Antonio Damasio e l’origine delle emozioni
Durante i suoi studi, Jaak Panksepp si trova spesso a confronto con un altro neuroscienziato: Antonio Damasio. Entrambi gli studiosi condividono la prospettiva storico-evolutiva e vedono il cervello come un organo evoluto e la mente come una funzione dal cervello. Le loro teorie hanno dei punti di convergenza e, ovviamente, diversi punti di divergenza.
Mentre Panksepp segue, come abbiamo visto, un approccio interdisciplinare con un importante studio sugli animali, gli studi di Damasio sono maggiormente concentrati sui casi di psicologia clinica e psichiatria. Damasio comincia la sua ricerca, infatti, proprio da un caso clinico, quello di un paziente che presentava una crisi di coscienza: benché fosse in stato di veglia e mantenendo il controllo spaziale, il paziente viveva momenti di inconsapevolezza e un insieme di esserci e non esserci allo stesso tempo. Da qui è nata l’indagine dello studioso sui processi di transizione da una mente cosciente a una mente privata del senso di sé. Quindi mentre il centro degli studi di Damasio è la coscienza, quelli di Panksepp si concentrano soprattutto, come abbiamo visto, sugli affetti sottocorticali.
Damasio comincia la presentazione della sua teoria affermando che un organismo per vivere deve conservare numerosi parametri entro determinati intervalli e questo è il compito dell’omeostasi. A tal fine, gli aspetti «più stabili delle funzioni corporee sono rappresentati nel cervello sotto forma di mappe» (A. Damasio, 2010, p. 34). Tali mappe per Damasio sono «configurazioni temporanee» che sono generate dall’attività di piccoli circuiti neurali organizzati in grandi reti; queste mappe «rappresentano oggetti ed eventi che si trovano fuori dal cervello, nel corpo o nel mondo esterno» (Ivi, p. 31). Le immagini mentali del corpo costituiscono, per Damasio, il proto-sé. Alcuni nuclei della regione del tronco encefalico «sono coinvolti nella produzione di alcuni aspetti basilari della mente, in particolare i sentimenti generati dagli eventi quotidiani», questi nuclei «non producono semplici mappe virtuali del corpo; piuttosto producono stati corporei sentiti» (Ivi, p. 104). Il primo prodotto, e quello più elementare, di tale sé è rappresentato, quindi, dai sentimenti primordiali, che «riflettono lo stato corrente del corpo rispetto a varie dimensioni» e «originano nel tronco encefalico» (Ivi, p. 35). Da ciò è evidente che per Damasio, il sé così originato, che non è cosciente, è certamente intrecciato al corpo ma a prescindere da oggetti ed eventi esterni. Per Panksepp, invece, si ha esperienza di sé proprio in quanto agenti attivi nel mondo.
«Oltre a costruire mappe dettagliate», prosegue Damasio, «il cervello deve poi metterle in reciproca relazione, formando insieme coerenti» e questo potrebbe essere spiegato attraverso la «sincronizzazione» dei neuroni delle regioni separate coinvolti nella formazione delle immagini percettive (Ivi, p. 117). Per Panksepp, invece, la coerenza di sentimenti differenti è data dalla piattaforma neurale condivisa fornita dal sé nucleare.
Successivamente alle mappe sul corpo, Damasio descrive altre mappe primarie che sono legate alle informazioni sull’ambiente, raccolte, ovviamente, attraverso la mediazione corporea sensoriale. Tali mappe sono diverse da quelle del corpo. È importante riportare, qui, una importante nozione sottolineata da Damasio, quella dei marcatori somatici, cioè «i segnali, basati sulle emozioni» che «realizzano la separazione fra i contenuti che appartengono al sé e quelli che non gli appartengono» (Ivi, p. 20). Questi rappresentano, in altre parole, le reazioni del corpo che marcano, cioè valutano, gli stimoli ambientali. I pochi esperimenti, però, che hanno monitorato il decorso dalla informazione corporea ai sentimenti che guidano l’azione hanno dato esiti contrastanti. Panksepp non utilizza questa nozione e questi non trovano spazio nella sua teoria.
In seguito alla creazione di questi due tipi di mappe sui cambiamenti del corpo e sui cambiamenti nel mondo esterno, inoltre, affiora un nuovo sé, il sé nucleare, che connette le due mappe primarie. Non è chiaro, però, se le due mappe siano unite nella mappatura di ordine superiore. Il sé nucleare «riguarda l’azione: in particolare, una relazione fra l’organismo e l’oggetto. Il sé nucleare si dispiega in una sequenza di immagini che descrivono un oggetto mentre esso impegna e modifica il proto-sé» (Ivi, 37). Tale coscienza nucleare si configura quindi come sentimento di conoscere l’oggetto ambientale, di ciò che succede, combinando stimoli e nozioni. Questo sentimento non è un affetto ed è un fenomeno fugace. Il sé nucleare di Damasio è legato alle strutture sensoriali mentre per Panksepp il sé nucleare, che anche per lui è originato nel tronco encefalico, è soprattutto legato alle attività motorie di tali strutture.
