Paul Maclean e il cervello uno e trino
Paul MacLean, come Panksepp, è un seguace di Walter Cannon e di Charles Darwin ed elabora un modello del cervello descritto come triune brain, cioè cervello uno-trino o cervello tripartito. In questo modello MacLean individua tre formazioni anatomiche principali che sono anche funzionali e che si sono sovrapposte, integrandosi, nel corso dell’evoluzione.
La prima di queste tre formazioni è il cervello rettiliano che rappresenta «il cervello più antico» e «costituisce la matrice del tronco cerebrale superiore», comprendendo «buona parte del sistema reticolare, del mesencefalo e dei nuclei della base» (P. MacLean, 1973, pp. 5-6). Tale cervello è responsabile dei pattern di comportamenti innati e tipici per ogni specie, necessari alla sopravvivenza degli individui e della specie: quindi degli istinti legati alla nutrizione, alla lotta, alla fuga e alla riproduzione. Secondo MacLean «il cervello di tipo rettiliano che si trova nei mammiferi è fondamentale per le forme di comportamento stabilite geneticamente, quali scegliere il luogo dove abitare, prendere possesso del territorio, impegnarsi in vari tipi di parata [comportamenti dimostrativi], cacciare, ritornare alla propria dimora, accoppiarsi, [procreare], subire l’imprinting, formare gerarchie sociali e scegliere i capi» (Ivi, pp. 7-8).
Il cervello paleommammaliano, o sistema limbico, comprende i bulbi olfattivi, il setto, il fornice, l’ippocampo, parte dell’amigdala, il giro del cingolo, e i corpi mammillari. Esso si raffigura come uno «sviluppo evolutivo» che rappresenta un progresso dal momento in cui fornisce «ai mammiferi un quadro più preciso della situazione, in modo che essi [possano] adattarsi meglio al loro ambiente esterno e interno». Tale cervello «svolge un ruolo importante nell’elaborazione delle emozioni che guidano il comportamento in rapporto ai due principi vitali fondamentali, quello dell’autoconservazione e quello della conservazione della specie» (Ivi, pp. 11-13). Il sistema limbico è responsabile per le emozioni superiori e per la motivazione, così come per l’apprendimento e la memoria. Pertanto l’emotività è legata a diverse strutture primitive di questo sistema che fornisce, in questo modo, una maggiore flessibilità nel comportamento integrando i messaggi interni ed esterni al corpo.
Il cervello neomammaliano, invece, consiste nella neocorteccia. Questa, «a differenza della corteccia antica», «riceve le sue informazioni prevalentemente dall’ambiente esterno, attraverso segnali che le arrivano dagli occhi, dagli orecchi e dai recettori somatici». La neocorteccia è molto sviluppata negli umani ed è la sede del linguaggio, dell’autocoscienza, delle concezioni dello spazio, del tempo, della causalità e, in generale, è la sede di tutti quei comportamenti che richiedono una intelligenza più elaborata per essere prodotti. Inoltre, mentre la neocorteccia è veloce, gli altri due cervelli si «[muovono] con la loro caratteristica lentezza» (Ivi, pp. 21-22).
Questi tipi di cervello sono, secondo MacLean, «radicalmente differenti dal punto di vista chimico e strutturale» e, dal punto di vista evolutivo, «sono entità separate»: «ciascun tipo di cervello ha la sua intelligenza specifica, la sua specifica memoria, il suo senso del tempo e dello spazio e il suo tipo particolare di attività e di altre funzioni». Pertanto, «sebbene i tre tipi di cervello abbiano fra loro estese connessioni e dipendano funzionalmente l’uno dall’altro, ci sono elementi che indicano come ciascuno sia in grado di funzionare con una certa indipendenza» (P. MaClean, 1975, pp. 79-80). Tre cervelli separati, quindi, che però, come sottolinea MacLean, «devono fondersi e funzionare tutti e tre insieme come un cervello uno e trino» e «la cosa straordinaria è che la natura sia stata capace di collegarli fra di loro e di stabilire una qualche sorta di comunicazione dall’uno all’altro» (P. MacLean, 1973, p. 5). Tali cervelli, differenti e indipendenti, comunicano tra di loro in un rapporto che, sempre per MacLean, è gerarchico, dove i cervelli più evoluti sono in grado di controllare e inibire gli altri.
La teoria di MacLean va considerata, secondo Panksepp, come una semplificazione accademica. MacLean ha sicuramente il merito di aver studiato il cervello in chiave evolutiva e di aver ricondotto la generazione delle emozioni nelle aree più profonde del cervello. Inoltre, a livello umano, MacLean ritiene che certe tendenze comportamentali siano dovute ad una eredità di disposizioni regolate dalla stessa, primaria regione cerebrale, per questo, nei suoi studi, adotta spesso modelli animali per comportamenti sessuali e sociali. I limiti della sua teoria sono legati, però, oltre alle numerose imprecisioni, ad una visione cerebrale rigidamente strutturata, con un rapporto gerarchico che, come mostra Panksepp, non è più sostenibile dal momento che la causalità appare circolare e l’influenza è reciproca. Pertanto, il mondo del pensiero e quello emotivo non sono separati e ordinati gerarchicamente, ma sono strettamente dipendenti e mutualmente influenti.
Bibliografia:
- MacLean P., 1973, A triune concept of the brain and behaviour, Toronto, Buffalo (tr. it. Evoluzione del cervello e comportamento umano. Studi sul cervello trino, Torino, Einaudi, 1984).
- MacLean P., 1975, Emotions. Their Parameters and Measurement, New York, Raven Press (tr. it. Evoluzione del cervello e comportamento umano. Studi sul cervello trino, Torino, Einaudi, 1984).
- Panksepp J., Biven L., 2012, The Archeology of Mind. Neuroevolutionary Origins Of Human Emotions, New York, W.W. Norton & Company (tr. it. Archeologia della mente. Origini neuroevolutive delle emozioni umane, Milano, Cortina, 2014).
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