L’opera di Zenone
Dopo la morte di Parmenide, la sua filosofia viene molto criticata. I critici di Parmenide sostengono che se si afferma che la realtà è UNA si cade in molte contraddizioni (cioè si arriva allo stesso tempo a soluzioni che sono opposte).
Zenone difende l’opera di Parmenide ma lo fa con una strategia indiretta. Invece di dimostrare la validità dell’ontologia di Parmenide, Zenone sceglie una via opposta: sostiene in un primo momento che quello che dicono i critici di Parmenide sia vero, e poi dimostra che le conseguenze di quello che dicono sono impossibili. Quindi non cerca di approfondire le teorie di Parmenide ma dimostra che le altre teorie non si possono sostenere e lo fa utilizzando i paradossi.
I paradossi sono procedimenti in cui si evidenziano le contraddizioni dei critici. Paràdoxos in greco vuol dire ciò che è lontano dalla comune opinione. I paradossi portano alle aporie, cioè a delle conclusioni impossibili. Aporia, in greco, vuol dire luogo non attraversabile. Per questo si parla anche di dimostrazione per assurdo.
Zenone scrive due categorie di paradossi:
– contro la pluralità delle cose (cioè il fatto che le cose siano più di una);
– contro il movimento.