Per Damasio c’è un «passaggio dal sé neurale, o proto sé non verbale e pre-conscio, al sé nucleare, senso di sé non verbale ma conscio» (Ivi, p. 80). Ma egli non spiega, però, come avvenga il passaggio dal pre-conscio al conscio.
Questo, dice inoltre4 Damasio, non è l’unico modo in cui il cervello è connesso al corpo, infatti ipotizza che «in determinate circostanze, per esempio mentre si sviluppa un’emozione, il cervello costruisca rapidamente mappe del corpo simili a quelle che creerebbe se esso fosse effettivamente modificato da quella stessa emozione», quindi «all’interno delle sue regioni somatosensoriali, il cervello può simulare certi stati del corpo, come se essi si stessero verificando» (Ivi, p. 134). In altre parole, il cervello è in grado di generare affetti che però sono, appunto, un “come se”. Per Panksepp, invece, quelli esperiti a livello sottocorticale sono degli affetti veri e propri.
Quando il sé nucleare interagisce con le capacità neocorticali di memoria e con una cognizione sofisticata, affiora una coscienza dotata di senso ed estesa nel tempo. Come scrive Damasio, «le molteplici immagini che nel loro complesso definiscono una biografia generano pulsazioni del sé nucleare che, nell’insieme, costituiscono un sé autobiografico» (Ivi, p. 37). Tale sé autobiografico, che assomiglia al sé ideografico di Panksepp, gioca però un ruolo diverso nella generazione delle emozioni.
Lo studioso portoghese distingue le emozioni dai sentimenti delle emozioni. Le emozioni sono considerate come «programmi di azione complessi e in larga misura automatici, messi a punto dall’evoluzione» mentre i sentimenti delle emozioni sono «percezioni composite di quello che accade nel nostro corpo e nella nostra mente quando ha luogo un’emozione». Pertanto «mentre le emozioni sono azioni accompagnate da idee e da particolari modalità di pensiero, i sentimenti delle emozioni sono perlopiù le percezioni di quello che il nostro corpo fa» (Ivi, p. 144). Da un punto di vista neurale, continua Damasio, «il ciclo emozione-sentimento comincia nel cervello: dapprima con la percezione e la valutazione di uno stimolo potenzialmente in grado di causare un’emozione, e successivamente con l’innesco di quest’ultima. Il processo poi si estende sia ad altre regioni del cervello, sia al corpo in senso stretto, dando luogo allo stato emozionale. Alla fine, il processo torna al cervello affinché al ciclo sia aggiunta la componente rappresentata dal sentimento» (Ivi, p. 146). La teoria di Damasio è quindi una variante delle teorie della rilettura o del feedback. In un primo momento lo studioso afferma che questa rilettura avvenga a livello neocorticale e che sia la coscienza estesa o autobiografica a generare i sentimenti. Questo punto viene duramente contestato da Panksepp perché, dal momento che solo pochi primati sono capaci di coscienza estesa, gran parte di essi sarebbe esclusa dai sentimenti e più volte Damasio ha affermato che gli animali hanno comportamenti emotivi mentre gli esseri umani hanno sentimenti emotivi. Nell’opera del 2010, tuttavia, Damasio afferma che è plausibile sostenere che «i sentimenti emergono a livello sottocorticale», infatti «la totale compromissione delle cortecce dell’insula [sede di una ipotetica rilettura] in presenza di strutture del tronco encefalico intatte è compatibile con un’ampia gamma di stati del sentire» (Ivi, pp. 155-156). Inoltre la demarcazione tra processi inferiori non consci e superiori consci non era mai stata corroborata da prove empiriche né Damasio ha mai chiarito “come” potrebbe essere testata. Panksepp, già contrario alle teorie della rilettura, sottolinea come quella di Damasio sia una conversione importante sul tema e che meglio riesce a interpretare i dati sperimentali che entrambi hanno raccolto.
Jaak Panksepp e Antonio Damasio pur condividendo prospettiva evolutiva e base scientifica, sono giunti a divergenze di rilievo. Infatti il sé concepito da Damasio emerge dalle strutture sensoriali, mentre per Panksepp il sé emerge da strutture motorie. Quindi abbiamo un sé ancestrale che si coglie nel sentire e un altro sé primordiale che si coglie nell’azione. Inoltre Panksepp non condivide la separazione tra emozioni e sentimenti e rifiuta ogni forma di rilettura, in particolar modo quella a livello neocorticale che esclude dall’esperienza emotiva gran parte del mondo animale.
Bibliografia:
- Bechara A., Damasio A., 2005, The somatic marker hypothesis: A neural theory of economic decision, in «Games and Economic Behavior», 52, n. 2, pp. 336–372.
- Damasio A., 2010, Self Comes to Mind: Constructing the Conscious Brain, New York, Pantheon (tr. it. Il sé viene alla mente. La costruzione del cervello cosciente, Milano, Adelphi, 2013).
- Panksepp J., Biven L., 2012, The Archeology of Mind. Neuroevolutionary Origins Of Human Emotions, New York, W.W. Norton & Company (tr. it. Archeologia della mente. Origini neuroevolutive delle emozioni umane, Milano, Cortina, 2014).
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