Talete lo studioso tecnico-scientifico
Talete si immerge nello studio della natura. Proclo ci dice che la scienza dei numeri ha avuto origine in Fenicia, per le proprie esigenze, e la geometria viene scoperta dagli egiziani. Talete, però, è il primo, dopo un viaggio in Egitto, a portare queste scienze in Grecia. Talete comincia a studiare e a dimostrare alcuni teoremi, in parte con finalità di tipo tecnico-applicativo, e in in parte per un interesse astratto. Si attribuisce a Talete la capacità di misurare le altezze delle piramidi senza scalarle e di misurare la distanza delle navi dal porto. Tra le conoscenze di Talete vi era il secondo criterio di uguaglianza di due triangoli: “due triangoli aventi eguale un lato e gli angoli ad esso adiacenti sono uguali”.
La geometria viene dunque portata avanti dai coloni greci dall’Egitto ma sarà poi la Grecia a portarla ai massimi livelli.
Talete era impegnato nella politica della polis di Mileto, anche se contrario a re Creso. Di Talete si ricorda un altro episodio in cui il re Creso, re della Lidia (attuale Turchia), si trovò ad affrontare il guado del fiume Alis (nord Asia minore) e insediò il proprio campo avendo alla sua sinistra il fiume. Data l’eccessiva corrente, Talete, che si trovava nell’accampamento, suggerì al re di far scavare un fossato che fece defluire le acque, circuendo l’accampamento.
Tra le conoscenze che gli sono state attribuite c’è sicuramente l’astronomia: egli stabilisce il corso del sole e la proporzione tra la sua dimensione e la sua orbita (750esima parte della sua orbita). Scopre che le eclissi di sole sono provocate dall’interposizione della luna tra la terra e il sole. Tanto è importante lo studio degli astri, che si racconta di un giorno in cui Talete va a passeggiare e mentre guarda il cielo cade in un pozzo. La serva che è con lui allora gli avrebbe detto: «Tu, Talete, che non sei in grado di vedere sotto i tuoi piedi, pensi di conoscere le cose del cielo?».
Diogene Laerzio ci racconta che Talete sarebbe morto mentre assisteva nello stadio ad una gara ginnica, per il caldo, la sete e la debolezza. Diogene Laerzio scrive così:
«Mentre guardava la gara, o Zeus raggiante, hai strappato dallo stadio il saggio Talete. Sono contento che tu l’abbia preso vicino a te: dalla terra il vecchio non riusciva più a vedere le stelle».
Perché gli studi di Talete non sono considerati filosofia? Perché sono studi tecnici (di astronomia, geometria ecc…) che non si concentrano sul perché, sui principi e sui fini della natura.