L’evento ha avuto luogo al Pigneto, il quartiere che una volta era di Pasolini e che oggi è in mano agli hipster, un po’ fighetto e un po’ straccione con l’isola pedonale piena di locali, giovani, stranieri e luci al led bianche che dovrebbero far risparmiare soldi ala città secondo i nuovi piani.
Il preludio
Ci si è incontrati alle 19:30 in un locale per l’aperitivo, il posto era bello ma la birra era un po’ annacquata. In compenso il tagliere di salumi era ottimo e tra una fetta di prosciutto e un pezzo di pecorino con miele abbiamo iniziato a conoscerci. Il pianista, Luca Longobardi, non era con noi, ci aspettava a casa. In questo modo avrei conosciuto gli altri del pubblico prima di conoscere l’artista. L’effetto è stato quello di creare una certa familiarità con gli altri e avere meno timore, poi, di interagire con Luca.
Saremmo stati al massimo una ventina e il gruppo era molto variegato: c’erano architetti, registi, pedagoghi, psicologi ecc… e pochi si intendevano di musica. In fondo si vedeva la bellezza dell’arte che è grado di coinvolgere più persone a più livelli.
Il concerto in casa
Dopo un’oretta tra cibo, alcol e chiacchiere siamo stati invitati a salire. L’appartamento era abbastanza grande, considerando gli standard del Pigneto, ed era arredato con uno stile tra il minimal e il vintage. Alle pareti c’erano opere e installazioni artistiche lasciate da alcuni artisti passati di lì. A quei concerti avevano già preso parte più di 600 persone e ne era nato un cd e presto ne sarebbe nato anche un vinile.
Appena entrati, siamo stati accolti dalla musica e dal pastis, un liquore francese a base di anice. I brani erano segnati in una scaletta distribuita tra il pubblico e venivano presentati di volta in volta da Luca stesso. Ci teneva, come ci ha detto dall’inizio, a far ascoltare i suoi brani nel luogo dove quei brani erano nati, raccontandoci anche la storia del suo pianoforte.
Interazioni artistiche
A metà dell’house concert è stata presentata un’altra artista, Ivana Marrone, che aveva esposto lì una sua installazione. Luca l’ha introdotta dicendo che “le cose belle vanno nutrite e bisogna dargli spazio”. L’opera di Ivana, chiamata “ri-scatti” consisteva nel raccogliere delle vecchie fotografie di sconosciuti, acquistate su varie bancarelle, e chiedere a varie persone di “riscattarle”, cioè di appropriarsi in qualche modo di quella fotografia descrivendola o raccontando una storia partendo da quell’immagine. A questo riscatto hanno partecipato persone conosciute, come Erri De Luca, Vinicio Capossela, Carlo Virzì, Antonio Marras e persone comuni. Durante il concerto ognuno di noi ha potuto adottare una foto e lasciarsi ispirare dalla musica, dalla foto e dal pastis.
In questo turbine sono trascorse più di due ore, al termine delle quali ci guardavamo tutti con un sorriso soddisfatto, quasi in uno stato di grazia.