 1998, p. 207). L’emozione è spesso accompagnata da specifiche forme di reazione e comportamento, come ad esempio «nascondersi o rimanere immobile se il pericolo è distante o inevitabile e fuggire quando il pericolo è vicino ma può essere evitato» (Ivi, p. 206).
Ancora una volta va sottolineato che il sistema della paura, come tutti gli altri sistemi emotivi, non è appreso attraverso esperienze negative, ma è legato all’apprendimento solo nella misura in cui dalle esperienze negative impara ciò che deve essere temuto. Come dimostrano molti esperimenti, infatti, gli animali esibiscono una capacità innata di essere impauriti anche senza aver mai fatto esperienze negative.
Il sistema della paura è stato a lungo studiato sperimentalmente negli studi sull’apprendimento attraverso il condizionamento. Quest’ultimo, come sappiamo, prevede la presentazione di uno stimolo condizionato (CS), che può essere un suono o una luce, seguito da uno stimolo incondizionato (UCS), che può essere una scossa ad una zampa dell’animale in esame. In seguito alla concomitanza degli stimoli, l’animale presenta per lo stimolo condizionato la stessa reazione che aveva precedentemente solo di fronte allo stimolo incondizionato. Rispetto alle altre emozioni, il condizionamento che coinvolge il sistema della paura è sempre stato uno degli apprendimenti più rapidi. È da notare che il sistema è così potente che, oltre a mostrare il condizionamento in tempi rapidi, spesso registra un condizionamento anche per il contesto in cui ha luogo lo stimolo condizionato.

Dal punto di vista anatomico, il sistema della paura coinvolge le aree laterali e centrali dell’amigdala, l’ipotalamo anteriore e mediale e diverse zone del PAG. Per molto tempo l’amigdala è stata vista come il centro della paura, ma studi specifici hanno dimostrato come non sia essenziale nella creazione dei sentimenti della paura e di come lo siano, invece, il PAG e l’ipotalamo. Mentre, quindi, il PAG sembra essere centrale, l’amigdala è, però, molto importante per quanto riguarda il condizionamento, quindi nella misura in cui è programmata dalle strutture inferiori, mentre l’ippocampo assume importanza nel condizionamento contestuale in cui è coinvolto.
Questo sistema è fortemente interconnesso con altri sistemi emotivi, soprattutto con quello della collera. Il fatto che i due sistemi siano così fortemente legati si potrebbe spiegare evolutivamente. Infatti, una delle funzioni della «collera è provocare la paura nei nostri competitori, e una delle funzioni della paura è ridurre l’impatto dei comportamenti rabbiosi da parte degli oppositori che ci minacciano» (Ivi, p. 208).
In questo sistema, il dolore gioca un ruolo importante e, difatti, è in grado di attivare il sistema della paura. Non accade, però, il contrario e spesso, anzi, accade che l’attivazione del sistema della paura inibisca la percezione del dolore. La percezione del dolore gioca un ruolo fondamentale nell’apprendimento del condizionamento del segnale.
Dal punto di vista chimico, si conosce ancora relativamente poco come il sistema della paura funzioni. Sono stati effettuati diversi studi per trovare delle sostanze che siano in grado di ridurre la durata e l’intensità della reazione alla paura. Tali studi sono particolarmente importanti per le persone che soffrono di disturbi da stress post-traumatico (PTSD). Il cervello contiene diverse sostanze chimiche che attivano la paura e, come afferma Panksepp, il glutammato è fondamentale per la trasmissione dei segnali della paura incondizionata. Però i recettori del glutammato sono numerosi nel cervello e quindi è difficile che si possano manipolare farmacologicamente per produrre antiansiogeni. I risultati più rilevanti mostrano che le benzodiazepine (BDZ), che sono dei tranquillanti minori, placano la maggior parte dei tipi di paura. Queste non agiscono in modo indipendente ma potenziano l’acido gamma-amminobutirrico (GABA) che inibisce l’attività dei neuroni. Anche un’elevata attività di serotonina nel cervello tende ad inibire la paura, attenuando tutti i tipi di emozioni. Studi più recenti, riportati da Panksepp, hanno mostrato che sottoinsiemi di neuroni sono controllati dall’ossitocina e dalla vasopressina: l’ossitocina riduce la paura mentre la vasopressina l’aumenta. L’aspetto interessante, in questo caso, è quello legato al genere: difatti il cervello femminile presenta più neuroni dell’ossitocina mentre quello maschile più neuroni di vasopressina. E ciò potrebbe indicare una differenza di genere nel funzionamento del sistema della paura.

Gli studi specifici sul sistema della paura, inoltre, hanno dimostrato che se il sistema è già attivo, la reazione d’allarme ad un nuovo stimolo sarà molto più forte. In tal caso si parla di reazione d’allarme potenziata. Inoltre, bassi livelli di attivazione generano immobilità e tremolio, mentre un’attivazione intensificata può indurre dei comportamenti di fuga.
Il sistema della paura è uno dei sistemi più potenti ed evolutivamente antichi; la sua apparizione e la sua forza sono ovviamente dovuti alla funzione fondamentale che svolge nella sopravvivenza degli organismi: tenerli lontani dai pericoli. Il sistema genera, infine, stati affettivi negativi, dal momento che tutti gli animali cercano evitare le stimolazioni nelle aree di tale sistema.


Bibliografia:

  • Panksepp J., 1998, Affective Neuroscience: The Foundations of Human and Animal Emotions, Oxford University Press.
  • Panksepp J., Biven L., 2012, The Archeology of Mind. Neuroevolutionary Origins Of Human Emotions, New York, W.W. Norton & Company (tr. it. Archeologia della mente. Origini neuroevolutive delle emozioni umane, Milano, Cortina, 2014).

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mario ambrosioni
mario ambrosioni
2 anni fa

Grazie!