L’uomo è misura di tutte le cose
Protagora dice: «l’uomo è misura di tutte le cose: misura le cose che sono per quello che sono e misura le cose che non sono per quello che non sono». La misura è il criterio e le cose sono i fatti.
Su questa idea ci sono tre interpretazioni.
– L’uomo come singola persona è misura delle cose che sente. Questo vuol dire che ogni uomo sente le cose in modo diverso, vede cose in modo diverso e ha delle proprie idee. Ogni uomo vede la realtà in modo personale. (Umanismo = l’uomo è giudice della realtà).
– L’uomo come gruppo o comunità è misura dei valori che ha. Questo vuol dire che ogni comunità, ogni civiltà ha dei valori diversi. Quindi non esistono valori assoluti ma ogni gruppo crede in cose diverse, interpreta la giustizia in modo diverso ecc… E quindi gli uomini in questa comunità vedono le cose in base a un pensiero comune (per gli italiani gli uomini possono sposare una donna sola ma per alcuni musulmani gli uomini possono sposare diverse donne ecc…). Gli uomini vedono la realtà così come viene pensata nella comunità. (Relativismo = la verità è relativa).
– L’uomo come umanità misura la realtà generale. Questo vuol dire che tutti gli uomini hanno qualcosa in comune, un pensiero comune, e con questo pensiero in comune sente la realtà. Gli uomini vedono la realtà così come appare ai loro occhi e quindi l’umanità può conoscere e condividere delle verità. (Fenomenismo = la realtà è come appare).
Dato che tutta la realtà è conosciuta in modo diverso dalle persone e dato che ognuno ha una sua idea di bene e di giusto, come facciamo a giudicare il comportamento degli altri? Ogni comportamento è giusto? Protagora dice di no. C’è un principio per scegliere. Questo principio è: «questo comportamento è utile a me e alla mia comunità?», con questa domanda si giudicano i propri comportamenti e i comportamenti degli altri.
Il sofista, secondo Protagora, deve usare la parola per modificare le opinioni degli altri e spingerli a fare qualcosa di utile per la comunità.