Stoicismo

L’etica

Nel pensiero stoico, la finalità suprema dell’esistenza umana è l’aspirazione alla felicità, una conquista che si radica nella continua armonizzazione dell’individuo con il mondo circostante. Tale processo di adattamento, definito “oikéiosis“, funge da pilastro centrale dell’etica stoica, guidando gli esseri umani attraverso un cammino di autorealizzazione e armonia con la natura. In questo contesto, emergono due forze vitali e inerranti: l’istinto, che spinge l’individuo a preservare se stesso, e la ragione, un mezzo che assicura una coesione profonda tra l’individuo e l’ordine naturale dell’universo.

Vivere secondo natura

Nella filosofia stoica, “vivere secondo natura” si traduce in una vita guidata dalla ragione, in cui ogni azione è orchestrata in conformità con l’ordine razionale che governa l’universo. Questa nozione si estende per implicare che il dovere, come concetto, è incarnato da azioni che rispecchiano questa adesione armoniosa all’ordine naturale e razionale dell’esistenza.

Il suicidio

In circostanze in cui il compimento del dovere si rivela impossibile, la filosofia stoica avanza una posizione radicale, sostenendo che il sapiente, pur in uno stato di felicità ottimale, ha il dovere morale di abbandonare la vita. Questa prospettiva, che legittima il suicidio come un atto di suprema aderenza al dovere, illustra la preminenza del dovere sulle nozioni convenzionali di virtù e felicità.

La virtù

Nell’etica stoica, emerge una distinzione critica tra dovere e bene. Mentre il dovere funge da guida per le azioni individuali, il bene si manifesta attraverso l’incorporazione costante e uniforme di tali doveri nella prassi quotidiana, culminando nella formazione di virtù. La virtù, così concepita, è la massima espressione della sapienza, un bene supremo che non ammette compromessi con il vizio. In questo sistema etico, la razionalità emerge come il criterio definitivo per valutare il comportamento umano, con una distinzione netta tra virtù e vizio.

Emozioni e apatìa

Contrapposti agli epicurei, gli stoici respingono l’idea che il piacere e il dolore siano i sentimenti primordiali dell’essere umano, attribuendo invece all’individuo una dignità e uno status ontologico notevolmente elevati. In questa visione, le emozioni, o “pàthos”, sono negate del loro valore, percepite come deviazioni irrazionali dal percorso della saggezza vera. Queste emozioni sono categorizzate in quattro forme base, ognuna delle quali corrisponde a una risposta razionale nel sapiente:

  • Desiderio dei beni futuri (libido, a cui corrisponde la volontà del sapiente)
  • Letizia per i beni presenti (voluptas, a cui corrisponde la gioia del sapiente)
  • Timore dei mali futuri (metus, a cui corrisponde la precauzione del sapiente)
  • Afflizione per i mali presenti (aegritudo, vale solo per gli stolti, per il sapiente non esistono mali)

Le emozioni sono come «malattie» che colpiscono gli stolti ma da cui il sapiente è immune. La condizione del sapiente è l’ “apatìa“, cioè l’indifferenza alle emozioni.

Politica

La filosofia stoica offre una visione della politica che è profondamente radicata nei principi di razionalità divina, uguaglianza umana e responsabilità civica.

La giustizia

Nel contesto della filosofia stoica, si sostiene che l’ordine razionale che governa l’universo si estenda anche alla guida della vita individuale e della struttura delle comunità. In questa visione, il concetto di “giustizia” si manifesta come l’incarnazione dell’azione della ragione divina nelle comunità. Un sistema in cui la legge, che trae ispirazione dal lògos divino, funge da catalizzatore della legge naturale, promuovendo un ordine sociale che è in sintonia con le leggi universali che governano il cosmo.

Cosmopolitismo

La filosofia stoica sottolinea l’unità fondamentale della comunità umana, proponendo l’idea che, sotto la guida di una legge naturale unificante, tutti gli esseri umani dovrebbero essere considerati come appartenenti a una singola entità comunitaria. Questa visione, denominata “cosmopolitismo”, suggerisce una fraternità universale in cui tutti gli individui sono considerati concittadini, condividendo diritti e responsabilità uguali in una comunità globale.

La schiavitù

In questo quadro di unità universale, la filosofia stoica promuove una visione radicale dell’uguaglianza umana, contestando la validità della schiavitù giuridica. In questa prospettiva, la vera schiavitù è percepita come una condizione di ignoranza, dove l’incapacità dell’individuo di utilizzare la propria facoltà razionale rappresenta un vincolo più grave di qualsiasi forma di schiavitù fisica. Così, emerge una critica profonda delle strutture sociali ingiuste che perpetuano la disuguaglianza e la sottomissione.

Impegno civile

Contrastando la posizione di Epicuro, che suggeriva un ritiro dalla vita politica, gli stoici sostengono la vitalità dell’impegno civile. Riconoscono la responsabilità morale del saggio di partecipare attivamente alla vita politica, sostenendo che un individuo illuminato dovrebbe essere disposto a assumersi i propri doveri civili. Questa posizione riflette una comprensione profonda del ruolo che un individuo razionale e sagace può giocare nel promuovere la giustizia e l’ordine all’interno della società, servendo come un esempio luminoso di virtù e saggezza nel contesto politico.

Share
Subscribe
Notificami
guest
0 Messaggi
Inline Feedbacks
View all comments