Le neuroscienze affettive: Panksepp e l’archeologia della mente

I sistemi emotivi: il GIOCO

Gioco

Il sistema del gioco è quello che riguarda le interazioni competitive gioiose. Le attività di gioco, nelle loro numerose forme, danno gioia a tutti i mammiferi e hanno la loro origine a livello sottocorticale. Il sistema di cui parla Panksepp è quello del gioco fisico.
Per descrivere il gioco Panksepp usa la definizione di Gordon Burghardt, che così scrive: «il gioco è un comportamento ripetuto e funzionalmente incompleto che si differenzia dal punto di vista strutturale, contestuale o ontogenetico dai comportamenti più seri e che è iniziato in maniera volontaria quando l’animale si trova in un ambiente rilassato o con un basso livello di stress» (G.M. Burghardt, 2005, p. 82). Secondo Panksepp, però, Burghardt avrebbe tralasciato nella sua definizione l’importanza dell’aspetto sociale del gioco, che è quella che rappresenta la forma più gioiosa. Ciò è evidente, ad esempio, negli esseri umani: quando i bambini giocano insieme instaurano amicizie e relazioni che sono emotivamente indipendenti dai genitori; in questo modo, il gioco, oltre ad aiutare a sentirsi felici, aiuta anche a sentirsi autodeterminati.
Come Panksepp scrive, l’impulso al gioco è robusto e fragile allo stesso tempo. Fragile perché molti fattori ambientali possono ridurlo, inclusi i sentimenti negativi. Robusto perché, se gli animali o i bambini sono giovani e stanno bene, tendono a giocare quando ne hanno la possibilità. Studi condotti sugli animali dimostrano che tale impulso è innato e non è appreso e, pertanto, è emerso per una ragione evolutiva. Tale ragione evolutiva dell’impulso al gioco potrebbe essere quella di apprendere abilità sociali e non sociali e ciò sarebbe determinante anche per la costruzione di funzioni di livello superiore. Perfino un sentimento complesso come la dominanza sociale potrebbe aver modo di emergere ed essere educato attraverso il gioco.
Il riso e le vocalizzazioni indotte dalla gioia del gioco o dal solletico sembrano essere fortemente legate al sistema del gioco e questo lo si è visto anche in molte specie animali. Ciò che invece appare tipicamente umano è ciò che è chiamato il lato oscuro del riso, ovvero il riso in risposta alla vista di individui feriti, umiliati o imbarazzati, cioè un riso al servizio dell’aggressività. Per Panksepp tale tipo di riso non è riconducibile al gioco ma a una funzione mentale superiore.
Dal punto di vista chimico, non è stata ancora identificata una sostanza neurochimica specifica del sistema del gioco e la spiegazione sembra essere legata alla necessità di una sinfonia di cambiamenti nel giusto pattern. Sostanze che svolgono un ruolo importante sembrano sicuramente essere gli oppioidi endogeni, secreti durante il gioco, la dopamina che media l’euforia nel cervello, e gli endocannabinoidi, che promuovono le altre forme affettive positive nel cervello.
Il gioco avrebbe anche degli effetti epigenetici sul cervello, infatti le ricerche mostrano che il gioco attiva dei fattori di crescita neuronale in alcune zone del cervello, come nella corteccia frontale e nell’amigdala e, pertanto, Panksepp assume che i cambiamenti dinamici del cervello evocati dal gioco facilitino la crescita e la maturazione cerebrali, creando epigeneticamente dei circuiti prosociali cerebrali e rifinendo le funzioni esecutive del lobo frontale.
Il sistema del gioco difficilmente è stato al centro di studi di laboratorio. Come è possibile osservare, invece, tale sistema svolge un ruolo importante sia nella creazione di legami sociali, che sono un bisogno innato, sia nello sviluppo di capacità e abilità cognitive superiori.

A tal riguardo è importante notare che il sistema del gioco e quello della ricerca interagiscono tra di loro, pur rimanendo distinti. Fondamentale è il ruolo che gioca la dopamina in entrambi i sistemi. Ad esempio, gli animali che vengono posti in ambienti nuovi tendono ad esplorarli e a non giocare: a livello neurale, si assiste ad un aumento della dopamina che aumenta i comportamenti esploratori ma diminuisce le attività di gioco. Ma i sistemi della dopamina sono attivi anche durante il gioco benché, evidentemente, non ne siano la causa. La somministrazione dei bloccanti della dopamina infatti, oltre a inibire il sistema della ricerca, inibisce anche il sistema del gioco. Riguardo a questa incongruenza sulla partecipazione della dopamina, Panksepp afferma che affinché il sistema del gioco possa essere attivato è necessario che il livello della dopamina sia fluttuante. Oltre al blocco della dopamina, il sistema del gioco viene inibito anche da alti livelli di testosterone che, come si è visto, accrescono l’aggressività.
Dal punto di vista anatomico, il sistema del gioco sembra coinvolgere soprattutto il complesso parafascicolare e il nucleo talamico dorsomediale posteriore che costituiscono i nuclei reticolari aspecifici del talamo.
Il sistema sensoriale principale che provoca e supporta il gioco fisico è il tatto. A livello cerebrale sono due le vie principali del tatto: le vie specifiche che vanno verso la neocorteccia, che portano le informazioni cognitive e che non sono coinvolte nel sistema del gioco, e le vie verso i nuclei aspecifici del talamo e che trasportano i sentimenti affettivi.


Bibliografia:

  • Burghardt G.M., 2005, The Genesis of Animal Play: Testing the Limits, Cambridge, MIT Press.
  • Panksepp J., 1998, Affective Neuroscience: The Foundations of Human and Animal Emotions, Oxford University Press.
  • Panksepp J., Biven L., 2012, The Archeology of Mind. Neuroevolutionary Origins Of Human Emotions, New York, W.W. Norton & Company (tr. it. Archeologia della mente. Origini neuroevolutive delle emozioni umane, Milano, Cortina, 2014).

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mario ambrosioni
mario ambrosioni
2 anni fa

Grazie!