Socrate: vita e filosofia

La vita di Socrate

Sappiamo che nel 429 è presente nella battaglia di Potidea (guerra del Peloponneso) e quando l’esercito proclama la ritirata egli salva Alcibiade (un grande e famoso guerriero) ma fa in modo che quest’ultimo venga onorato.

Socrate dimostra un’eccezionale resistenza alle fatiche: non si lamenta mai. Alcune volte medita a lungo immobile come una statua.

Nel 424 combatte presso Delo e salva l’amico Lachete. Nel 422 combatte presso Anfipoli. Nel 406-405 viene eletto nella boulé (assemblea) e fa parte del consiglio dei 500, è uno dei pritani (ha un ruolo di direzione nella boulé, come un diplomatico) ed è incaricato ad accogliere gli stranieri.

Nel 405 la flotta ateniese vince alle Arcimuse, gli ammiragli ateniesi ricevono onori per questa vittoria ma vengono accusati di non aver prestato soccorso ai marinai morti. L’accusa è di non aver dato sepoltura a questi. Si apre il processo durante il periodo della festa delle famiglie (le Apaturie). Il codice di procedura prevede che i generali siano ascoltati uno alla volta in modo da dargli la possibilità di rispondere all’accusa. La popolazione vuole affrettare il processo con un giudizio collettivo. L’unico a opporsi è Socrate che denuncia questa scorrettezza, anche se poi il processo viene eseguito come richiesto dal popolo.

Socrate

Nel 404 ad Atene c’è un tentativo di restaurazione oligarchica, giungono al potere 30 tiranni e in questo momento si mette in luce una personalità politica, Crizia, un parente di Platone. Il governo dei 30 chiede misure repressive nei confronti di alcuni fuoriusciti democratici tra cui Leonzio di Salamina; Socrate è incaricato di arrestarlo ma si oppone e per punire Socrate, Crizia emana un decreto in cui si vieta l’arte della discussione. Cadono i 30 tiranni e torna la democrazia per merito di Trasigulo, ma la parte importante di ciò va ad Anito di Atene.

Nel 399 una denuncia scritta viene depositata ad Atene da Meleto, sostenuta da Anito e Licone. La denuncia descrive le accuse nei confronti di Socrate: «non riconosce gli dèi tradizionali della polis, introduce nuove divinità e corrompe i giovani». Come pena si chiede la morte.

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